Foggia, 02 settembre 2020. Prosegue il dibattito delle donne candidate in Regione (la ‘Regione delle donne’ è dedicata a questo focus)e inaugurato da Patrizia del Giudice, presidente della Commissione Pari Opportunità.
Per quanto riguarda la provincia di Foggia, riceviamo e pubblichiamo il contributo di Noemi Carmeno, di Vico del Gargano, candidata alle regionali per ‘Puglia Solidale e Verde’ con Michele Emiliano. Con i suoi 24 anni, è una delle più giovani concorrenti in lista. Parte da un fatto di cronaca, due donne foggiane che non trovano casa a Milano per il loro ‘amore diverso’, e continua esaminando aspetti educativi, economici e sociali.
“Ieri: odissea di due ragazze foggiane, Chiara e Federica: una coppia. Milano non riesce a dare loro un alloggio. Nessuna stanza disponibile? No. Soltanto colpa del loro amore “diverso”.
Cambiamento è informazione ed educazione. Io partirei proprio da qui con le proposte: c’è la necessità di riaprire il dialogo con campagne di comunicazione e formazione sulla parità di genere, contro il sessismo nella lingua italiana, per la libertà nel definire la propria identità sessuale senza subire discriminazioni. Bisognerebbe incentivare le associazioni che si occupano di portare queste tematiche all’attenzione della comunità.
A mio parere ci sarebbe anche bisogno di inserire corsi di educazione all’affettività e alla sessualità nelle scuole, come già avviene in molti stati europei, formando insegnanti e studenti. La prevenzione è fondamentale, i consultori andrebbero sostenuti e potenziati. La 194 va difesa ad ogni costo. L’aborto è un diritto. La gravità della sua negazione, l’ho vista con i miei occhi vivendo in Argentina. In Italia il 68,4% dei ginecologi sono obbiettori di coscienza, quindi non possiamo permetterci distrazioni o inefficienze. E la violenza sulle donne? L’educazione ha un ruolo decisivo, ma c’è anche bisogno di strutturare un sistema integrato di supporto alle vittime tra istituzioni e servizi territoriali.
E tutte le donne messe in ginocchio dalla difficoltà di conciliare il lavoro con la cura dei figli, dei parenti anziani, della casa? Bisogna incentivare la ricerca e la sperimentazione di nuovi modi di socializzare la cura senza mercificarla, un esempio possono essere le banche del tempo. Purtroppo il nostro modello economico è così focalizzato sulla produzione, che sembra poter fare a meno della riproduzione sociale, ma la vita ne ha bisogno. La cura è il primo segno di civiltà e sono soprattutto donne quelle che vi si dedicano. Bisogna ridare valore alla cura. I mestieri come babysitter e badanti, svolti soprattutto da donne, sono notoriamente sottopagati.
Un profondo gap tra occupazione maschile e femminile. Ma non sono state le donne a rappresentare quasi il 70% della forza lavoro in ambito sanitario durante l’emergenza? Non sono state le donne leaders che hanno gestito meglio l’emergenza sanitaria? Non sono state le donne leaders d’azienda, a gestire meglio la crisi finanziaria del 2008? Bisognerebbe incentivare l’imprenditorialità femminile, la presenza delle donne nei CDA, nelle posizioni apicali, nelle cariche pubbliche. Come? Formazione specifica e gratuita. Campagne informative sul tema negli ambienti di interesse. Banche dati e bandi appositi.
Noi giovani femministe, non abbiamo vissuto gli anni del femminismo. Siamo nate in un clima diverso. Il nostro sguardo è aperto sul mondo. Abbiamo chiarezza e fiducia nei nostri diritti. Non saremo mai disposte ad accontentarci. Mai disposte a rinunciare. E quanto alla “diversità”? Ricordiamoci sempre che è ricchezza”.