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L’ACCORDO DI PROGRAMMA – Con deliberazione della Giunta regionale del 5 dicembre 2007, n. 2120,(Articolo 52, comma 59, Legge Finanziaria 28 dicembre 2001, n. 448) fu sottoscritto a Bari un Accordo di Programma per la definizione del Piano di Risanamento delle Aree Portuali del Basso Adriatico, fra Ministero Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare, Regione Puglia,, ICRAM e A.R.P.A. Puglia. La Legge finanziaria 448 del 2001, all’articolo 52, comma 59 ha autorizzato la somma di 5.000.000 milioni di euro, a valere sui fondi della Legge 426/1998, per la realizzazione di un Piano di risanamento ambientale delle aree portuali del Basso Adriatico, prevedendo che lo stesso fosse definito d’intesa con le Regioni interessate, individuate con Decreto del Ministero dell’Economia e Finanze di concerto con il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio. Con Decreto del Ministero dell’Economia e Finanze, con il Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio del 10 marzo 2006 è stato individuato come “Basso Adriatico” l’area marittima compresa fra il faro di Vieste e Capo d’Otranto. Con lo stesso Decreto del 10 Marzo 2006 veniva individuata la Regione Puglia quale unica regione interessata alla realizzazione del “Piano di Risanamento del Basso Adriatico” di cui all’art. 52, comma 59 della L. 448/01. Dopo una fase di approfondimento sugli studi e ricerche sin qui svolti da soggetti ed enti scientifici ed, in considerazione della trasmissione della bozza di Piano redatta da ICRAM in qualità di ente pubblico scientifico di supporto allo stesso Ministero, è stato svolto in data 5 giugno 2007 un incontro con Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, A.R.P.A. Puglia, ICRAM, Direzione Marittima e nucleo SDAI della Marina Militare, quale organo preposto alla bonifica degli ordigni esplosivi nella fase di disattivazione, rimozione e neutralizzazione degli stessi, volto a definire gli ulteriori adempimenti ed a verificare la possibilità di porre in essere i primi interventi operativi. A seguito ditale incontro sono state fornite ad ICRAM e Ministero Ambiente e Tutela del Territorio le informazioni in merito alle caratterizzazioni già eseguite nelle aree del Porto nuovo di Bari e di Molfetta e quelle relative al Porto di Otranto. In considerazione di quanto previsto all’art. 6 del Decreto n. 308/2006 “Regolamento recante integrazioni al D.M. 468/2001, concernente il Programma nazionale di Bonifica e ripristino ambientale”, tenuto conto che la Regione Puglia dovrà svolgere la funzione di indirizzo con tutti gli Enti e strutture tecniche che a vario titolo saranno coinvolti nella realizzazione dell’intervento di cui si parla mediante la stipula di apposite convenzioni per regolare il rapporto tra le parti, per le quali si fa espresso rinvio a successivi atti, il Ministero Ambiente ha ritenuto di ricorrere allo strumento dell’Accordo di Programma da condividere e sottoscrivere con la Regione Puglia e gli altri soggetti coinvolti. Tale Accordo di Programma, già sottoscritto con il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del Mare, ICRAM, Regione Puglia ed A.R.P.A. Puglia, di cui si propone la presa d’atto con il presente provvedimento, è articolato in una sezione attuativa ricomprendente gli interventi ritenuti più urgenti e di immediata attiva zione( Fase I), in quanto coperti da finanziamento, ed una sezione programmati ca (Fase II A-B) riferita a quegli interventi coerenti con gli obiettivi dell’Accordo, ma non sostenuti, al momento, da finanziamento pubblico ed in particolare nella sezione attuativa saranno eseguiti i seguenti interventi: Predisposizione del Piano di Caratterizazione delle 19 aree rientranti nella Fase I e II (A-B); Caratterizzazione delle aree ricomprese nella Fase I ai fini dell’individuazione di residuati bellici e del risanamento ambientale; Attività di formazione ed informazione, divulgativa, anche basata su aspetti di carattere sanitario e scientifico, rivolta agli operatori della pesca; Caratterizzazione delle aree rientranti nella Fase II A ai fini dell’individuazione di residuati bellici e del risanamento ambientale; Caratterizzazione delle aree rientranti nella fase II B; Attività di controllo, verifica e supervisione delle attività; Bonifica dei fondali dagli ordigni individuati nelle aree ricomprese nella fase I (Porto Vecchio di Manfredonia, Porto di Molfetta, Porto nuovo di Bari, Area costiera di Torre Gavettone ed isolotto di Sant’Emiliano). Il dettaglio di ogni singola attività è meglio specificato nell’Allegato tecnico all’Accordo di Programma che costituisce parte integrante dell’Accordo stesso. Le aree da indagare nella fase Il A sono i porti di Barletta, Bisceglie, Otranto, Mola di Bari, Giovinazzo, Trani e Monopoli, ove la presenza di ordigni bellici è stata segnalata sulla base di rinvenimenti casuali, mentre le aree da ricomprendere nella Fase II B sono i porti di Castro Marina, Margherita di Savoia, Torre Canne, S.Foca di Melendugno, Santa Maria di Leuca, Savelletri e Vieste. Alla luce di quanto esposto, si propose la “presa d’atto” della Giunta regionale dell’Accordo di programma fra il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, la Regione Puglia, l’ICRAM e I’A.R.P.A. Puglia, allegato al provvedimento per farne parte integrante.
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COPERTURA FINANZIARIA PIANO: La copertura finanziaria per gli adempimenti dell’attività conseguente al presente provvedimento, pari a 5.000.000 euro Iva inclusa, dove dovuta, è assicurata dai fondi ex articolo 52, comma 59 della Legge Finanziaria 28 dicembre 2001, n448. L’approvazione del presente provvedimento compete alla Giunta Regionale. La Giunta pugliese “udita la relazione e la conseguente proposta dell’Assessore all’Ecologia, Michele Losappio; vista la sottoscrizione posta in calce al presente provvedimento da parte del Dirigente f.f. dell’Ufficio Bonifica e del dirigente del Settore Gestione Rifiuti e Bonifiche; a voti unanimi espressi nei modi di legge” deliberò in seguito la presa d’atto dell’ “Accordo di Programma per la definizione del Piano di Risanamento delle Aree Portuali del Basso Adriatico” stipulato
in data 19 Novembre 2007 tra il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del Mare, la Regione Puglia, Assessorato all’Ecologia, l’A.R.P.A. Puglia ed ICRAM -allegato al presente provvedimento per costituirne parte integrante (Allegato A comprensivo dell’Allegato Tecnico – al costo complessivo di 5M euro; dando mandato al Dirigente del Settore Gestione Rifiuti e Bonifiche di provvedere ai conseguenti atti contabili ed amministrativi per l’attivazione e realizzazione dell’intervento in questione (con successiva pubblicazione del presente provvedimento sul Bollettino Ufficiale della Regione Puglia e sul sito www.regione. uglia.it , nonché notifica del provvedimento al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, all’ICRAM e all’A.R.P.A. Puglia a cura del Settore, documento a firma della gestione e Bonifiche, il segretario della Giunta: Romano Donno e naturalmente del Governatore Vendola).
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LE DICHIARAZIONI DEL COORDINATORE DI LIBERATORIO POLITICO, MATTEO D’INGEO – IL LIBRO RIVELATORE DI GIANLUCA DE FEO – “Abbiamo invaso l’Iraq per cercare le armi di distruzione di massa, invece sarebbe bastato tuffarsi nelle acque di Molfetta o di Ischia per trovarne a migliaia. Arrugginite fuori, micidiali dentro. Ma tutto questo finora non è interessato a nessuno”. Si conclude così il capitolo introduttivo dell’ultimo libro di Gianluca Di Feo “Veleni di stato”, un libro-inchiesta sulla presenza di ordigni bellici nei porti pugliesi.Il coordinatore del movimento civico Liberatorio Politico, Matteo d’Ingeo, ha reso noto tramite una nota stampa: “Di Feo ci parla, nel suo libro, di Salvatore Farinato, molfettese, che lavorava all’epoca per l’autorità portuale di Bari e che ha raccontato di una riunione “top secret” tenuta all’inizio dell’estate 1944 per lo smaltimento finale delle bombe a caricamento chimico recuperata nel porto di Bari. Era previsto che venissero imbarcate a Molfetta e che la sepoltura avvenisse al largo. Era stato anche previsto che quel bagaglio “così ingombrante” fosse affondato in “una fossa profonda oltre mille metri”. Le cose tuttavia andarono diversamente. Gli specialisti inglesi si limitarono a trasferire il carico a Molfetta con i camion “in un’atmosfera di gran mistero” senza dare informazioni ai portuali sulla natura dei materiali. Il trasporto in mare fu affidato a ditte private, con un contratto che garantiva il pagamento in base alla quantità di ordigni scaricati. I soldati inglesi non vigilarono sull’operazione e le bombe sono state seminate su una vasta area, senza registrarne la posizione, anche a pochi metri sotto il livello delle onde; così uno dei tratti più pescosi dell’Adriatico fu trasformato in un campo minato devastante”. “Al sindaco Azzollini – dice d’Ingheo – comunico che molti suoi colleghi parlamentari negli ultimi 10 anni hanno interrogato i vari governi sulle discariche belliche e navi di veleni sparse nei nostri mari e in particolare nel basso Adriatico, ma lui no; si è accorto dei residuati bellici solo quando ha deciso di costruire il “suo” nuovo porto commerciale e l’unico grande interesse, per la sua amministrazione, rimane questa grande opera che non servirà alla città ma solo a soddisfare interessi particolari”.