LA FESTA è finita. Anzi per i pescatori non è neanche iniziata. Per colpa del Covid. Sono tornai in mare, per pescare. “La nostra festa è questa, il lavoro” commenta uno di loro sulla banchina di tramontana. “Speriamo solo che ce lo fanno fare con tranquillità” ribatte un altro alludendo ai tanti problemi che travagliano e condizionano la categoria. A cominciare da questo fermo biologico programmato. “Del tutto inutile e dannoso per la categoria” protestano alcuni armatori. “E’ arrivato in aggiunta a quello forzato di oltre due mesi per il coronavirus: danno al danno con una miseria di indennizzo e a quando arriva. Avevano chiesto – ricordano – una sospensione dell’attività di pesca come nel 2000 in corrispondenza della guerra nel Cosovo, ma non siamo stati ascoltati”.
LAMENTANO il crollo dei prezzi. Ma non nelle pescherie. In questa disparità di valutazione c’è gran parte della crisi della pesca sipontina. Il punto di partenza è il mercato ittico, il luogo ufficiale dove si svolge l’asta del pescato, la contrattazione tra offerta e domanda in libera concorrenza. Il mercato ittico è chiuso, or saranno quattro anni. E non si sa perché. Dopo la chiusura per la gestione fallimentare affidata incautamente (e non solo) all’ASE (Azienda servizi ecologici) sulla quale (cioè dei cittadini) sono stati riversati le perdite del mercato, è calato il silenzio. Solo tante voci contradditorie e smentite. C’è stato un bando per la ricerca del gestore: anche questo finito nelle nebbie non del mare, ma della burocrazia se non degli intrighi di potere. L’ombra dello scioglimento della passata amministrazione copre anche questo settore (ci sono state delle interdittive specifiche).
CERTO è che il bel mercato ittico, abbondantemente invaso dalle erbacce, fa misera mostra di sé tra le banchine del porto affollate di pescherecci e il viale di scorrimento cittadino. Il controllo della pesca in mano ai grossisti che naturalmente fanno i propri interessi. E così che l’economia fondamentale della città va in malora. E’ peraltro l’unica rimasta pur con i forti tagli subiti. Ci sono ancora dei pescatori-lavoratori che a settembre possono dire “torniamo al lavoro” anche se con tanti condizionamenti. Quanta altra gente, a cominciare dai giovani, possono sia pure pensare ad una attività di lavoro?
MANFREDONIA espone ben due aree industriali nelle quali i capannoni abbandonati sovrastano quelli con attività produttive che in ogni caso non incidono sul Pil locale fermo ai minimi storici. Per non parlare del porto industriale che si accontenta del minimo di sussistenza in attesa della realizzazione degli interventi promessi. Al turismo ci ha pensato il virus. E’ una ruota senza ingranaggi i cui giri a vuoti si riverberano sulle attività commerciali che languono sperando nella marea di sconti.
SULLE rive del golfo è approdata Teresa Bellanova, ministro delle politiche agricole alimentari e forestali, ma per sostenere la candidatura alla Regione Puglia di Ivan Scalfarotto.
Michele Apollonio