Sembrerebbe tu stia usando ADBLOCK.
Stato Quotidiano ti dà la possibilità di leggere gratuitamente i propri contenuti grazie alla presenza di banner. Disattiva ADBLOCK per sostenerci.
N.B. Con Adblock attivo, potresti non vedere correttamente alcuni contenuti.
ManfredoniaVeolia ed Eni in 'Comune' hanno Scaroni (F.P.Bellizzi-L'Attacco)
Immagine da web.mit.eduFoggia – VEOLIA ha rilevato Tmt che portò i rifiuti del Golfo a Brindisi dove i Noe indagano. Paolo Scaroni con la sua presenza nel CdA di Veolia ha un controllo anche di quanto accade a Brindisi,nel termodistruttore in cui sono arrivati rifiuti dal sito sipontino di Eni, di cui il manager è amministratore delegato. Fino al 2002 il materiale recuperato dall’ex Enichem da Tmt con la sua Ipoter srl erano classificati come rifiuti edili, poi sono diventati ad un tratto nocivi e trasportati a Brindisi. DODICI LUGLIO 2007 – E’ la data di acquisizione da parte della multinazionale energetica parigina Veolia Environment del 75% di Termomeccanica spa (Tmt), primo passo verso il controllo totale della società italiana impegnata nello smaltimento di rifiuti pericolosi, previsto nel 2012. Un’operazione importante dato che il fatturato del gruppo Termomeccanica nel 2006 ha toccato i 100 milioni di euro. Ma con gli onori, Veolia ha assunto anche oneri e guai che Tmt porta con sé. Oltre che all’inceneritore del Pollino a Pietrasanta, oggi sotto inchiesta della magistratura lucchese per presunte manomissioni al software che avrebbe segnalato valori di diossina inferiori rispetto alla realtà e a quello di Gioia Tauro nei guai per gli stessi motivi, Veolia oggi è subentrata anche nella gestione dell’inceneritore industriale di proprietà del consorzio dell’area industriale di Brindisi. Impianto che nel marzo scorso è stato chiuso perché parzialmente sequestrato dai Noe di Lecce guidati dal comandante Nicola Candido su imput del pubblico ministero brindisino Giuseppe De Nozza. Oggetto del sequestro avrebbe dovuto essere soltanto il sistema di monitoraggio e controllo per le emissioni in atmosfera, ma alla fine i carabinieri sono usciti dal sito lasciando dietro di sé i sigilli anche su 8 serbatoi verticali da 25 metri cubi ciascuno contenenti rifiuti liquidi e circa 1000 fusti accatastati nel piazzale dell’impianto. Le indagini oggi proseguono con periti di parte che stanno cercando di dare un nome ed un cognome al contenuto di questi barili. Proprio come a Gioia Tauro e a Pietrasanta, Veolia ha segnalato preventivamente o successivamente con esposti le presunte anomalie all’autorità giudiziaria così da porsi come parte lesa. Operazione intelligente che a Brindisi assume un carattere particolare per due ragioni: 1) Tmt attraverso la sua controllata Ipoter srl ha lavorato alla bonifica del sito ex Enichem di Manfredonia almeno dal 2001 al 2004. 2) Paolo Scaroni, amministratore delegato di Eni spa (società proprietaria del sito sipontino e responsabile della sua bonifica), così come si legge nel suo curriculum vitae pubblicato su sito ufficiale del colosso energetico italiano, eni.com, è componente del consiglio di amministrazione di Veolia Environnement, la società che ha acquisito una delle società appaltatrici di Eni spa. Scaroni quindi si trova ad essere amministratore delegato della società che appaltò lavori di bonifica importanti ad una società di cui oggi è componente al cda. Acquista ancora più rilevanza l’acquisto di Tmt da parte di Veolia se si ricorda la storia della discarica in cui Ipoter ha lavorato. Parliamo ancora una volta dell’isola 16, di cui l’Attacco scrive ampiamente dallo scorso settembre. Per la sua bonifica, l’Eni si affidò il 6 dicembre del 2000 alla Ipoter srl: i lavori partirono il 18 aprile del 2001. C’era da asportare un totale di 90.00 metri cubi . I rifiuti recuperati da questa enorme discarica vennero classificati all’epoca con il codice Cer (Codice europeo dei rifiuti) 17.07.01, ossia rifiuti misti di costruzioni e demolizioni. Eppure nel novembre del 2004, nella sentenza di condanna da parte dell’Unione Europea dello Stato Italiano per i ritardi nella bonifica del sito sipontino si legge che all’interno di quella discarica erano presenti “code benzoiche, code tolueniche, rifiuti provenienti dall’impianto di purificazione di caprolattame, costituiti essenzialmente da farine fossili, caprolattame e biossido di manganese”. Non proprio fiori di campo, insomma.
.
IL MATERIALE RECUPERATO DALL’ISOLA 16 – IL RUOLO DELLA IPOTER -Fino al 2002 il materiale recuperato dall’isola 16 con l’inoffensivo Cer 17.07.01 è stato trasportato in siti di smaltimento esteri. Quell’anno Eni, rappresentata da due persone – Apollonio e Laezza –, e Ipoter rappresentata dall’amministratore delegato Andrea Campi (uno dei tre indagati per i termovalorizzatore brindisino) e Balestrello decisero di modificare il Cer. Il codice 17.07.01 viene così sostituito con il 17.05.01, ossia terre e rocce provenienti da zone sottoposte a messa in sicurezza o bonifica di siti inquinati. Quindi, soltanto nel 2002 sembrerebbe essere stata riconosciuta la natura tossica delle scorie dell’isola 16. Un riconoscimento che arriva a pochi mesi di distanza dal sequestro da parte della Procura di Foggia della stessa isola. Sequestro – che tenne bloccati i lavori fino al luglio 2002 – avviato (come affermò a l’Attacco il 26 marzo scorso anche il capocantiere della Ipoter a Manfredonia, Roccia) sulla base di presunte irregolarità proprio nella classificazione dei rifiuti. Con la modifica del codice Cer nel 2002 viene rimodulato anche l’appalto dato ad Ipoter srl, aumentandone il valore in proporzione alla riscoperta pericolosità delle scorie prodotte dal vecchio petrolchimico ormai soltanto da smaltire. Il ruolo di Ipoter srl dal 2002 nella bonifica dell’isola 16 sarebbe diventato esclusivo prevedendo non solo il recupero dei rifiuti, come precedentemente, ma anche carico sui camion, trasporto e smaltimento. Da quel momento in poi le scorie sipontine non vengono più portate all’estero ma prendono la strada di Brindisi che porta ai cancelli del termodistruttore di Termomeccanica, o meglio di Veolia. I lavori di Ipoter continuano verosimilmente fino al 2004, anno in cui non viene rinnovato il contratto da parte di Eni. In un documento della società si legge: “fine lavori dicembre 2004”, eppure al 23.01.2004 risultavano asportati soltanto 66.877 dei 90.000 metri cubi rifiuti totali. Paolo Scaroni quindi, dal 2007 in poi con la sua presenza in Veolia ha un controllo anche di quanto accade a Brindisi, in quel sito in cui sono arrivati rifiuti dal sito sipontini di Eni (società della quale egli è amministratore delegato) con modalità tutt’altro che limpide.
.
(si ringrazia per l’invio del testo il giornalista Francesco P. Bellizzi, e la redazione del quotidiano ‘L’Attacco’ di Foggia)
Cerignola - Nella serata di ieri, il Consiglio Comunale ha votato all'unanimità l'approvazione del Piano Sociale di Zona 2022/2024 dell'Ambito Territoriale di Cerignola.
L'obiettivo principale è...
Foggia - Incidente stradale sulla Strada Statale 89 Foggia direzione Manfredonia, verso le ore 19.
Da raccolta dati di StatoQuotidiano.it, un mezzo pesante sarebbe uscito...
Foggia - Incidente stradale sulla Strada Statale 89 Foggia direzione Manfredonia, verso le ore 20.30.
Da raccolta dati di StatoQuotidiano.it, un mezzo pesante sarebbe uscito...
FOGGIA - Cattedrale gremita e tanta commozione per i funerali di Franca Marasco, la titolare della tabaccheria uccisa a coltellate durante una rapina il...
MANFREDONIA (FOGGIA) - "Non sarei mai voluto entrare in questioni che riguardano il Comune di Manfredonia in questo momento così delicato, ma il Sindaco...