Nell’Europa nordoccidentale, il 1921 fu l’anno quando in Irlanda parvero aver fine i “Troubles” (tumulti) che i “Black and Tans”, così chiamati dagli irlandesi i poliziotti reali della Royal English Constabulary, non erano riusciti a domare.
L’espressione idiomatica assegnata dagli irlandesi agli inglesi era data per il colore delle loto uniformi “Nere e tanno”.
Storicamente, fu una comunità di gente celtica, i Gaeli, che tra il V e il IV secolo aC si stanziarono nell’isola d’Irlanda, definita “Isola di smeraldo” per il colore naturale ivi dato dalla vegetazione.
Oggi la lingua goidelica o gaelica è diffusa, tra gli irlandesi, scozzesi e i mannesi, quest’ultimi popolazione celtica originaria dell’isola di Man.
Goidelica perché è dalla lingua irlandese Goedel “irlandese”.
Per uno rara sovrapposizione lemmatico-dialettale, a Napoli ci sono due strade dedicati ai Mannesi ma nulla di riferimento al popolo celtico poiché quest’ultimo toponimo deriva dal latino Manuensis (relativo alle mani) e il partenopeo lo ha corrotto in Mannesi col significato di “falegnami”; pertanto, sono strade dedicate a mestieri e artigiani che vi lavoravano, come tante denominazioni simili sparse in Italia.
Gli scozzesi, invece, di origine anglosassone, accomunano ceppi celtici e longobardi.
I missionari cristiani evangelizzatori, guidati dal futuro santo, il monaco scozzese Patrizio M. Succat (385-461), giunsero nell’sola di smeraldo negli anni seguenti il 400 e, dopo secoli di diverse incursioni territoriali, nel 1541, infine, l’inglese Enrico VIII fu incoronato re d’Irlanda.
Tutto era incominciato a Dublino nel 1916, con la storica Rivolta di Pasqua e ci viene semplicistica la definizione di “troubles” per quelle sortite di guerriglia e di atti terroristici, coordinati dall’IRA, l’Irish Republican Army, e coadiuvati dai volontari accorpatisi nell’Irish Volunteers, che non si accordavano affatto ai canoni della non-violenza insita nel cristianesimo che ostentavano.
Per inciso, l’Europa cristiana aveva già dato una schizofrenica prova di sé con la Santa Inquisizione (milioni di esecuzioni capitali), le Crociate (3milioni di vittime) e le stragi di ugonotti perpetrata dai cattolici nella “Notte di San Bartolomeo” del 1572 (da 5mila a 30mila morti), cifre approssimate.
Assieme, tuttavia, le frange separatiste costituivano il movimento nazionalista “Sinn Féin” in lingua gaelica, “Solo noi stessi” tradotto in italiano, di profonda fede cattolica, fondato nel 1905 da Arthur Griffith, inizialmente d’ispirazione socialista democratica e repubblicana dedita alla sola propaganda irredentista.
Nel ‘18 il Sinn Féin riuscì a eleggere ben 73 su 105 seggi nella rappresentanza irlandese a Londra, una vittoria che lo avrebbe portato a costituire in Irlanda un parlamento autonomo e un governo provvisorio con la presidenza di Éamon De Valera.
Nel 1919, Éamon De Valera, il già capo riconosciuto della rivolta pasquale, abbandonò le aspirazioni repubblicane, optando a richiedere la nascita di una duplice monarchia, in Inghilterra e in Irlanda, ma quel primo governo autonomo irlandese sarebbe stato strenuamente combattuto dagli inglesi finché, poi, travolti politicamente dalle richieste separatiste, questi concessero il Governement of Ireland Act, un atto che promuoveva ancora una sorta di autonomia strutturata con parlamento indipendente, i cui seggi andarono quasi in toto ai seguaci del Sinn Féin.
Lo spirito del Sinn Féin, come è fatale che accada per tutti i rivoluzionari della storia, quando devono fare i conti con la gestione politica, cominciò a smembrarsi, appunto a seguito della creazione dello “Stato libero d’Irlanda, in quanto lasciava sotto la sovranità britannica l’Ulster (detta Ulaidh in irlandese).
A proposito di tale toponimo, questo è sovente assegnato esclusivamente all’Irlanda del Nord; nella realtà geopolitica, l’Ulster accomuna in nove contee sia l’Irlanda del Nord, questa con sei sotto la sovranità del Regno Unito, sia le tre contee sotto sovranità irlandese.
La scissione si rivelò tragica quando De Valera, staccandosi dal movimento, dette vita a un disgraziato conflitto civile perorando l’unificazione dell’Irlanda, in cui rimase vittima Michael Collins, neopresidente del Sinn Féin.
Il Sinn Féin odierno, scossosi dalla crisi che lo stava disfacendo, è un partito indipendentista molto attivo soprattutto nell’Irlanda del Nord, dove proclama la necessità dell’unità irlandese.
Il partito è presente nel Parlamento europeo con eletti nella Repubblica d’Irlanda e nel Regno Unito, e alle elezioni del 2017 ha ottenuto il 27,9%.
Oggi, in ogni caso, è oggetto di critiche da parte di fronde estremiste nordirlandesi a tendenza repubblicana, e, tra l’altro, perché considerato di nutrire scarso interesse verso i cosiddetti POWs, ossia prigionieri politici irlandesi in carcere.
E.T.A.
Il logo Zazpiak Bat a significare l’unità delle sette province basche. Le lingue europee non appartenenti al ceppo indoeuropeo sono il Basco, l’Ѐstone, il Finlandese e l’Ungherese.
Alcuni studiosi affermano che, sebbene l’origine del popolo basco non sia mai stata storicamente accertata, quella di oggi è una comunità superstite, discendente da indigeni franco-cantabrici dell’ovest europeo, la quale ha mantenuto un vocabolario appartato, anche in funzione del fatto che il loro idioma, l’euskera, è una “lingua isolata”, paleoeuropea, questa oggi parlata da 700.000 baschi, ma che, tuttavia, ha assorbito voci risonanti di latino, spagnolo e guascone.
I baschi dovettero combattere contro le intrusioni musulmane e in seguito difendersi dai Franchi di Carlo Magno; la resistenza basca è celebrata nella Chanson de Roland con la loro vittoriosa battaglia di Roncisvalle nel 778.
Una credenza alimentata dalla leggenda narrata verbalmente, poi svoltasi in poema, vorrebbe tale battaglia combattuta dai Franchi contro i saraceni ma il tutto nasce dal fatto che, allora, i baschi si erano alleati con i musulmani contro il loro nemico comune.
Dal 1512, tuttavia, i baschi furono assorbiti dagli aragonesi e, a seguire, incalzati dai castigliani e dai francesi.
Dopo la guerra intestina del 1936, Francisco Franco incluse i territori baschi nella cartina geo-politica ispanica, imponendovi la dittatura.
Scomparso il dittatore, nel 1975, i baschi ritornarono nella democrazia con lo status di regione autonoma ma che non ne bloccò l’orgoglio patriottico e la volontà secessionista reclamata da movimenti nazionalisti, purtroppo anche con forme di guerriglia indotta dai separatisti dell’ ETA.
E.T.A. è l’acronimo di Euskadi Ta Askatasuna che in spagnolo si traduce País Vasco y Libertad, letteralmente “Paese basco e libertà”.
Il movimento, sorto nel 1958, fu verosimilmente organizzato in clandestinità da studenti sciovinisti, che avevano abbandonato la diplomazia del Partito nazionalista basco e la cui aspirazione era l’indipendenza del loro popolo a ogni costo.
Accadde così che intorno al 1965 si dette una struttura armata terroristica, di radice basco-nazionalista–separatista, che però si sarebbe infine ridimensionata il 2011, optando esclusivamente per una contrapposizione politica, mirando alla rappacificazione delle armi.
L’ETA, tuttavia, aveva lasciato dietro di sé una tragica scia terroristica con oltre 800 vittime, otre ai feriti e danni a edifici e obiettivi turistici, nonostante avesse la convenzione di comunicare gli attentati alcune ore prima; infatti, fu subito compreso dalla gente, rispetto a tendenziose versioni ufficiali, che il micidiale attacco dinamitardo del 2004 alla stazione di Madrid non fosse opera dell’ETA.
I primi caduti, José Pardines guardia civile e Melitón Manzanas dirigente della Polizia politica di Guipúzcoal, avvennero il 1968.
Il 20 dicembre 1973, con una sortita, che i media battezzarono Operación Ogro, rimase ucciso l’ammiraglio Luis Carrero Blanco, capo del governo durante il franchismo e delfino del generalissimo,
All’alto ufficiale era addossata la grave colpa di complicità nella cancellazione nel 1942 dell’autonomia basca.
Le ultime si succedettero tra il 2008 e 2009 e furono l’imprenditore Ignacio Uría Mendizábal, l’ex consigliere comunale del Partito Socialista Basco Isaías Carrasco e, infine, due agenti della Guardia Civil.
Il 2010 furono catturati con un’azione congiunta franco-spagnola in Normandia (Francia), il nuovo capo militare dell’ETA Ibon Gogeaskoetxea, ricercato dal 1997, il cui nome di battaglia era “Arronategui”, e a Bayonne, ancora in Francia, il responsabile dell’ala militare dell’organizzazione, Mikel Kabikoitz Karrera Sarobe.
A seguito del terribile accadimento delle Torri gemelle a New York, l’UE inserisce l’ETA nell’elenco delle organizzazioni terroristiche contro cui adoperarsi con risolute misure di repressione.
Il giudice Baltasar Garzó, poi, inibisce ogni attività al partito Batasuna, il braccio politico dell’ETA, e ne confisca il patrimonio.
Il 17 ottobre 2011, con un anonimo comunicato, l’ETA preannuncia la cessazione di ogni violenza e operazione armata, ratificandola immediatamente il 20 ottobre 2011.
L’Euskadi Ta Askatasuna si scioglie il 2018.
Ferruccio Gemmellaro