Non possiamo mentire a noi stessi. In questi lunghissimi mesi, da febbraio a novembre, dell’anno che non dimenticheremo più abbiamo cercato e indagato l’Untore o i possibili Untori della pandemia da Covid 19. Perché le penalizzazioni per noi sono state troppe e intollerabili. Stiamo convivendo di fatto con una mortalità aggravata da una inadeguatezza del sistema sanitario, inteso non nelle persone, che combattono da eroi, ma nelle strutture, per cui, mancando i posti letto indispensabili, molti vedono gli aiuti arrivare in ritardo. E la fame di aria non aspetta.
Altra pigrizia prima considerata innocente e ora non più: la restituzione non automatica delle bombole di ossigeno. L’ossigeno c’è ma c’è penuria di contenitori. Conviviamo inoltre stabilmente con una situazione dell’umore poco felice, che nemmeno la clausura nella casa più comoda riesce a lenire. Per non parlare del lavoro, della morte non fisica ma sociale, che sta aggredendo fasce lavorative del Paese in una maniera che poche volte nella Storia l’uomo ha conosciuto.
La caccia ai colpevoli è scattata come schema difensivo per non cedere totalmente alla disperazione. E la indagata numero uno, per la cronistoria delle vicende di contagio apprese dai media, è sempre la Cina. Difficilmente l’immaginario collettivo la dimenticherà in questo ruolo. Ma forse, dopo tanti mesi, una maggiore abitudine al disagio, al pericolo, alla prudenza può indurre a pensieri più oggettivi. Che tutto sia avvenuto in un mercato cinese potrebbe essere stato assolutamente casuale.
Da quanto tempo noi sentiamo parlare di polli cresciuti con antibiotici? Certo da anni e non dall’inizio di questa pandemia.E l’esempio dei polli potrebbe fare al caso nostro per provare a ragionare con maggiore freddezza. Quando mai avremmo immaginato di mangiare la carne, per chi non è vegetariano o vegano, in questo modo? Mai. Cosa è accaduto da anni e anni e non solo da febbraio? Quello che accade dall’inizio della prima grande rivoluzione nella storia umana: la “scoperta” dell’agricoltura. Grazie ad essa l’Uomo ha costretto la natura nei recinti, sia per i vegetali che per gli altri esseri viventi, in un rapporto col pianeta Terra che è diventato man mano sempre più falsato. L’Uomo si è posto al centro del mondo, dimentico dell’esistenza di un sistema planetario di cui egli, l’Uomo, è solo una piccola parte.
Ma questa piccola parte, con la visione antropocentrica che l’ ha fin qui connotata, ha stravolto equilibri fino ad arrivare alle aberrazioni di oggi. Una mucca che impazzisce. La ricordiamo o l’abbiamo dimenticata? E tante altre esperienze di epidemie che si sono succedute ciclicamente fin dall’antichità. L’uomo antropocentrico ha antropizzato la Terra, l’ha stravolta, l’ha legata ai suoi bisogni, anche legittimi, come quello di sfamare sempre più persone, ma di fatto annullando quel normale e salutare rapporto di giusta vicinanza/distanza con le altre specie viventi.
Il sogno prometeico, titanico, che gareggia con la divinità, con cui i nostri antenati antichi ci hanno ammonito sulla pericolosità sempre a rischio nell’idea stessa di progresso, si è legato ad un’altra caratteristica dell’Uomo che è la sua avidità, il desiderio di potere, di possesso, di ricchezza. E le menti illuminate degli antichi avevano già intuito il problema, quasi venerando la natura, che popolavano di forze divine la cui ira non bisognava scatenare. La scienza pura esiste più nella teoria che nella sua concretizzazione. Nelle mani degli uomini tende a contaminarsi. E si è perso sicuramente il principio generale del Bene. La Cina è colpevole nei e dei suoi mercati promiscui? Probabilmente no, non più di chi utilizza materiale che non dovrebbe utilizzare per fini industriali dove la salute è messa a dura prova. Se avessero detto ai nostri nonni che avremmo mangiato la carne di pollo condita con antibiotici ci avrebbero presi per pazzi. E incoscienti.
Ora nessuno può più dire “io non sapevo”. Per cui le mosse successive dovrebbero andare non nella direzione solo della caccia all’untore ma nel restituire alla scienza la facoltà di un dis-orientamento rispetto al pensiero presente. Un dis-orientamento che la scienziata Agnese Codignola, in una conversazione lezione riportata da Rai Storia indica come un rovesciamento del modo di pensare tenuto fin qui. Un pensiero divergente. Che possa ritrovare, come si sta già tentando di fare, il piacere di risolvere i problemi della alimentazione di una popolazione mondiale sempre più numerosa evitando la promiscuità fra le specie, risalendo a tecniche addirittura babilonesi di agricoltura non legate alla terra, alla creazione di carne “in vitro”.
Il tutto si traduce in una scienza che non preveda più applicazioni che infrangano l’equilibrio di un pianeta che si è pensato indistruttibile e capace di sopportare ogni sconcezza. E abbiamo tutti visto che non è così.Se il pensiero divergente prenderà piede, il piccolo virus sarà sconfitto. Altrimenti David distruggerà lo stolido Golia. E questa volta Golia siamo tutti noi.
Maria Teresa Perrino, 30 novembre 2020