Ma usciamo dal caso personale e veniamo a fatti che interessano tutti i cittadini. Dopo aver frequentato il reparto per alcuni giorni ed aver constatato di persona la qualità dell’accoglienza e la professionalità del personale, quale amara sorpresa è stata per me l’apprendere dall’efficientissimo e competentissimo caposala, Domenico (Mimmo) Trombetta, che il reparto “sopravvive” tra mille difficoltà, con soli due medici che prestano la loro opera con contratto a termine (in poche parole, sono “precari”), facendo ricorso a consulenze esterne per i casi più particolari. Esterrefatto, ho ascoltato l’elenco delle prestazioni che il reparto fornisce ad una vasta utenza costituita in gran parte da anziani, molti dei quali provenienti da paesi limitrofi, che sarebbero costretti a spostarsi in altri ospedali ben più lontani se un vero e proprio manipolo di “eroi del quotidiano” non si impegnasse tra mille difficoltà a far funzionare l’unità di Urologia.
La domanda che dobbiamo porci è sempre la stessa, ahimè: dov’è la politica locale quando si tratta di pensare all’ospedale di San Severo? Quanto è stato fatto in questi anni dalla Regione Puglia per altri ospedali della provincia – vedi il Tatarella di Cerignola – mentre il nostro nosocomio langue e, anzi, si batte per non morire? Le strutture del nostro ospedale non vanno difese, badate bene, ma vanno potenziate e dotate di attrezzature e di personale in grado di rispondere alle esigenze di una cittadinanza che non ne può più di lunghe liste d’attesa e di viaggi della speranza in altre province o regioni.
(A cura di Antonio G. Del Vecchio – Presidente Associazione Enrico Mattei, San Severo)