Monte Sant’Angelo. FIORE all’occhiello della società civile, l’associazionismo italiano è rappresentazione di solidarietà, inclusione, partecipazione e coesione sociale. Le associazioni, sempre più spesso, riescono miracolosamente a tappare le croniche falle di un apparato statale ancora macchinoso ed inefficiente, specie nel mezzogiorno d’Italia. In un clima di emergenza perenne, arrivano laddove nessun’altro osa arrivare, dove spesso c’è solo da sporcarsi le mani o magari da tenderne a qualcuno in difficoltà.
Inquadrate nella sfera del cosiddetto “Terzo settore” come enti no-profit (che non possono cioè considerare il profitto come fine ultimo del proprio operato), le associazioni operano spesso a stretto contatto con enti pubblici. Attraverso il principio di sussidiarietà esse diventano, di fatto, affidatarie di vere e proprie deroghe regolamentate da apposite delibere a sostegno del lavoro svolto e delle spese sostenute.
Un sistema ben congeniato che, se operante nel pieno rispetto delle regole (specie etiche e morali), diviene modello efficiente e strumento efficace. Ogni associazione ha un proprio settore di riferimento, un campo in cui opera e tutte hanno come comune denominatore il fattore culturale. Cultura ambientale, socio-sanitaria, storica, letteraria e via discorrendo.
Anche a Monte Sant’Angelo il mondo associativo ha a più riprese dimostrato di poter fare tanto per la comunità, incarnando spesso le speranze e la voglia di partecipazione di molti cittadini sentitisi tagliati fuori, inascoltati o semplicemente delusi dalle angherie politiche locali. Sempre più frequentemente, però, questo delicato meccanismo regolatore sta divenendo bersaglio, nonché oggetto di critiche ed illazioni più o meno giustificate.
Il sottile confine tra sussidiarietà e sussidio espone le associazioni ad aspri attacchi relativi a presunti rapporti privilegiati, stanziamenti di somme ritenute spropositate, agevolazioni varie relative all’uso di locali, strutture e strumentazioni pubbliche. Per farla breve, è il modo di fare associazionismo a destare le maggiori perplessità.
A questa logica è sfuggito il locale circolo di Legambiente?
Analisi.
Nato in concomitanza con l’istituzione del Parco Nazionale del Gargano con l’intento di sostenere e promuovere un processo dal basso di crescita e sviluppo sostenibile e rispettoso delle regole in un territorio difficile e svantaggiato, il circolo ha modificato negli anni l’approccio al tema di riferimento. Un folto gruppo di brillanti giovani montanari di belle speranze, sotto la supervisione qualificata ed esperta dei fratelli Franco e Michele Salcuni, cominciavano a macinare iniziative, creare consenso attorno a se, aprirsi alla città.
L’andarono a cercare, a svegliare, nel nobile tentativo di scuoterla dal cronico torpore in cui versava. Fino al fragore della prima edizione di Festambiente Sud. Il successo memorabile della manifestazione invogliò l’associazione (che nel frattempo cambiava nome) a replicare l’evento l’estate successiva, fino a renderlo appuntamento fisso ed imperdibile del fine luglio montanaro e non solo. Stand, laboratori di strada, sagre, degustazioni, mostre mercato, summer school per ragazzi: il centro storico, come per magia, si rianimava come mai fino ad allora, risuonando di canti e suoni, brillante di luci, colori, vita.
Miracolo nel rione Junno.
Oltre al nome però, negli anni il circolo pareva cambiare anche pelle, identità, focalizzando quasi tutto l’interesse sulla festa che diveniva festival musicale e, per i primi anni, teatrale col Teatro Civile Festival. Cambiavano anche la presidenza e gran parte di direttivo ed assemblea dei soci, attivisti compresi.
Dopo le prime edizioni di indiscutibile successo, a crescere negli anni rimaneva spesso solo il budget dell’evento. La ricerca sempre più spasmodica di sponsorizzazioni pubbliche e private, gli eventi a pagamento e tutte le iniziative aperte sempre più ridimensionate, hanno finito per snaturare un evento ed un’associazione che erano riusciti incredibilmente a far breccia inaspettatamente in molti cuori cittadini e forestieri.
In una sorta di lenta ed inevitabile deriva da jet-set, da salottino elitario ed esclusivo si finì per relegare a ruolo marginale tutte le iniziative che avevano reso “grandi” dapprima Gli amici del Parco e successivamente Festambiente Sud. Le prime critiche, a dire il vero assai strumentali e qualunquiste, riguardarono la sporcizia, il baccano e la vigorosa esuberanza che il carrozzone festaiolo lasciava dietro al suo passaggio; ma i rifiuti si possono raccogliere e per qualche notte di baccano ci si potrebbe sforzare di chiudere almeno un occhio (se non si riesce a chiuderli entrambi con piena soddisfazione) dato che per dormire a Monte San’Angelo c’è sempre tempo!
Eccezion fatta però per il rispetto del lavoro delle strutture recettive presenti nel centro storico e per l’assenza cronica di bagni chimici. La diffidenza, intanto, cresceva al crescere dei finanziamenti erogati, specie se paragonati a quelli concessi alle altre associazioni che ormai da tempo denunciano queste disparità di trattamento, proporzionalmente alle attività svolte ed alle spese sostenute.
Critiche dunque contro Legambiente, e contro Franco Salcuni, artefice della svolta di campo e divenuto, di fatto, incarnazione dell’associazione che da anni presiede.
Perché Franco Salcuni è Festambiente Sud e festambiente Sud è Franco Salcuni.
Da qui le perplessità sull’autoreferenzialità, sulla mancanza di totale trasparenza e sull’eccessivo accentramento decisionale nelle mani di un uomo attorno al quale tutto pare sempre cambiare (collaboratori, volontari e simpatizzanti) eccezion fatta per il timoniere ed una manciata di irriducibili fedelissimi.
Fu l’allora sindaco Andrea Ciliberti a denunciare pubblicamente attraverso lettera aperta i comportamenti di Salcuni in conseguenza dalle perplessità del’ex sindaco sulla cifra da deliberare per quell’edizione di Festambiente Sud. Accusa molto forte e diretta alla quale però non avrebbe fatto seguito alcuna replica, né azione legale.
Si parlò di schermaglie politiche, dato che Salcuni non era rimasto estraneo, nel frattempo,all’etnema politico in quanto candidato ed esponente indipendente di SEL alle regionali e bazzicantore del PD, seppur a fasi alterne. Fino a questi giorni turbolenti che vedono il presidente dell’associazione ambientalista alle prese sui social con un aspro scambio di considerazioni (per usare un eufemismo) con testate d’informazione locali e non solo, nel tentativo di dimenarsi dalle solite accuse ritenute inaccettabili e prive di ogni fondamento.
In verità già prima di Natale con un manifesto la locale sezione dei Pentastellati aveva pesantemente puntato il dito proprio nei confronti del circolo di Legambiente facendo riferimento, questa volta, alla delibera di fine dicembre scorso attraverso la quale la Commissione comunale avrebbe stanziato una cifra pari a 10.000 euro (fondi FESR) a favore dell’associazione ambientalista, tacciata di continuare a “Mangiare nella mangiatoia di palazzo di Città”.
Nel documento dei 5Stelle si fa riferimento ad un sistema “Ormai ben congeniato e capace di prescindere da amministrazioni, fazioni politiche e persino commissariamenti”. Di certo un’associazione ambientalista non può essere considerata unica detentrice dell’opera di monitoraggio del territorio e di denuncia di reati ambientali e non ma l’allontanamento progressivo dalle tematiche ambientali reali (raccolta porta a porta, campi elettromagnetici, scempi ambientali urbani, abusivismo edilizio e criminalità) a favore di una mera promozione culturale rimane scelta per lo meno discutibile.
Le riconosciute capacità dell’ideatore di numerose e valide iniziative cozzano spesso ormai con alcune delle contraddizioni sin qui evidenziate. Molte iniziative prendevano forma con proclami e grandi aspettative, per poi concludersi mestamente in un nulla di fatto. A riguardo si possono annoverare gli ambiziosi tentativi di accorpare (senza esito) dapprima l’associazionismo garganico e successivamente i festival della provincia in un consorzio costituito ad hoc col contributo dell’allora ente provinciale, il 5FSS (five festivals sound sistem).
Entrambi tentativi di fare rete tristemente svaniti, affogati sul nascere dai soliti personalismi distruttivi.
Ed il forum delle associazioni montanare?
Nasceva a seguito del commissariamento comunale per infiltrazioni criminali e si riproponeva di dare una speranza, un punto di riferimento alla parte sana della comunità ed in un batter d’occhi se ne sono perse le tracce. “Noi proviamo a fare cose ma poi nessuno da un seguito concreto alle buone intenzioni”, il commento sulla questione. Di certo una bella storia, sciupata forse da troppi personalismi (fomentatori di diffidenza) ed all’insegna di treni persi ed occasioni sciupate.
(A cura di Antonio Gabriele, Monte Sant’Angelo 02.02.2017)