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OMICIDI Mafia del Gargano, Raduano rivela: “Da noi non si usano affiliazioni, la fiducia si conquista uccidendo”

"Da noi non si usano affiliazioni, gradi, queste cose qua. La fiducia si conquista commettendo gli omicidi, restando a disposizione su questi fatti qua"

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
2 Luglio 2024
Cronaca // Manfredonia //

Da noi non si usano affiliazioni, gradi, queste cose qua. La fiducia si conquista commettendo gli omicidi, restando a disposizione su questi fatti qua”. Parola di Marco Raduano, ex boss di Vieste, oggi collaboratore di giustizia.

L’uomo, 41 anni, alias “Pallone”, sta svelando numerosi particolari sulle dinamiche criminali del Gargano. Di recente ha parlato ai magistrati antimafia dell’omicidio di Giuseppe Silvestri detto “l’Apicanese”, il montanaro del clan Li Bergolis-Miucci ammazzato il 21 marzo 2017 a Monte Sant’Angelo. A commettere l’agguato furono Matteo Lombardi, 54 anni detto “A’ Carpnese”, già condannato per questa vicenda in via definitiva all’ergastolo, incastrato da tracce del Dna su un bossolo, lo stesso Raduano (reo confesso) ed altre due persone non ancora identificate.

Successe tutto all’alba, nella giornata nazionale contro le mafie, sulla strada panoramica di Monte Sant’Angelo, feudo dei Li Bergolis-Miucci, il clan più potente del promontorio, oggi guidato da Enzo Miucci detto “U’ Criatur”, 41 anni, nipote del Mammasantissima Francesco Li Bergolis detto “Ciccillo”, ammazzato in pieno stile mafioso nel 2009. Miucci, attualmente in galera, è inoltre pro cugino dei fratelli Matteo, Armando e Franco Li Bergolis (nipoti di Ciccillo), tutti in cella a scontare lunghe condanne, i primi due a circa 27 anni, il terzo all’ergastolo, dopo il maxi processo “Iscaro-Saburo” che per primo certificò l’esistenza della mafia sul promontorio garganico.

Lo riporta L’Immediato.

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