“Meglio essere appassionato di belle ragazze che essere gay”. Manco fossero un jet. Queste parole pronunciate da Silvio Berlusconi hanno girato il mondo in lungo ed in largo. Indignando, sorprendendo, sbigottendo. L’ennesima dimostrazione di machismo di un uomo alto un metro e sessanta. Piccolo piccolo, direbbe Caparezza, “come un coriandolo”. Infimo nel modo di essere, di fare e di parlare, chiaramente privo di filtro, incapace a distinguere la bettola dalla platea, il ruolo di premier da quello di avventore.
Dice che è “meglio essere appassionato di belle ragazze che essere gay” con la stessa naturalezza con la quale un poppante caccia fuori il ruttino dopo il latte. Con la sostanziale differenza che, per l’infante, la mammella materna è vita, sussistenza, cibo. Per Berlusconi è l’imprescindibile spunto per un apprezzamento, la maniacale strategia di corteggiamento, il miele attorno cui ronzare. Il bambino ha il limite di decenza che il Cavaliere ha smarrito nelle nebbie della perversione. Dategli un seno diverso, ed il lattante non succhierà più, non riconoscendo sé stesso nell’odore che lo circonda; alienato dal rapporto puro, il bambino si stranisce. Al contrario, l’uomo dalla bandana di ferro, le mammelle le rincorre. Ammicca ad ogni donna come un Don Giovanni sciatto e cadente. Con il suo andazzo italo-americano e lo sciame di facchini (alcuni dei quali sono in procinto di trattare la resa come generali sconfitti in guerra), sempre pronti ad incarnare la personalità del padrone, Berlusconi cade e ricade nel vizio. Lussureggia, bavoso, dietro soubrette ed escort. Porta in parlamento veline e segretarie da sotto scrivania, nel peggior stile da Prima Repubblica.
Mai nessuno, neppure nei periodi bui della storia d’Italia, era stato capace di scandali ed abusi di potere in quantità tale da generare un frastuono mediatico di proporzioni immani. Tutto il mondo dell’informazione sbeffeggia sullo stato dell’Italia. Di un paese il cui padre padrone si serve del potere per trarre da galera o commissariati le sue scimmie ballerine. O, per dirla alla Fabrizio De Andrè, le “troie di regime”. Ruby è una di loro. Volontario ingranaggio della ruota del sistema berlusconiano, dove il meccanismo è il denaro, le lancette i corpi abbronzati delle modelle, e l’olio una sostanza bianca e densa che evitiamo di chiamare per nome.
L’Italia è giunta alla fine della decenza e all’avvento della Gallocrazia. Siamo al regno dei cedroni della stia, lat(r)in lovers cresta per corona e banconota arrotolata per scettro. All’occorrenza buona per finire sotto un naso. Conviene chiuderla, allora, questa bottega mefistofelica. Questa fabbrica dello squallore con sede legale a Montecitorio e decentralizzazione in ville sarde con vulcani e piante esotiche, strabordanti di satrapi napoletani e pagliacci dell’affare.
Meglio le donne che essere gay, motteggia oggi Berlusconi. Perché non “meglio pedofilo che ricchione”? O, in salsa mussoliniana (Alessandra, mica roba grossa), “Meglio fascista che frocio”? In fondo, indistintamente, per Silvio vanno bene tutte e tre. Lui che, come ha ribattuto Nichi Vendola, che gay lo è per davvero e non ne ha mai fatto mistero, sta violando “i limiti che legge e il buon senso impongono” con “ninfe, escort, festini”.
Ed è da Nikita che parte l’affronto più duro verso la tronfia milanesità del cav. Non a caso. Il segugio salentino del premier, Raffaele “Big Jim” Fitto, ha giocato un’intera propaganda elettorale sottolineando l’incompatibiltà fra mansioni di governo e omosessualità. Ha rombato sullo sfacelo morale concretizzato nell’orecchino vendoliano, vomitato ingiurie su quel modo di essere “diverso, opposto, non normale”. Quello status che, per lui e per la manfrina del potere destrorso di Puglia, ha significato due volte sconfitta.
Nikita se l’è presa sul serio. Mentre Pierluigi Bersani accusa Silvio di essere “ridicolo”, Vendola entra nel merito: “È diventato di giorno in giorno più insopportabile lo stile con cui hai condito i tuoi mille monologhi con battute sessiste, con riferimenti umilianti ai corpi di donna considerati alla stregua di prede per le tue interminabili stagioni di caccia, con storielle che grondano antisemitismo, ora persino con battute omofobe”. Tutte boutade? No, “battute che possono ferire”, barzellette che sono “una minuscola enciclopedia del’imbecillità”.
E, “in quanto ai gay, se un tuo figlio, un tuo amico, un tuo ministro lo fosse e non avesse il coraggio di confessartelo pensa a quanta gratuita sofferenza gli staresti infliggendo. Tu sei l’uomo più potente d’Italia, dovresti persino sentire l’assillo e l’onere di essere un esempio per il nostro popolo, una guida politica e morale. Hai scelto invece di vestire i panni di un Sultano d’Occidente ”. Un sultano d’Occidente in caduta libera, ammassato fra la spazzatura partenopea e sciolto nel letame puttanifero. Immagini da caduta dell’Impero. Mancano soltanto le congiure. O forse no?
p.ferrante@statoquotidiano.it
Povero Silvietto! L’etichetta di Satrapo gli calza a dovere. Unico dettaglio contro questa definizione è che nell’iconografia classica il satrapo è rappresentato con un enorme organo genitale sempre eretto. Credo che quello di Berlusconi non sia né enorme né eretto (tranne dopo l’uso del “bon bon magico” e blu). “Ai posteri (o a Ruby) l’ardua sentenza”. Esisterebbe un’altra definizione perfetta per lui, quella di “lenone”: di prostitute ne ha esperienza, solo che invece di darle a giovani sprovveduti (come accadeva nelle commedie latine) lui le “affibbia” a giovani e non solo mettendole a capo di ministeri vari ed eventuali.
Vero. E’un lenone spiaccicato.
Ma, quel che mi sembra più interessante è che il PD potrebbe aver trovato un nuovo leader: Ruby
Caro Presidente Berlusconi, il tempo delle barzellette è finito. Non perché noi di sinistra non sappiamo ridere, ma perché il tuo umorismo, il tuo avanspettacolo permanente, il tuo teatro della virilità, mettono tristezza, sembrano i titoli di coda di un film finito male, vengono percepiti come comportamenti insieme smodati e patetici. Le tue barzellette non possono far ridere un Paese che è stremato, impoverito, spaventato, precarizzato, abbandonato. Ed è imbarazzante il fatto che la contesa politica debba avere per oggetto ninfe, escort, festini a luci rosse, non perché noi stiamo violando il tuo diritto alla privacy ma perché tu da troppo tempo stai violando i limiti che la legge e il buon senso impongono a chi ricopre ruoli pubblici di primo piano. Io non ho mai avuto una avversione preconcetta nei confronti della tua persona e ho cercato di avere con te rapporti di correttezza istituzionale e di cordialità umana. Ma è diventato di giorno in giorno più insopportabile lo stile con cui hai condito i tuoi mille monologhi con battute sessiste, con riferimenti umilianti ai corpi di donna considerati alla stregua di prede per le tue interminabili stagioni di caccia, con storielle che grondano antisemitismo, ora persino con battute omofobe. Ma nessuno ha messo in discussione il tuo orientamento sessuale: piuttosto sono gli abusi di potere, le menzogne, la richiesta di impunità, persino la tua ricattabilità, ecco questi sono i temi a cui non dai mai risposta. Caro Berlusconi, le battute, soprattutto quelle volgari, possono ferire. Eppure dovresti saperlo: quella che tu spacci per galanteria spesso si rivela come molestia, le barzellette razziste sono una minuscola enciclopedia dell’imbecillità. E in quanto ai gay, se un tuo figlio, un tuo amico, un tuo ministro lo fosse e non avesse il coraggio di confessartelo pensa a quanta gratuita sofferenza gli staresti infliggendo. Tu sei l’uomo più potente d’Italia, dovresti persino sentire l’assillo e l’onere di essere un esempio per il nostro popolo, una guida politica e morale. Hai scelto invece di vestire i panni di un Sultano d’Occidente. Ora che il tuo regno smotta paurosamente nel fango e nell’immondizia, ora che molti tuoi generali e caporali cercano di negoziare la propria personale salvezza, sarebbe bello da parte tua un’uscita di scena all’insegna del decoro. Il nostro popolo ha bisogno di pulizia, di verità, di sobrietà, di libertà, di serenità. Signor Presidente del Consiglio, le ragazze e i ragazzi nel nostro Paese non vogliono fuggire né prostituirsi, vogliono una finestra aperta sul proprio futuro. Le tue dimissioni possono dare coraggio all’Italia migliore.
Cordialmente, tuo Nichi Vendola
Bravo, stavolta il sup articolo mi e’ piaciuto. La cosa preoccupante e’ che la maggior parte degli italiani pensa che non ci sia niente di male, anzi che sia una vittima: qlc uomo lo farebbe dice una “illustre” soubrette locale, la colpa e’ di queste ragazze che prima si prostituiscono e poi parlano dice qlc altro; qlc dice ancora che anziché pensare ai problemi del paese, si perde tempo in queste cose inutili. A me pare che queste cose vengan fuori proprio x evitare di parlare dei problemi dell’Italia, e tanto cmq con lo scudo salva premier può fare qlc porcheria, anche divertirsi ad ammazzare qlc minorenne durante i bunga bunga. Leggo dappertutto che il suo tempo sta x finire, ma non la vedo così: lui incarna il sogno dell’italiano medio, come la Carfagna quello delle giovanissime
Siamo sulla stessa rotta. Ma c’è anche una cosa ancora più grave. ieri ho comprato “il giornale”. così, tanto per leggere. e perchè mi piace capire le motivazioni degli altri. ebbene, il direttore, in un editoriale, rimpiangeva i tempi in cui i gay erano chiamati pederasta e prendevano botte nei cinema. mah.. io dico, destra o sinistra, bisogna tornare a fare politica. una volta per tutte.
ps. Capezzone: “Berlusconi ha parlato così perchè sotto pressione”. CVD
Quando la ragione – fra persone intelligenti – prevale. Red.
Gentilissimo Ferrante nemmeno io, questa volta, le faccio un plissè! L’articolo è chiaro e netto, ma non “tracima” nella misura (a mio modestissimo avviso). Il nostro premier ci mette continuamente in imbarazzo col mondo con battute (“Io ho senso dell’ironia, gli altri no!” dice) assolutamente improponibili per una figura istituzionale di tal livello, e che sono riuscite persino a dare imbarazzo al ministro Carfagna (sua fedelissima), che da tempo promuove una campagna sociale, importante, contro l’omofobia.
Ma il problema non è tanto la virilità anni cinquanta sbandierata, rivendicata ed esibità del nostro mister B. Il problema è che lui (come il suo fedele alleato Bossi) fanno ancora molta presa sulla “pancia” della gente. il problema è la pancia (intesa come impatto emotivo)e anche la testa delle persone che vanno a votare; il problema è come e perchè scattino certi meccanismi d’identificazione e consenso di massa.
Ben venga il voto a destra o a sinistra, non importa, ma dobbiamo tutti alzare il tiro della credibilità politica e sociale attesa, io credo.
Anche gli uomini politici e le cariche istituzionali saranno a loro volta costrette a farlo. Forse, se abbiamo maggiore stima e fiducia in noi stessi, anche la nostra “pancia” (e il nostro cervello) vorranno sintonizzarsi con qualcosa di meglio..Anche il colore politico diventerebbe secondario rispetto al principio di crescità civile collettiva. Io in questo credo fermamente, senza retorica alcuna ma con massimo realismo e inevitabile prevedibilità di nessi emotivi, di pensiero e quindi comportamentali collettivi di causa ed effetto.
La saluto cordialmente
dobbiamo alzare il livello qualitativo della discussione e punzecchiarli, inchiodarli alle loro colpe, ai loro difetti, ai loro vizi, alle loro schifose azioni, ai loro servilismi, alla loro mancanza di mente… dobbiamo, è un dovere. nasce così il giornalismo. nasce così la cittadinanza. nasce così l’intelligenza. ecco spiegato anche il pezzo su capezzone. smettiamola di fargliela passare sempre liscia (p.ferrante).