FOGGIA – Un’esperienza unica, altamente formativa sia a livello umano che professionale.
Un’avventura che permette di cambiare prospettiva, allargando la visione da molti punti di vista”. Non nasconde una certa emozione nel raccontare la propria esperienza di volontariato internazionale con Emergency Lea Cantatore, giovane medico specializzato in Anestesia, Rianimazione, Terapia intensiva e del Dolore presso il Policlinico “Riuniti” di Foggia, la cui storia è stata raccolta dal Ce.S.eVo.Ca., il Centro Studi e Volontariato di Capitanata.
Un’infanzia trascorsa a Castelluccio Valmaggiore, sognando di fare il medico fin da quando era bambina.
“A 4 anni – spiega la dottoressa Cantatore – già sapevo che da grande avrei curato le persone; negli anni non ho mai avuto un dubbio o un ripensamento”.
Una passione trasmessa da papà Gino, infermiere al Pronto Soccorso del Policlinico Riuniti di Foggia.
“Mio padre è sempre stato un esempio, un modello da seguire nella vita e nella professione.
È stato il primo a comprendere il mio bisogno di partire con Emergency per il Sudan.
Ho sempre condiviso i valori dell’associazione e di Gino Strada. Lui spesso ripeteva che ‘i diritti degli uomini devono essere di tutti gli uomini: proprio di tutti, altrimenti diventano privilegi’.
Con questo spirito sono arrivata a Khartoum, dove ho svolto servizio come medico da marzo a settembre 2022 presso l’ospedale ‘Salam Centre’.
È un Centro molto importante in cui viene offerta assistenza gratuita e altamente qualificata a pazienti pediatrici affetti da patologie – congenite o acquisite – di interesse cardiochirurgico.
I pazienti operati al ‘Centro Salam’ soffrono soprattutto di patologie valvolari di origine reumatica, causate da infezioni da streptococco betaemolitico di tipo A non curate.
Una semplice faringite, se trascurata o non curata con i medicinali giusti, può sviluppare il rischio di contrarre la malattia. In Sudan questa situazione si ripete spesso, a causa della mancanza di penicillina”.
Lea Cantatore, nonostante siano trascorsi già quattro mesi dal suo rientro in Italia, ricorda ogni paziente curato nel periodo trascorso in Sudan e si dice pronta a ripartire per una nuova esperienza di volontariato internazionale: un’opportunità di crescita che si augura possano fare tanti altri giovani.
“Qualsiasi esperienza di volontariato – spiega – consente di mettere a disposizione il proprio tempo per aiutare il prossimo ma serve anche ad aiutare se stessi, grazie alla crescita personale e all’acquisizione di nuove competenze professionali e linguistiche. È una chance da non perdere”.