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In ricordo dell’ingegnere Biagio Pignataro da Mattinata

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
26 Settembre 2016
Manfredonia // Mattinata //

Manfredonia. Siamo alla fine degli anni ’60, avevo da poco conseguito il diploma di Perito Nautico, sezione Macchinista e, non volendomi imbarcare sulle navi petroliere per non abbandonare la mia passione per il teatro, andai a lavorare presso l’Hotel Apulia, con mansioni di portiere di notte, ma in realtà facevo da factotum (cassiere, Barista, centralinista, contabile etc.). In quell’albergo, in quegli anni alloggiavano numerosi  tecnici, per la maggior parte settentrionali, che dovevano costruire il petrolchimico nella Piana di Macchia. Discutendo tutte le sere con loro, capii che nonostante i lauti guadagni, alcuni non vedevano di buon auspicio la costruzione del  Petrolchimico in quella stupenda piana, ricca di ulivi secolari, considerata tra le più belle d’Italia.

Il 17 maggio 1968, alcuni componenti di spicco della locale sezione della  Democrazia Cristiana, ad un comizio dell’onorevole Aldo Moro, per le imminenti elezioni politiche, ringraziarono l’ENI per la grande concessione finalizzata alla costruzione del Petrolchimico a Manfredonia. Va ricordato, però, che il gruppo Moroteo, capeggiato dall’avv. Donato Caputo, in consiglio comunale, si oppose e votò contro l’insediamento in quel sito dell’industria chimica e chiese di trovare un’altra location  lontano dal centro abitato. Un Comitato Cittadino, costituito da un gruppo di coraggiosi sipontini, coordinato dal dott. Raffaele Basta (esponente di spicco del Partito Repubblicano locale), dall’avv. Marco Guerra (Liberale) e dall’ing. Biagio Piagnataro, protestò  immediatamente contro l’insediamento dell’ANIC con un volantino che aveva per titolo: “A Tradimento”. Veniva così  reso  pubblico alla Città che il “Comitato dei Ministri per il Mezzogiorno” aveva espresso parere favorevole all’ubicazione del IV Centro Petrolchimico in Italia nella stupenda piana di Macchia, a centinaia di metri da Manfredonia, una scelta a dir poco scellerata. Lo stesso Comitato Cittadino, insieme ad alcuni componenti del Partito Socialista locale, diedero vita ad altre iniziative con manifestazioni di proteste pubbliche, alle quali parteciparono numerosi giovani e non (con il sottoscritto in prima fila),  per dire NO all’insediamento del Petrolchimico in loco. A tal proposito,  ricordo che un importante quotidiano nazionale, a firma di qualche prezzolato giornalista pro ENI, pubblicò un articolo il cui titolo infame così recitava: “I giovani del Sud non vogliono lavorare”. Nulla di più menzognero, perché proprio in quegli anni, numerosissimi sipontini, giovani e non, emigrarono per lavoro  nelle regioni settentrionali (in particolare nelle città di Milano, Torino e Brescia), e poi in Germania, in Francia, in Olanda e in Belgio. Le lotte dei sipontini, con comitati vari, continuarono anche dopo l’insediamento dell’ANIC poi ENICHEM, attraverso sitting, manifestazioni, cortei, volantini e  pubblicazioni varie,  ma a nulla valsero contro il gigante ENI. Sempre in quegli anni, Il Consiglio Comunale di Manfredonia,  con deliberazione n. 75 del 16.6.1968, approvava ad unanimità, che lo stabilimento dell’ANIC venisse ubicato a debita distanza dal centro abitato, in una zona diversa da quella prescelta. In un dossier del WWF, così si leggeva, tra l’altro: “…così Manfredonia, compromessa ogni sua vocazione turistica…”. Va ricordato, che  uno dei grandi oppositori alla costruzione di quel mostro chimico, fu l’ing. Biagio Pignataro di Mattinata: un galantuomo d’altri tempi, bravo professionista, che amava la nostra Città e il nostro territorio. Pignataro conosceva bene le conseguenze che avrebbe portato quell’infausto insediamento, e si oppose fermamente  alla costruzione del Petrolchimico.  Scrisse e pubblicò, anche un libretto dal titolo: “Il Pasticcio del Petrolchimico”, pubblicato nel novembre del 1968, dove evidenziò gli insensati motivi politici che portarono a quell’orrendo progetto. Lo stesso ingegnere, intraprese numerose iniziative,  atte ad  evitare la costruzione dell’ANIC, in quella splendida zona verde di Macchia, ricca  di secolari alberi  di olivo,  destinata sicuramente nel tempo  ad  insediamenti turistici, che avevano già avuto inizio in loco e che dovevano sorgere in quel territorio. A mio parere, dopo i saccheggi  perpetrati a Manfredonia nel 1528 dalle truppe Lombarde e dai Turchi nel 1620, che misero a ferro e fuoco la nostra Città, la costruzione  del Petrolchimico nella Piana di Macchia, avvenuto a meno  di un Km dall’abitato di Manfredonia, è stato l’ultimo grande sacrilegio che ha subito la nostra Città,  che ha portato all’inquinamento del nostro territorio e a quello del mare. Sicuramente, con la compiacenza di qualche conosciuto e “intraprendente” parroco locale, di alcuni politici e dell’onorevole foggiano Vincenzo Russo, quest’ultimo tra i promotori dell’installazione chimica in quell’area. Lo stesso onorevole, in data 19 novembre 1967, come scrisse l’ing. Pignataro nel suo libretto, lasciò alla radio, una intervista durante la quale illustrò il dissennato progetto, accolto come una manna dal cielo dai “nostri cugini” montanari che in Consiglio Comunale votarono favorevolmente per la nascita del “Mostro  chimico” a Macchia. L’ing. Pignataro, dopo aver  tenuto numerose riunioni a Manfredonia con politici, amministratori locali e associazioni varie, scrisse persino al presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat, custode delle sorti della nostra Patria, e lo supplicò di fermare la costruzione del Petrolchimico a Macchia, per evitare quel grande scempio che si stava perpetrando in quella piana che avrebbe inquinato per sempre quel territorio. Ricordo, che alcune testate giornalistiche, quali:  “Il Corriere della Sera”, “Il Tempo”, “la Voce Repubblicana”, “l’Espresso”, “Gargano”, tennero autorevolissime proteste tramite qualificate personalità, delle quali voglio ricordare:  il prof. Silvio Ferri, Giorgio Bassani, Bruno Zevi, Antonio Cederna ed altri, contro l’attuazione dell’insediamento ANIC, senza sortire alcun risultato. Scriveva l’ing. Pignataro nella sua pubblicazione, che il 2 dicembre 1967 il Consiglio Comunale di Monte S.Angelo  approvava il progetto senza averlo visto e il Sindaco rese noto che il C.I.P.E, aveva approvato il cambiamento del nucleo di sviluppo industriale di Foggia in “Area di sviluppo industriale”. L’on. Gustavo De Meo, esponente di spicco della Democrazia Cristiana di Capitanata e presidente del Consorzio per l’area di sviluppo industriale di Foggia segnalò più volte all’opinione pubblica ed alle Autorità il grande errore di ubicare il petrochimico a Macchia ed espresse il proprio rammarico al Comitato dei Ministri che approvò l’installazione senza sentire il parere del Consorzio da lui rappresentato. L’on. Anna De Lauro Matera auspicò che il petrochimico venisse spostato più a sud-ovest per permettere alle popolazioni interessate di  usufruire delle prospettive di sviluppo turistico, oltre che di quello industriale. L’on. Mauro Cassandro presentò una interrogazione ai Ministri delle Partecipazioni Statali, dell’industria e Commercio e del Turismo chiedendo: “Quali erano stati i motivi che avevano determinato quella scellerata scelta della località proposta in sede C.I.P.E, decisione che avrebbe danneggiato una zona di notevole sviluppo agricolo e che avrebbe compromesso seriamente le prospettive turistiche di Manfredonia”. Il presidente dell’Amministrazione provinciale Berardino Tizzani, scrisse l’ing. Pignataro nella sua pubblicazione, pur desiderando brevità nei tempi di realizzazione dell’industria chimica, si era mostrato perplesso e preoccupato per la località scelta.

Il Consiglio Comunale di Mattinata, con delibera n. 33 del 9 marzo 1968, considerando inopportuna l’ubicazione della scelta dell’ANIC, pur  ritenendo  necessaria l’industria, fece voti unanimi perché venisse costruita a su-ovest di Manfredonia. Il Consiglio Comunale di Manfredonia, con ordine del giorno n. 75 del 12 giugno 1968, considerando che l’ubicazione del Petrolchimico, scelta unilateralmente dall’ENI, contrastava con gli interessi agricoli, paesaggistici, turistici e archeologici, pur auspicando una sollecita costruzione dell’industria, faceva voti unanimi affinchè venisse costruita a sud-ovest dell’abitato di Manfredonia. Il Partito Comunista  Italiano della sezione  locale, ci ricorda Pignataro, pur ammettendo i danni che ne sarebbero derivati dalla sua ubicazione a Macchia, preferirono lo slogan per comodo opportunismo politico: “Si faccia ovunque, purchè si faccia”, dopo verifica da parte di una “Commissione di Esperti”  a tutela dell’impatto ambientale, che avrebbe dovuto salvaguardare il territorio e la salute delle persone.

Il Lions Club di Manfredonia, tramite il suo presidente dott. Matteo Lauriola, si oppose fermamente alla scelta di impiantare l’ANIC a Macchia e promosse conferenze, scrisse e pubblicò articoli, inviò appelli autorevoli Lionisti italiani, formando un Comitato di cittadini con rappresentante di partiti politici. L’Associazione Nazionale “Italia Nostra”, dopo infruttuosi articoli pubblicati da Bruno Zevi e Giorgio Bassani, indisse nel maggio 1968 una conferenza stampa per illustrare l’assurda ubicazione dell’industria chimica scelta dall’ENI in quella piana. A questi autorevoli interventi fecero seguito quelli di professionisti locali, dei quali voglio ancora ricordare l’avv. Marco Guerra (altro grande oppositore di quell’orribile progetto), il dott. Raffaele Basta,  ed altri stimati professionisti contrari al’insediamento del Petrolchimico a Macchia. Nonostante le numerose proteste, il Comune di Monte S.Angelo, nella seduta consigliare del 2 dicembre 1967, come scrisse nel suo libretto l’ing. Pignataro. Fece voti “affinché detta industria si insedi in località Macchia”, affermando testualmente che: “Lo specifico insediamento industriale si può ben conciliare con lo sviluppo turistico della zona, come è dimostrato dai felici accostamenti turistici-industriali operati in altre zone d’Italia e dell’estero”.    A tal riguardo scrive ancora l’ing. Pignataro nella sua  pubblicazione: “Il Pasticcio del Petrolchimico”, che presso il Comune di Monte S.Angelo esiste una planimetria generale con relazione che è tenuta dagli amministratori locali, gelosamente nascosta agli occhi del pubblico, e che è stata oggetto di ampio dibattito in seno alla Commissione edilizia ove l’avv. Nicola Muscettola, Ispettore Onorario ai Monumenti, ha presentato opposizione, sia per la sua genericità sia per l’ubicazione scelta. D’altronde, continua Pignataro l’art. 28 della Legge 6-8-67 N. 765 fa espresso divieto di procedere alla lottizzazione dei terreni a scopo edilizio, e il Comune di Monte S.Angelo, come è noto è tuttora sprovvisto di un piano regolatore e di un programma di fabbricazione. Purtroppo, nonostante, le numerose e autorevoli proteste, il Comitato dei Ministri per il Mezzogiorno, in periodo preelettorale e precisamente in data 15 maggio 1968, ratificò la scelta dell’insediamento del IV Petrolchimico Italiano, e diede via libera all’ANIC per la costruzione di quel mega impianto chimico nella Piana di Macchia, dopo quelli di Ravenna e Ferrandina, nelle tenute del Barone Cessa e Spezia. Le lotte dei sipontini, con comitati vari, continuarono anche dopo l’insediamento dell’ANIC poi ENICHEM, attraverso sitting, manifestazioni, cortei, volantini e  pubblicazioni varie,  ma a nulla valsero contro il gigante ENI.

Successivamente, tra i più  intraprendenti  sostenitori  della lotta contro l’insediamento del Petrolchimico nella piana di Macchia e i disastri compiuti nel tempo, voglio  ricordare  il brillante amico e avv. Pino Ciociola, il dott. Franco Carella, il presidente del WWF di Manfredonia Luciano Casalino, Franco Coccia, Pino Delle Noci, il prof. Sebastiano Giuliani ed altri. Questo gruppo di oppositori all’industria chimica,  si riuniva in via Santa Maria delle Grazie,  sede locale  della WWF, dove si elaboravano documenti, poi ciclostilati e pubblicati. Va altresì, ricordato il grande impegno alla lotta all’industria chimica di Macchia,   effettuato dal  movimento delle donne intellettuali e non  manfredoniane con l’associazione “Bianca Lancia”. Le nostre intraprendenti ecologiste, dopo anni di lotta, ottennero nel 1998, dalla Corte Europea dei Diritti dell’uomo di Strasburgo una condanna ai danni dello Stato Italiano, per la violazione dell’art. 8 della Convenzione Internazionale dei Diritti dell’Uomo che sancisce il diritto di essere tutelati dall’inquinamento ambientale.

E’ inutile ripetere e ricordare cose già raccontate, potremmo riempire libri di notizie su quello che è accaduto, ma non serve a nulla, tanto u nguacchie” è stato fatto. L’insediamento di quella maledetta  industria chimica nella piana di Macchia, portatrice di morte e inquinamento dell’aria,  delle falde acquifere e del mare,  fu solo uno sciagurato ricatto occupazionale, che illuse molte persone, che il Petrolchimico sarebbe stato “l’ELDORADO” per la città di  Manfredonia

Mi chiedo a distanza di anni, perché l’ENI fece grandi investimenti  turistici sul Gargano in località  Pugnochiuso e a Manfredonia ci lasciò nella “MERDA”. L’impatto ambientale per  Manfredonia e il suo territorio, con l’insediamento,  a dir poco sciagurato,  di quel petrolchimico, prima ANIC poi ENICHEM, è stato disastroso, perché sicuramente il nostro territorio e quello di Macchia avrebbe dovuto e potuto avere altre destinazioni. Una scelta politica criminale che stiamo tuttora pagando e che pagheranno purtroppo anche le future generazioni.  Attenzione, perché non è ancora finita!. Altri progetti perversi  incombono sulla nostra Città, nel nostro territorio e nella piana di Macchia. Per chi non lo sapesse, voglio ricordare che l’area sipontina e non solo il nostro territorio é ad alta densità sismica. Facciamoci un serio MEA CULPA, ad iniziare dai nostri politici e cerchiamo di non ripetere gli errori, anzi gli ORRORI commessi in passato con investimenti sbagliati e scelte scellerate e, con responsabile dignità ricordiamo con grande rispetto quegli operari (alcuni dei quali,  miei cari amici che hanno lavorato in quella industria chimica) e quei cittadini  che hanno perso la vita anche a causa dell’inquinamento provocato nel tempo dal quel petrolchimico, ubicato maldestramente   e insediato  alla fine degli anni ’60 nell’incantevole piana di Macchia.  Infine,  voglio rivolgere un ennesimo invito ai nostri politici  che ci rappresentano nelle varie sedi istituzionali (Camera, Senato, Regione, Provincia e Comune) di impegnarsi  seriamente per risolvere il problema del disinquinamento dell’area Ex Enichem, di eliminare quanto prima i nastri trasportatori “d’oro” che furono causa di vergognosi scandali  e di valorizzare il “porto industriale”,  considerato da molti esperti, strategico  tra quelli dell’Adriatico per la sua posizione geografica e per gli alti fondali con infrastrutture all’avanguardia e trasformandolo in un porto commerciale serio che potrebbe rilanciare l’economia cittadina e dare lavoro a numerose persone.

BIOGRAFIA DELL’ING. BIAGIO PIGNATARO

L’ing. Pignataro nacque  a Candela il 27 settembre 1922, da una antica famiglia di notabili. I Pignataro, come scrisse in un articolo Antonio Latino, pubblicato il 25 maggio 2007 su “Mattinata.it”, vantavano legami con l’aristocrazia garganica, essendo sua madre Amalia Amicarelli, figlia di Vincenzo Amicarelli, insigne giurista e filosofo detto “Il Leone delle Puglia”. Legami, che l’ingegnere, incrementò quando si unì in matrimonio con la facoltosa mattinatese Lucietta Prencipe. Laureato presso la Facoltà di Ingegneria di Napoli, esercitò a lungo e con diligenza la sua professione di ingegnere contribuendo negli anni ’50-’60 al rinnovamento edilizio di Mattinata. Militò nelle file del  Partito Liberale. Fu candidato alle politiche nazionali alla camera e al senato, anche se non venne mai eletto.  Tra le sue attività familiari, spicca quella dell’antico e prestigioso frantoio oleario di “Asprito”. Negli anni ’70, fu presidente   del “Centro Spastici” (in quegli anni, il Centro di Riabilitazione per Disabili andava sotto quel nome), voluto e dedicato al compianto arcivescovo  di Manfredonia Andrea Cesarano. Dopo i terribili avvenimenti che sconvolsero la sua vita terrena, per la morte del suo unico figlio, erede dell’immenso patrimonio familiare, l’ing. Pignataro si spense nel 2006. Tra i suoi  scritti voglio ricordare:”Il pasticcio del Petrolchimico”; “I Principi sulla programmazione economica dello Stato libero fra liberi cittadini”; “Petrolchimico a Manfredonia: tormento dell’ora”; “Prospettive dell’assetto urbanistico di Manfredonia” ed infine “L’Antiliberalismo in Italia”.

fotogallery franco rinaldi

redazione stato quotidiano.it – riproduzione riservata

1 commento su "In ricordo dell’ingegnere Biagio Pignataro da Mattinata"

  1. Franco Carissimo, sei grande , grandissimo fenomeno.
    Hai fatto un lavoro meraviglioso che rimarrà vivo in noi e che sarà trasmesso ai nostri nipoti per non dimenticare.
    Grazie e complimenti vivissimi

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