Manfredonia. Una delle aree del Parco Nazionale del Gargano più invidiate in Italia è, senza dubbio, l’Oasi Lago Salso. Si tratta di una zona umida costiera del Golfo di Manfredonia, Sito d’Importanza Comunitaria, Zona di Protezione Speciale che si estende per 1040 ettari, con caratteristici esemplari floristici e faunistici. Ma una recente segnalazione giunta un paio di giorni fa a Stato Quotidiano ha testimoniato una condizione in cui versa l’area che rende sicuramente poco giustizia all’importanza del territorio.
“Volevo fare una passeggiata tra le bellezze naturalistiche del nostro territorio con la mia ragazza” racconta l’autore della segnalazione. “Giunti all’ingresso dell’Oasi, il cancello risultava aperto. La stradina che ci ha accolti risultava dissestata. Con difficoltà abbiamo proseguito, ma siamo stati colpiti dall’immondizia presente lungo il sentiero, pezzi di legno ovunque e strutture che sembravano essere in uno stato di quasi abbandono. Accompagnati da staccionate bruciate e rumori di spari e due cani zoppi, abbiamo proseguito per un tratto per poi tornare indietro. Dopo diversi tentativi di chiamata al numero di riferimento presente sul sito web dell’Oasi, finalmente qualcuno ci ha risposto, spiegandoci che attualmente l’area è passata in gestione al Parco del Gargano, che le strutture sono tutte funzionanti ed efficienti -informazione in contrasto con la segnalazione- e che è possibile visitare l’area solo prenotando una visita guidata”.
Sulla questione si è espresso Vincenzo Rizzi del Centro Studi Naturalistici di Capitanata. “Effettivamente ci sono alcuni, evidenti, problemi. Si tratta di una zona estremamente ampia, di mille ettari, che richiederebbe una serie di interventi. Da un po’ di tempo è subentrato nella gestione dell’Oasi l’Ente Parco, con lo scopo di dare un maggiore rilievo all’aspetto organizzativo e gestionale. In questi anni il Parco, come anche in precedenza il Comune, non ha investito una lira sull’Oasi. Mi rendo conto che siamo in un periodo particolare, con una serie di altre urgenze” spiega a Stato Vincenzo Rizzi. “Però ci sono anche degli accorgimenti -anche banali- che potrebbero essere presi per risparmiare soldi. Ad esempio, che senso ha utilizzare staccionate completamente in legno in una zona umida come quella? Si potrebbe utilizzare la plastica riciclata che ha un aspetto simile al legno e risparmiare migliaia di euro all’anno per la manutenzione di tali strutture. C’è poi da dire che diversi enti all’interno dell’Oasi hanno “il proprio orticello” e da questo punto di vista non c’è mai stata una vera sinergia”.
Problemi, questi, come sottolinea Rizzi, che potrebbero essere risolti ponendo maggiore attenzione all’importanza che potrebbe rappresentare il territorio dell’Oasi.
“Servirebbe un’azione più decisa da parte di tutte le istituzioni in gioco. Per fare un esempio – continua il presidente del Centro Studi Naturalistici – per fare arrivare la Forestale nell’area ci abbiamo messo anni e, tuttora non abbiamo una sorveglianza h24, che sarebbe fondamentale per gli atti vandalici che avvengono quasi ogni notte, e per contrastare l’intenso fenomeno di bracconaggio. Come pure il problema dell’ingresso abusivo di pescatori e il prelievo di acqua dell’Oasi. E dall’ente Parco mi aspetto un’azione decisiva su questo aspetto”.
Attualmente l’Oasi risulta accessibile solo per mezzo di visite guidate, dal momento che non tutti i sentieri sono messi in sicurezza. L’associazione a cui fa capo Rizzi ha proposto nel tempo diverse idee che prevedono l’apertura al pubblico e, soprattutto, alle famiglie con bambini, con percorsi realizzati ad hoc sia per i bambini sia per i disabili sia per gli anziani.
Le potenzialità dell’area sono pressoché infinite. Nel mondo esistono realtà molto simili a questa, che arrivano a 250 mila visitatori annui, rappresentando un forte pilastro nell’economia della città. Se si pensa che la biodiversità presente in quei mille ettari dell’area garganica attiri studenti dalla Svezia per elaborare le proprie tesi di laurea e ricercatori, ben si può comprendere come la realizzazione di strutture apposite potrebbe rendere lustro al territorio di Manfredonia.
“In queste cose bisogna crederci –conclude Rizzi-. Se lasciamo tutto nelle mani della politica, tutto tornerà come prima, riportando l’area ad essere soltanto una zona per loschi traffici, caccia o coltivazioni assolutamente inutili”.
Relativamente alla segnalazione dei lettori, Stato Quotidiano ha chiesto da giorni un parere anche al Presidente del Parco del Gargano, Stefano Pecorella. Ma al momento della pubblicazione di questo testo, non sono pervenute risposte.
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(A cura di Raffaele Salvemini – r.salvemini@statoquotidiano.it)
Ad esaltare le bellezze di questa zona di interesse mondiale, vogliono collocare a pochi metri una quantità pazzesca, diabolica di Gpl.
Volevo ricordare al signor rizzi e ad altri come lui,che in passato quando quel luogo era in mano ai cacciatori,era un paradiso terrestre.perché al contrario di quello che volete fare credere il cacciatore ama la natura molto più di tanto parassiti che pensano solo hai soldi.ora io non so di preciso chi finanzia l oasi ma dovrebbero vedere in che stato versa,è una pattumiera a cielo aperto con ratti e quant’altro.perché non vi andate a vedere le foto do quegli anni e rendetevi conto.tanto non serve a niente.
parole sante mauri, io la ricorso benissimo la valle era un paradiso. adesso è una fogna.
In effetti da quando e’ stata gestita da associazioni ambientaliste nn ha mai avuto esito positivo, iniziando dal progetto del gobbo rugginoso …
Poi Rizzi precisa che ha udito degli spari.
Si ricordi che la caccia e’ aperta e nelle zone limitrofe si puo’ andare tranquillamente, forse gli facevano eco i rumori dei botti di capodanno.
Si credere alle ricerche affidate alle associazioni ambientaliste sulla gallina prataiola e sul gobbo rugginoso ed alle zone SIC, ZPS che non hanno nulla da preservare in quanto oggetto di incendi, di scarico di rifiuti. Queste aree sono solo definizioni burocratiche per l’Europa. La Germania ed altre nazioni hanno, rispetto alla loro superficie totale, poche aree sottoposte a vincoli ma ben tenute. Suggerisco di affidare all’ASE quell’immondezzaio.
Il solito parafrasare di una monotona gestione fallimentare a matrice pubblica… ahimè diciamola tutta, ma tutti i soldi spesi cosa hanno prodotto??? che bel biglietto da visita offriamo???? le associazioni ambientaliste che tanto decantano il loro saper fare…ma cosa??? —-pubblici per un carrozzone esclusivo -.. basta buttare soldi in oasi… che personalmente definirei Oasi del pianto!!! saverio
Signor rizzi se quello che ha fatto è un augurio,perché l oasi ritorni come prima,spero tanto che questo possa accadere veramente per restituire all ambiente le sue caratteristiche floristiche e faunistiche di una volta.
Sbaglio o il Sig. ha tralasciato il fatto che molte strutture erano in comodato al Centro Studi Naturalistici che in questi anni ha beneficiato di soldi pubblici per gestire quel sito con progetti tipo Gobbo rugginoso, guide turistiche cicogna ecc., con l’esito dell’evidente abbandono in cui adesso sono! Con che faccia ci si può permettere di fare disinformazione? Dovete andarvene tutti di la, se fossero coinvolti i cacciatori nella gestione dell’area scommettiamo che ritorna un paradiso piuttosto del NO a priori pure per tagliare una cannuccia? Ma andate a lavorare -!