Manfredonia – NUMEROSI sono gli studiosi, storici, cultori locali e non, che si sono cimentati e che tuttora sono impegnati nello studio di San LORENZO MAIORANO, Patrono della Città di Manfredonia, insieme alla Madonna di Siponto.
NOTIZIE STORICHE. Al Santo vescovo di Siponto è legato il culto di S.Michele Arcangelo sul Gargano, divenuto nel tempo meta di pellegrinaggio di santi, cavalieri (prima di imbarcarsi per la Terra Santa), religiosi, studiosi e devoti. Il culto Micaelico risalente al V-VI sec. fu subito un rapporto privilegiato con i Longobardi, biondi guerrieri che identificarono in lui il capo delle schiere angeliche , difensore dei diritti di Dio. Nel tempo, francesi, tedeschi, inglesi, irlandesi, percorrendo la “Via Francesca” o “Francigena” (dalle regioni settentrionali della Francia si portavano a Roma e dal centro della Cristianità tramite la via Francesca del Sud giungevano nel misterioso santuario ipogeo di San Michele Arcangelo in Monte S.Angelo.
La figura di San Lorenzo Maiorano chiamato santo perché in quel tempo, era il titolo onorifico di “Sanctus” che veniva dato a tutti i vescovi, secondo la tradizione fu vescovo di Siponto per oltre un cinquantennio, dall’ultimo decennio del V sec. alla prima metà del VI sec. Nelle biografie del nostro Santo, sono state scritte numerose “Vitae”, ma quelle conosciute, pubblicate dall’amico-collega Nicola Ciociola in un interessante articolo dedicato a San Lorenzo Maiorano, e apparso sul “Corriere del Golfo e del Gargano” del 14 febbraio 2004, sono le seguenti: “Vita I” o “Vita Maior”; “Vita II” o “Vita Minor”; – “Vita Metrica: in due esemplari quasi simili. Le prime sono interamente in prosa e sono riportate negli “Acta Sanctorum”, facilmente consultabili presso una benfornita biblioteca civica.
La “Vita Metrica” è divisa in diversi capitoli, denominati: Caput I – S.Laurenti electio ad episcopatum: Caput II – Allatae a beo sipontum reliquiae; Caput III – S.Michaelis opere lata victoria; Caput IV – Miracela, aedificia, obitus. La “Vita II” è riportata sempre nei capitoli e nella maniera seguente: Caput I – S.Laurenti laurentius sipontinus datus episcopus; Caput II – Victoriam obtinet, futura praedicet; Caput III – Tyrannus miraculo placat: moritur”.
I capitoli in cui è divisa la “VITA METRICA” sono i seguenti: Ad vesparas; ad Magnificat ; In II nocturno; – In III nocturno; Ad laudes. La vera novità, a questo proposito, è rappresentata dal ritrovamento presso alcune biblioteche romane di altre versioni delle “VITA LAURENTI”. Queste altre “Vitae” sono state per la prima volta trascritte dalla dott.ssa Tiziana Cavallo nella sua splendida tesi di laurea di letteratura cristiana medievale dal titolo: “Agiografia laurenziana”: le vite di San Lorenzo Vescovo di Siponto.
Sarebbe interessante organizzare un convegno sulla figura storica di San Lorenzo Maiorano, superando prima di tutto, ataviche e stupide rivalità campanilistiche, con studiosi di livello per meglio comprendere questa importante pagina agiografica locale. Il 7 febbraio 1270, pochi anni dopo la fondazione della Città di Manfredonia, l’arcivescovo Giovanni Freccia da Ravello, ponendo la prima pietra per la costruzione del Duomo in onore del “Santo” vescovo Lorenzo Maiorano fece trasferire in esso da Siponto le reliquie del Santo.
Tra gli arcivescovi a cui va il merito di aver valorizzato la figura di San Lorenzo, meritano citazioni l’arcivescovo Giovanni XVI De Lernia (1708-1725), che fece deporre in una cassetta di piombo sotto l’altare maggiore della Cattedrale di Manfredonia le reliquie del Santo Patrono della Città; e l’arcivescovo Francesco Rivera (1742-1777), che ripristinò la festa in onore del Santo dandole il nome di festa del “Pastor Bonus”. Non vanno certamente dimenticati gli studi e la pubblicazione dell’arcivescovo Valentino Vailati, dotto prelato dei nostri tempi, che ha dedicato a San Lorenzo Maiorano, una sua pubblicazione intitolata: “San Lorenzo Maiorano-Vescovo e protagonista nella storia di Manfredonia”, ed infine gli studi accurati pubblicati in un libretto dell’amico sac. Luigi Carbone dal titolo “La vita di San Lorenzo Maiorano”.
RITO DEL NOVENARIO E DELLA VESTIZIONE DEL SANTO. Per il rito del Novenario, che ha luogo in cattedrale, nove giorni prima della Festa del Santo Patrono, la sera prima dell’inizio della “Nuoje” (Novena), la sacra statua viene traslata dalla sua nicchia del suo altare, pulita e vestita con antichi paramenti sacri alla presenza del cerimoniere. Dopo il rito della vestizione il Santo viene esposto alla venerazione dei fedeli sul trono a destra sull’altare maggiore.
Tra i paramenti sacri antichi conservati gelosamente in cattedrale, dei quali la Sacra Figura di S.Lorenzo fa sfoggio in occasione della sua celebrazione sono quelli donati da Papa Benedetto XIII, (già fra Vincenzo Maria Orsini, attivo arcivescovo di Manfredonia dal 7 maggio 1675 al 20 giugno 1680), dopo la sua elezione al soglio pontificio, avvenuta il 29 maggio 1724. Altri pregiati paramenti sacri che vengono utilizzati per la sua vestizione in occasione della sua Solennità, sono quelli degli arcivescovi di Manfredonia Paolo Teutonico (1649-1651); Giovanni de Lernia (1706-1725); Vitangelo Salvemini (1832-1854); Vincenzo Tagliatatela (1854-1879); conservati in Cattedrale.
LA PROCESSIONE IN ONORE DEL SANTO PATRONO. La processione in onore di S.Lorenzo Maiorano, come affermava nei suoi scritti di fine Settecento lo storico Matteo Spinelli era “devotissima e ragguardevole”.In detta processio- ne continua lo Spinelli nella sua descrizione: “…l’Arcivescovo pontificalmente vestito monta su di un cavallo vestito alla reale, e viene menato sotto il Pallio, ossia Baldacchino, portando egli con la mano destra l’ostensorio d’argento indorato e gemmato, ove è riposto un osso de braccio del Santo Vescovo Lorenzo.Una tal funzione è divota, perché rappresenta il mistero del Santo Vescovo, quando andò all’accampamento di Totila, altrettanto è nobile, perché si solennizza con grande dispendio della cassa pubblica e della pietà dei Cittadini, concorrendo ad ammirarla i popoli di tutti i luoghi delle convicine regioni….”. “…Ed infatti, essendo menato l’arcivescovo pontificalmente vestito su un cavallo coperto alla reale sotto il Baldacchino, gli si fa mobilissima corona dai Vescovi suffraganei, dalle Dignità e Canonici della Chiesa Metropolitana, dagli Abati mitrati, dai Mansionari, dagli arcipreti e Beneficiati tutti dell’Arcidiocesi, che lo precedono ordinatamente nella processione…”.”…Per inventariata usanza il Capo dei Magistrati ed il Regio Governatore portar devono in mano le redini di seta delle Briglia del cavallo, ed i Consiglieri del Parlamento portar devono le aste del Baldacchino…” (Spinelli,Op.Cit.Vol.- 617-619).
Il rito religioso in onore di S.Lorenzo Maiorano celebrato sempre con molta solennità il 7 febbraio (giorno della sua morte) anche nell’’800 e poi nel ‘900 fino alla fine degli anni ’60 (al tempo dell’arcivescovo Andrea Cesarano) si è tenuto sempre in pompa magna. In quel giorno come da antica tradizione, all’ora convenuta (mattina) scandita dal suono delle campane, dopo il pontificale in Cattedrale, i sipontini smettevano di lavorare e seguivano in processione il Santo Patrono portato a spalla per le vie cittadine, mentre in una urna venivano portate dal vescovo della Città le reliquie del Santo. Nell’’800 la processione solitamente si teneva tra le 9,30 e le 11,00: mentre in alcune occasioni ha avuto luogo a mezzogiorno. Solo nel 1831, 1832 e 1836 si è tenuta nel pomeriggio.
Al solenne rito processionale hanno sempre partecipato l’arcivescovo di Manfredonia, il clero sipontino, le congreghe delle chiese del Carmine, Croce, S.Francesco, S.Domenico, S.Matteo e numerosi fedeli. Tre giorni prima della Festa nel Duomo, si tengono i Vespri. Dal 1864 al tempo del M° Lupo, M° Direttore del civico concerto cittadino, la Banda oltre al servizio mattutino per le vie principali cittadine, era altresì impegnata nella “Messa in musica” che si celebrava in cattedrale e poi si esibiva dietro la settecentesca Statua di S.Lorenzo (da poco finemente restaurata) durante la processione.
Anche nel 1900, il 7 febbraio Festa di S.Lorenzo Maiorano, la Banda cittadina è stata impegnata (lo è tuttora) nel servizio mattutino per le vie principali della Città e poi durante la solenne processione, che fino al 1919/20 si teneva tra le 11 e le 11,30, dopo il Pontificale in Cattedrale.
Negli anni successivi, invece, La Festa aveva il seguente programma: Mattina – Giro della banda musicale cittadina per Corso Manfredi e via S.Matteo (poi Corso Roma). La banda musicale effettuava il servizio di rito e si recava (e si reca ancora oggi) al Comune “a prendere” ed accompagnare le autorità comunali dal Palazzo di Città in Cattedrale per il Pontificale, ufficiato dall’Arcivescovo di Manfredonia, che per l’occasione recitava “l’Antithona,” mentre il Capitolo cantava gli “Officia Sanctorum”.
Ore 12,00. Dopo lo scampanio avveniva (avviene tuttora) la solenne processione. Il rito religioso partiva con il Santo portato per le vie principali della Città, e vedeva la partecipazione dell’arcivescovo, clero, autorità comunali e militari locali e fedeli, che seguivano il Santo per Corso Roma e Corso Manfredi. Fino agli inizi degli anni ’50, in occasione della solenne processione del Santo Patrono, la Sacra Statua veniva portata a spalla dai pescatori, preceduta durante il rito da altri pescatori che reggevano il Baldacchino “u palie ricche”, copertura mobile di panno ricamato in oro e sostenuto da otto lunghi bastoni d’argento. Sotto il pallio l’arcivescovo mostrava in una ampolla le reliquie di S.Lorenzo. Sempre l’arcivescovo e i quattro Dignitari Capitolari: Arcidiacono, Arciprete, 1° Primicerio e 2° Primicerio indossavano il Piviale e la Mitra. I semplici sacerdoti portavano la cotta e la berretta nera.
Nel corso della processione, in zona Piazza Marconi e subito dopo la chiesa Stella (via del Porto) la Sacra Statua di San Lorenzo veniva rivolta verso il mare per la benedizione effettuata dall’arcivescovo, che sollevava l’ampolla contenente le reliquie del Santo e con la stessa effettuava il segno di Croce.
Leggenda vuole che in quel preciso momento si sente nel mare un suono di campana: “La Campana di San Lorenzo”, che si dice posta in mezzo al mare. I canonaci del capitolo metropolitano sipontino, ebbero il privilegio dell’uso della mitra da Papa Benedetto XIII, salito al soglio pontificio nel 1724, già arcivescovo di Manfredonia. Sempre con riferimento alla solenne processione,i fino a prima della seconda guerra mondiale in largo zona campo sportivo veniva incendiata una batteria dai “sparapizze” (artificieri) locali Gelsomino. Fino al 1935 (prima della inaugurazione della Fontana Piscitelli) in Piazza Duomo, al ritiro della solenne processione, veniva accesa una fragorosa batteria. Fino al 1952 la Sacra Statua del Santo Patrono, era sempre stata portata in processione a spalla. Dal 1953 al 1990, i fratelli Berardino e Lorenzo Mione, al secolo “Mejone i gazzose” (proprietari e gestori di una fabbrica di gassose), devoti a San Lorenzo, in occasione della processione mettevano a disposizione il loro camioncino, addobbato per l’occasione per trasportare la Statua del Santo.
LA GARA DEL PALLIO Il giorno di San Lorenzo come si evince dal “Libro Rosso dell’università di Manfredonia” (redatto nel 1770 e contenente le antiche norme che regolavano la vita della nostra Città), veniva organizzata la gara del “Pallio con la balestra”, allestita dal gabbellotto “appaltatore” del dazio del vino e da quello del dazio della carne. Nel Libro Rosso, la gara del Pallio della balestra è nel capitolo del vino datato 1483: “Item, che lo gabbellotto, che sarà per quell’anno della sopra detta gabella della carne, abbia a pagare docati tre in potere del Sindaco, e quattro del Consiglio oltra il prezzo li starà detta gabella, qual docati tre, l’abbia a pagare il giorno di San Lorenzo Vescovo Sipontino, che viene alli sette febrario, delli quali docati tre, se n’abbia a far un pallio a tirare la balestra…”.
USANZE E TRADIZIONI Usanza vuole a Manfredonia che il pranzo nel giorno della Festa di S.Lorenzo è “paste pa recotte-recchietelle o scorze de nucelle pa recotte de pecure” (pasta con la ricotta). Alcuni “vezziuse” usano mettere sul pranzo preparato “na stizze de zuche de rajò”. Il motivo, era di cucinare una pietanza veloce per l’ora di pranzo e mangiare “nu veccone svelte svelte”, perché le donne dovevano recarsi “alla Chjisa Granne pu Pundefechele” e poi partecipare alla processione del Santo.
Tradizione voleva, che chi nasceva nel giorno della Festa di S.Lorenzo gli veniva imposto il nome di Lavrinze (Lorenzo) se (maschio) o Lavrenze se (femmina), e poiché la festività cadeva nel periodo di carnevale prendevano l’appellativo di “Carnevalette”. Consuetudine quasi scomparsa.Altra tradizione, descritta già in passato, dallo storico Spinelli, è la tempesta che deve avvenire il 7 febbraio o nei quaranta giorni successivi, sulla Città e nelle acque del Golfo, in ricordo della distruzione, per via di un tifone che rovinosamente si abbattè su Manfredonia nel 1687, che demolì il simulacro del Santo, ubicato sulla cupoletta del campanile cittadino. Credenza vuole a Manfredonia, che San Lorenzo è anche protettore dei forestieri, da questa opinione il detto: “San Lavrinze amande di frustjire”. Una diceria popolare “miscredente” che si è tramandata fino ai nostri tempi è quella che si sostiene che “San Lavrinze ciò mangete trecinde fechedigne” (San Lorenzo ha mangiato trecento fichi d’India), con riferimento alla mano destra benedicente che mostra le tre dita. La Festa per celebrare la ricorrenza della morte di S.Lorenzo Maiorano, Patrono della Città di Manfredonia, si tiene tuttora ma ha perduto il suo antico fascino.
* Un evento culturale e storico importante, ha avuto luogo a Manfredonia sabato 4 febbraio 2012 presso l’Auditorium “Valentino Vailati” in via Arcivescovado, dove è stato presentato il volume dal titolo: “L’iconografia dell’Episcopo Sipontino LAURENTIUS sulle strade dell’Europa” dell’amico e studioso Alberto Cavallini, ottimamente presentato da Antonio Tomaiuoli, con interventi qualificati del prof. Cristianziano Serricchio, dell’arcivescovo Michele Castoro e dello stesso brillante Autore. Una pagina importante, per una nuova lettura storica sulla grande figura del vescovo sipontino LORENZO MAIORANO.
(A cura di Franco Rinaldi, cultore di storia e tradizioni popolari di Manfredonia)
(pubblicato il 06.02.2012)
San Lorenzo disse a Re Totila… ta frket 300 fchdign.
Na vólte….. facevene mangé schitte paste e recotte. Mó, i truzzelóse, c fanne purté au restorande