Venti gelidi spirano nei corridoi del Comune tra facce incredule, anche di chi pare non si sia mai accorto di nulla, oltre a qualche indignato sulla presunta ed inappropriata pervasività della magistratura in politica.
Ma fin troppo chiaro è stato l’appello, che il Procuratore capo, Leonardo Leone de Castris, ha rivolto ad “eventuali vittime di comportamenti analoghi”, sollecitandole “nei prossimi giorni a collaborare per l’accertamento della verità e comunque chiarire la propria posizione.”
Così come sarebbe legittimo chiedersi qual è il collegamento e l’interconnessione tra lo Sportello unico per le attività produttive (Suap ), l’ufficio lavori pubblici e urbanistica, interfacciato con quello legale, che appone il sigillo alle pratiche?
Concussione e tentata concussione ai danni dell’imprenditore edile, Lello Zammarano, sono stati i capi d’accusa emersi dall’inchiesta della Procura della Repubblica di Foggia, e che hanno portato alla notifica dell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip del Tribunale nei confronti di Fernando Biagini, dirigente del servizio lavori pubblici e del Suap (Sportello unico per le attività produttive), dell consigliere comunale, Massimo Laccetti, e dell’imprenditore Adriano Bruno, quest’ultimo ai domiciliari.
L’inchiesta sull’affitto del nuovo palazzo di piazza Padre Pio, destinato ad ospitare i nuovi uffici giudiziari, partita ad ottobre 2013, in seguito ad accertamenti patrimoniali, intercettazioni ambientali e telefoniche tra il Biagini e Laccetti, ha fatto emergere un giro di tangenti per l’aggiudicazione di appalti con l’amministrazione comunale, riguardanti il servizio dei Lavori Pubblici, “in forma sistematica”.
Con queste accuse, la sera stessa sono scattati i sequesti per “equivalente”. In particolare personale della squadra mobile e della Guardia di Finanza hanno sequestrato rispettivamente al Biagini un’Audi A6 da 30mila euro, 32mila euro depositati su un suo conto di deposito, oltre ad alcuni oggetti in oro custoditi in casa. 4.500 è la somma invece confiscata nell’abitazione del Laccetti.
Intanto, stamani si sono svolti gli interrogatori di garanzia per tutti e tre gli imputati. Biagini e Laccetti sono stati rispettivamente difesi dagli avvocati Giulio Adolfo Treggiari e Michele Curtotti. Il dirigente comunale del Suap ha negato di aver mai preso “mazzette” dall’imprenditore Zammarano, mentre Laccetti si è avvalso della facoltà di non rispondere. In ultimo l’imprenditore Adriano Bruno ha dichiarato di aver agisto esclusivamente nell’interesse di Zammarano per perorare la sua causa di fronte al Biagini, che a luglio del 2013 aveva espresso reticenze sul fitto del palazzo di Piazza Padre Pio.
(A cura di inesmacchiarola1977@gmail.com – Redazione Stato)
Molto bene, ottimo lavoro.
In certi ambienti, non solo foggiani, più si scava e più emerge il fetore di ogni sorta di delitti contro l’interesse di chi paga stipendi ed indennità varie…. cioè la collettività.