Manfredonia. ANALOGAMENTE ai colleghi di altre marinerie, una sessantina circa di pescatori di Manfredonia ha raggiunto Roma in autobus, negli ultimi giorni, per una manifestazione di protesta di fronte al palazzo del Parlamento a Montecitorio. Diversi i punti alla base della protesta, in primis la legge 154 che prevede multe fino a 75 mila euro.
Nei giorni scorsi altre delegazioni di pescatori avevano raggiunto i colleghi, a Roma, per un incontro con la commissione pesca. L’incontro non ha dato gli esiti sperati.
Oltre alle modifiche al sistema delle sanzioni, i pescatori protestano per “il pagamento del fermo biologico 2015 e 2016, il mancato snellimento e la semplificazione degli adempimenti per le licenze di pesca e la necessità di una diversa gestione delle politiche relative al mercato nel contesto della nuova Politica Comunitaria per la pesca”, come riporta Il Corriere Adriatico.
“Bisogna modificare le regole – ha detto su www.primonumero.itBasso Cannarsa, presidente dell’associazione Armatori Pesca del Molise – e salvaguardare, così come previsto dalla Comunità europea, le attività degli operatori andando a rapportare ogni eventuale sanzione al valore del prodotto, alla eventuale reiterazione e alla reale situazione economica evitando di paragonare una piccola infrazione che può anche capitare quando si è in mare pur rispettando le norme a un maxi-sequestro di prodotto ittico dovuto alla pesca illegale”. “Il rischio è quello di prendere multe salatissime che partono da quattromila euro oltre alla decurtazione di punti sulla licenza e all’impossibilità di accedere ai contributi nazionali o alle misure previste dal fermo biologico”.
Il prossimo 9 marzo 2017 previsto un ulteriore incontro a Roma tra le federazioni nazionali del settore e le sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil.
I numeri che hanno innescato la protesta dei pescatori (AGI)
L’applicazione dell’art. 39 della recente legge sulla pesca 154/2016 che introduce rilevanti modifiche al sistema delle sanzioni.
Il pagamento del fermo biologico 2015 e 2016.
Il mancato snellimento e la semplificazione degli adempimenti per le licenze di pesca
Una diversa gestione delle politiche relative al mercato nel contesto della nuova Politica Comunitaria per la pesca.
Le Regioni sono in grave ritardo per l’ attuazione del Feamp (Fondo Europeo per Affari Marittimi e la Pesca). Entro il 2018 dovrebbero essere spese oltre il 60% delle disponibilità finanziarie dell’intero periodo.
INTERVENTO M5S. Il Movimento 5 Stelle, presente con una propria delegazione, presenta una risoluzione in Commissione Agricoltura con l’obiettivo di rivedere l’attuale sistema di sanzioni che “sta massacrando il settore con multe smisurate rispetto alle infrazioni commesse senza aver mai fornito alcuno strumento per una pesca più sostenibile e rispettosa delle regole per la salvaguardia degli stock ittici”. La protesta si è poi spostata nell’ufficio della Presidente della Camera Laura Boldrini dove i pescatori, accompagnati dai deputati Giuseppe L’Abbate (M5S), Nicodemo Oliverio (PD) e Adriano Zaccagnini (MDP), hanno strappato un accordo al Parlamento.
“La rappresentanza dell’Associazione Marinerie d’Italia e d’Europa – si legge nel testo siglato a Montecitorio – ha convenuto che il progetto di legge sulla filiera ittica verrà discusso nel più breve tempo possibile e comunque i gruppi si impegnano a definirla entro il mese di maggio. Nell’ambito della discussione della stessa legge, poi, verrà valutata la necessità di rivedere, alla luce delle difficoltà applicative emerse nell’attuazione della specifica norma del collegato agricolo, le norme sulle sanzioni. Hanno convenuto, inoltre, di promuovere una audizione dell’Associazione presso la Commissione Agricoltura della Camera nell’ambito della discussione sulla legge sulla filiera ittica per illustrare gli ulteriori punti oggetto della piattaforma presentata dall’Associazione ed individuare le relative soluzioni possibili. Infine, la tutela del reddito dei pescatori e di tutta la filiera ittica resta un obiettivo fondamentale sul quale i suddetti gruppi parlamentari si impegnano con tutte le energie e con la massima concertazione”.
“È vero che nei regolamenti europei sono previste sanzioni dissuasive ma non inique al punto da mettere in difficoltà l’attività produttiva dell’impresa che trasgredisce. L’attuale sistema introdotto con l’ultimo Collegato Agricolo (legge 28 luglio 2016, n. 154) pur avendo depenalizzato le infrazioni previste per la cattura sottomisura di una serie di specie ittiche prevede una forte sproporzione tra valore del danno e sanzione – spiega Giuseppe L’Abbate, capogruppo M5S in Commissione Agricoltura alla Camera – Un esempio che i pescatori riportano è sui pesci sottotaglia eventualmente presenti in una cassetta: per un valore totale di 50 euro per una cassetta di pescato, la sanzione può essere anche di 5.000 euro. Un gap che può arrivare a un rapporto di 1.000 a 10 tra multa e valore dell’eventuale pescato. La nostra risoluzione, invece, – prosegue L’Abbate – chiede innanzitutto di rivedere il sistema sanzionatorio in base a quanto previsto dalle stesse norme europee (articolo 44, comma 2, del Regolamento (CE) n. 1005/2008), laddove si suggerisce una sanzione massima pari a 5 volte il valore dei prodotti della pesca ottenuti commettendo l’infrazione grave. Inoltre, chiediamo che sia avviato al più presto un piano per sostenere e riformare l’intero settore, andando oltre l’azione punitiva delle multe. Ci auguriamo – conclude il deputato pugliese 5 Stelle – che il PD mantenga le promesse, sottoscritte con noi, ai pescatori. Saremo vigili e pressanti”.
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REDAZIONE STATO QUOTIDIANO.IT – RIPRODUZIONE RISERVATA