Manfredonia, 1 marzo 2019. “Un esame di maturità senza la storia mi fa paura”: così comincia il duro attacco a distanza di Liliana Segre al Ministro dell’Istruzione Marco Bussetti (Lega). Da mesi ormai la Segre, senatrice a vita e tra gli ultimi testimoni della Shoah, si batte per il ripristino del tema storico nella prima prova di esame di Stato, la cui abolizione rappresenta solo una delle tante modifiche apportate alla maturità. In un ultimo accorato appello fatto a Repubblica, la senatrice si dichiara molto preoccupata: «Io mi sono sempre occupata di memoria. Ma memoria e storia vanno insieme. Non rubiamo la storia ai nostri ragazzi, ne hanno un immenso bisogno […] Sono una voce che grida nel deserto dei morti. E cosa succederà quando non ci saremo più? La storia è sempre manipolabile. E, dopo che verranno meno gli ultimi sopravvissuti, la Shoah diventerà una riga nei libri di storia. E più tardi ancora, non ci sarà neppure quella.»
L’abolizione del tema storico ha suscitato molte polemiche e lasciato perplessi i professori stessi, come racconta Michele Illiceto, professore di storia e filosofia presso il Liceo Classico Aldo Moro: «Noi docenti l’abbiamo presa male questa notizia. Sia noi che i ragazzi, quelli più attenti e sensibili a certe tematiche. Va detto, per onestà intellettuale, che son capitati anni in cui le tracce di tema storico erano molto difficili, e andavano oltre ciò che i programmi ministeriali prevedono e, per questo, nessuno dei ragazzi le sceglieva. Tuttavia, è anche vero che ci sono state tracce assolutamente affrontabili e, di conseguenza, trattate da tanti studenti. La storia sembra essere diventata la Cenerentola di tutte le discipline scolastiche. Siamo rimasti sorpresi perché la storia è un crocevia di diversi temi, eliminare un compito di storia alla maturità significa privare i ragazzi della possibilità di confrontarsi con una versione trasversale e universale delle discipline affrontate durante tutto il percorso. Oltre a questo, c’è il discorso della memoria storica, per cui condivido pienamente l’appello di Liliana Segre. Non fare storia è un grave delitto, culturale, sociale, politico, ma anche umano. Serve soprattutto ai giovani d’oggi, che rischiano di vivere appiattendosi sul presente.»
Proprio a tal proposito, il senso storico e l’educazione civica (uniti al dibattito sull’attualità) giocano oggi un ruolo importante nell’educazione dei ragazzi, molto più che soli pochi anni fa, a causa del difficile periodo che l’Italia sta attraversando: «Io non d’accordo nel trattare la dimensione civica come materia isolata. Isolare la dimensione civica per me è controproducente, preferisco introdurla come dimensione strutturale di tutte le altre questioni. Questo vale per la storia e la filosofia ma anche per le altre materie.»
Un’operazione che potrebbe essere sintomo di qualcosa di più profondo e, se vogliamo, pericoloso? «Non voglio fare dietrologie, ma quando un governo ha paura della storia mi viene qualche sospetto. Quando ci sono queste ventate politiche caratterizzate da populismo, paura del pensiero altrui, allora ci sono due atteggiamenti: “manipolare” la storia prendendo da essa solo ciò che serve a giustificare il mio operato presente, come direbbe Nietzsche, oppure evitare di fare storia perché significherebbe andare a ricostruire i processi che esplicano, in un certo senso, il perché di ciò che accade.»