“A volte ritorno” è il titolo italiano del romanzo di John Niven “The Second Coming”, del 2011. Un titolo che richiama il popolare “A volte ritornano” di Stephen King, anch’esso curiosamente titolo italiano di una raccolta di racconti del 1978, in originale “Night Shift”.
A VOLTE RITORNO. Dopo una settimana di vacanza che sarebbero cinque secoli di tempo terrestre, Dio torna in ufficio, ancora col cappello di paglia e la camicia a quadri. Era andato in vacanza, a pescare, in pieno Rinascimento, quando i terrestri scoprivano un continente alla settimana, e sembrava andasse tutto a gonfie vele. Al suo ritorno, però, il quadro che gli fanno i suoi ha del catastrofico: il pianeta ridotto a un immondezzaio, genocidi come se piovesse, preti che molestano i bambini… Dio non è solo ultradepresso, è anche furibondo. L’unica soluzione, pensa, è rispedire sulla Terra suo figlio.
ANALISI. Per leggere questo romanzo di John Niven, pubblicato per la prima volta in Italia nel 2012, bisogna avere molta pazienza e poca suscettibilità. La pazienza è indispensabile per digerire le prime, terrificanti 120 pagine (circa), un lungo ed estenuante turpiloquio, fastidioso e non divertente, che invoglia a polverizzare il libro o buttarlo nel camino acceso (a patto di averne uno) o metterlo immediatamente nel cestino della raccolta differenziata. Superato lo scoglio, anzi l’iceberg, il libro migliora e diventa perlomeno leggibile. A patto di non essere, appunto, suscettibili, ovvero fondamentalisti religiosi o convinti fautori del “scherza coi fanti ma lascia stare i santi”. Anche perché John Niven lascia stare sia i fanti che i santi, ma punta addirittura a Dio e soprattutto a Gesù. Un Gesù costretto controvoglia a tornare sulla Terra per ricordare agli uomini l’unico vero comandamento del Padre: “Fate i bravi”. Il figlio di Dio, nella sua nuova incarnazione, è un musicista rock che partecipa a un talent show televisivo, fuma marijuana, si circonda di disadattati, crea una comunità “autentica”, ma deve fare i conti coi pilastri che reggono la società attuale: “Politica. Denaro. Ambizione. Pubbliche relazioni. Ego”. La storia, come prevedibile, si ripete, perché l’uomo è incapace di assimilare le lezioni del passato, ma alla fine la missione di Gesù sarà un successo, come già avvenuto duemila anni prima. Il romanzo di Niven risulta più commovente che divertente, in fondo più “cristiano” che blasfemo, più restauratore che sovversivo, più balsamico che corrosivo, giocato sul paradosso continuo e sulle analogie evidenti. Però c’è troppa volgarità inutile, troppo anticlericalismo facile, troppa ricerca dell’applauso scontato sparando sulla Croce Rossa.
L’AUTORE. John Niven (1972) è nato a Irvine, Ayrshire, Scozia. Ha lavorato per anni nell’industria discografica, contribuendo probabilmente a mandarla a catafascio. Il suo primo romanzo, Kill Your Friends, satira del mondo della musica britannica al suo apice, gli ha garantito fama e riconoscimenti. Per Einaudi ha pubblicato “Maschio bianco etero” (2014) e “Le solite sospette” (2016).
Il giudizio di Carmine
John Niven
A VOLTE RITORNO
2012, Einaudi
Valutazione: 3/5
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