“Nei mesi successivi – prosegue nella sua analisi il direttore di Link Lab – probabilmente a causa dell’ennesima dose di fiducia degli italiani nei confronti del nuovo governo e delle politiche economiche per il rilancio del Paese, il numero dei suicidi ha conosciuto una diminuzione. Purtroppo i recenti casi di cronaca e gli ultimi drammatici dati sulla disoccupazione presentano un quadro sconfortante e i suicidi per crisi economica continuano a essere un fenomeno seriamente preoccupante”.
Cresce, e di molto, il numero dei disoccupati suicidi. “Nel primo semestre del 2013 – sostiene ancora Ferrigni – sono aumentati notevolmente: si pensi che sono già 29 i sucidi tra i senza lavoro nei primi sei mesi del 2013 contro i 18 registrati nello stesso periodo lo scorso anno e i complessivi 28 casi dell’intero 2012. Si tratta di un quadro preoccupante – continua il direttore – che rappresenta le drammatiche difficoltà legate alla crisi economica in cui versa il Paese. Debiti, fallimenti, licenziamenti, paura per il futuro, rassegnazione, hanno già portato al gesto estremo decine e decine di imprenditori e oggi fanno vittime in maniera sempre più evidente anche tra i disoccupati”.
Nel complesso, il numero dei suicidi tra gli imprenditori resta il più alto: 34 nei primi sei mesi dell’anno, 83 dall’inizio del 2012 a oggi i titolari d’azienda che, più esposti all’andamento negativo del mercato e dell’economia, hanno scelto di rinunciare alla propria vita ritenendo insormontabili le difficoltà e le problematiche legate alla crisi.
Altro dato che deve far riflettere: si abbassa l’età media delle vittime. Nel primo semestre un suicida su quattro ha un’età compresa tra i 35 e i 44 anni. Se nello stesso periodo del 2012 le vittime di suicidio con età compresa tra 35 e 44 anni rappresentavano il 9,4% dei suicidi, in quello appena concluso la percentuale sale addirittura al 23,7%. Sono infatti 18 i casi registrati contro i sei dei primi sei mesi dello scorso anno. In altre parole, il numero delle “giovani” vittime di suicidio per crisi economica è triplicato nell’arco di un solo anno. L’incidenza più alta dei suicidi permane, ciò nonostante, tra i 45-54enni e i 55-64enni (31,6%).
Quanto ai territori, nel primo semestre il numero più alto di suicidi si registra ancora una volta nel Nord-Est con 21 casi a fronte dei 17 dell’anno scorso. Cresce sensibilmente, invece, il numero dei suicidi nell’area Nord-Ovest: sono infatti 17 gli episodi contro i sette del primo semestre del 2012. Diciassette i casi registrati al Centro; a seguire il Sud, con 12 e le Isole con nove. Preoccupante e significativo, ma allo steso tempo stabile, il numero dei tentati suicidi: sono 11 le persone che nel secondo trimestre del 2013 hanno provato a togliersi la vita per motivazioni economiche. In totale, 22 i casi nei primi sei mesi del 2013.
Ma è proprio il dato relativo ai tentati suicidi a descrivere uno scenario minaccioso. “Se si considera – continua Ferrigni – che al Sud il tasso dei suicidi per crisi economica è sempre stato più basso rispetto alla media nazionale, desta preoccupazione il fatto che, rispetto a solo un anno fa, i tentati suicidi nelle regioni meridionali siano passati da un solo caso a ben otto tragici tentativi”. Anche per le regioni insulari vale una simile considerazione: quattro casi rispetto al caso singolo registrato nel primo semestre 2012. L’aumento si registra pure nelle regioni del Centro, dove da gennaio a giugno si sono verificati ben cinque casi”.
“I dati indicano quindi – conclude il direttore di Link Lab – una storica e significativa inversione di tendenza della mortalità per suicidio nelle regioni meridionali, sottolineando ancora una volta la tragedia umana che si sta consumando nel nostro Paese e a cui necessario prestare la massima attenzione affinché anche quei tentativi di porre fine alla propria vita non si trasformino in drammatici epiloghi”.
(Fonte: Rassegna.it)