BARI – Gli appelli contro le misure cautelari hanno rinforzato il quadro accusatorio, che ipotizza il pagamento di tangenti a fronte dell’assegnazione di appalti per lavori finanziati con le risorse del dissesto idrogeologico.
E dunque la Procura di Bari ha chiesto il rinvio a giudizio per l’ex commissario straordinario e direttore generale Asset, Elio Sannicandro, e altre 11 persone fisiche accusate a vario titolo di corruzione e turbativa d’asta.
L’indagine della Finanza, condotta dai pm Savina Toscani e Claudio Pinto, accusa Sannicandro di aver preso 60mila euro per favorire le aziende dell’imprenditore lucerino Antonio Di Carlo e di sua figlia Carmelisa, il primo sottoposto agli arresti domiciliari (era finito in carcere) e la seconda all’obbligo di dimora.
Per Sannicandro, interdetto per 12 mesi e contestualmente sospeso dagli incarichi dal governatore Michele Emiliano, la Procura prima di Pasqua ha dato un parere parzialmente favorevole alla revoca della misura cautelare.
I pm ritengono infatti che, a fronte della cristallizzazione delle accuse, sia possibile ridurre l’interdizione a sei mesi (scadrebbero il 10 maggio).
Il gip Battista non si è però espresso sulla richiesta avanzata dal difensore dell’ingegnere barese, Michele Laforgia, rilevando che pende ricorso in Cassazione contro il «no» del Riesame alla revoca.
È dunque ipotizzabile che, ricevuto l’avviso di fissazione dell’udienza preliminare (23 aprile), la difesa riproponga l’istanza al gup Isabella Valenzi.
Sannicandro (che ha sempre recisamente negato di aver preso tangenti) è da più di 15 anni un fedelissimo del governatore Michele Emiliano, che lo ha voluto con sé fin dai tempi in cui era sindaco e lo ha nominato responsabile del Piano strategico metropolitano e poi assessore all’Urbanistica.
Ma proprio ieri l’ingegnere barese ha lanciato un suo gruppo Whatsapp (all’interno della community «Aiutiamo Laforgia a migliorare Bari e la Puglia») per sostenere Laforgia alle primarie del centrosinistra di Bari.