Orta Nova – Due destini si sono incrociati nei sentieri della storia medievale di Capitanata: quelli della Domus di Orta e dell’allora nascente città di Manfredonia.
Era il 1263 quando Manfredi, figlio dell’ imperatore Federico II, emanò dalla Domus di Orta un prezioso documento per la fondazione Manfredonia. Era il “Datum Orte, anno Dominice incarnationis MCCLXIII mense novembris”, Pietro di Alife notaio
I dettagli, nelle parole della professoressa Margherita Pasquariello a Statoquotidiano.
Dove viene conservato oggi il Datum Orte?
“In realtà oggi tale documento non esiste più perché nel 1620 la città di Manfredonia venne saccheggiata e incendiata dai Turchi. Così, tutti i documenti che testimoniavano le origini della città andarono distrutti. Certo, restano le cronache del tempo, ma queste spesso non concordano tra loro. Tuttavia, una copia del ‘Datum Orte’ è stata conservata nella Cancelleria e nel tesoro di Carlo d’Angiò, in Napoli”.
Come mai una copia del Datum Orte venne conservata nella Cancelleria Angioina?
“Dopo la sconfitta di Manfredi a Benevento, nel 1266, ad opera di Carlo d’Angiò, il Regno passò agli Angioini. Accadde che nel 1300 Manfredi Maletta, zio di Manfredi, gran camerario del Regno e personaggio chiave nella fondazione di Manfredonia, chiese al papa Bonifacio VIII e agli Angioini di poter ritornare proprio a Manfredonia, città che egli aveva visto nascere”.
Cosa successe allora?
“Dopo circa 37 anni dalla fondazione della città, in tarda età, nel dicembre del 1299, Manfredi Maletta ottenne dal papa il riconoscimento del possesso della città di Manfredonia e di altre terre. L’11 gennaio del 1300 il papa Bonifacio VIII scrisse a Carlo d’Angiò invitando il sovrano a restituire al Maletta quanto da lui richiesto. Così i rappresentanti della città di Manfredonia si recarono a Napoli per portare a Carlo d’Angiò il prezioso documento, il Datum Orte, che attestava i diritti di Manfredi Maletta sulla città di Manfredonia”.
Il sovrano angioino riconobbe il documento il Datum Orte?
“La valenza del documento era di enorme portata, non solo ai fini storico-sociali, ma soprattutto ai fini economici. Intanto non poteva essere revocato se si considera che il papa lo aveva accettato e riconosciuto invitando il sovrano a fare altrettanto. Carlo d’Angio, dopo aver verificato che il Datum Orte aveva sigillo pendente, non abraso, né cancellato, ‘nec in aliqua parte sui corruptum’, fece trascrivere con dettagliata precisione, ‘de verbo ad verbum’, il documento e lo conservò nel tesoro angioino di Castel dell’Ovo. In seguito decretò l’ordinanza che immetteva Manfredi Maletta nel possesso da lui richiesto”.
Un documento conservato nel tesoro reale. Ma cosa conteneva di tanto prezioso?
“Il sovrano riconobbe l’enorme importanza del documento, perché in esso si decretavano introiti fiscali. Certo, nel Datum Orte si trovano elementi sufficienti per orientare validamente una ricostruzione storica delle origini di Manfredonia. Ma non solo. Si chiariscono anche elementi relativi alla Domus di Orta, ma, in special modo, dell’Adriatico”.
(Continua…).
Daniela Iannuzzi
Mi sono commosso , questa è la storia della ns città e questa dottoressa ci ha dato un quadro esaustivo dell’ epoca, neanche io sapevo questo particolare.