
Manfredonia – PIENA ASSOLUZIONE, “per non aver commesso il fatto”, per il sipontino Domenico Manzella, agli arresti domiciliari dallo scorso aprile, nell’ambito dell’operazione ‘Ghostbuster’, legata a reati di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. I fatti: nell’ambito della vasta operazione suddetta, nell’aprile del 2009, le forze dell’ordine locali arrestarono persone, accusate di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. L’accusa ai danni di Manzella si era basata su una intercettazione telefonica, nel corso della quale gli inquirenti avevano ascoltato altri due arrestati (dell’area di Cerignola) che parlavano di pezzi di “cose”, dei quali il Manzella avrebbe fatto richiesta. Secondo l’accusa, la richiesta del giovane, e dunque l’oggetto in essere della vicenda, era della droga. La difesa, rappresentata dall’avvocato di Manfredonia Pietro Schiavone, ha invece dimostrato (in opposizione a quanto stabilito dal pm Lidia Giorgio di Foggia e dal giudice dello stesso Tribunale foggiano Domenico Zeno) che in quel periodo Manzella era alla ricerca di pezzi di ricambio (un paraurti) per l’autovettura della moglie, “a prova di questo – dice infatti a Stato un rappresentante della difesa del giovane – pochi giorni dopo quella conversazione la stessa automobile del ragazzo, di proprietà della moglie, è stata rottamata, il tutto documentato da una certificazione relativa”. I pezzi quindi della Y10 non sarebbero mai arrivati a destinazione, nonostante la richiesta. Manzella, incensurato, e mai accusato di aver avuto rapporti con altri pregiudicati, estraneo al circuito malavitoso e alle forze dell’ordine, aveva fatto richiesta del rito ordinario, a differenza di altri arrestati che avevano fatto richiesta del procedimento di rito abbrievato. Manzella è stato l’unico dei 7 soggetti arrestati ad essere stato assolto, in mancanza di “reale esecuzione del fatto”.