Dall’inizio della pandemia, la comunità scientifica ha iniziato ad utilizzare una nomenclatura condivisa per indicare le variazioni genetiche del virus mano a mano chela pandemia procedeva e ciò ha portato alla individuazione di un numero limitato di “Giade” (gruppi) denominati: S, L, V, G, GR, GH. Successivamente all’intemo di ciascun gruppo sono state individuate diverse linee genetiche che hanno permesso di acquisire ulteriori informazioni sull’evoluzione del virus pandemico.
In Italia, dall’inizio della pandemia sono state osservate complessivamente 8 linee genetiche appartenenti a 4 gruppi, delle quali la linea genetica B.1 del gruppo G e quella 0.1.1 del gruppo GR rappresentano oltre il 90% dei virus sequenziati (176/194 pari al 90.7%). L’IZS della Puglia e della Basilicata, in collaborazione con l’Università degli Studi di Bari, ha definito le sequenze di 40 genomi virali riferibili ad altrettanti pazienti provenienti dalla Puglia (n=30) e dalla Basilicata (n=10) che si sono ammalati tra il mese di Marzo e l’inizio di Luglio 2020. I risultati indicano che in Puglia è predominante la circolazione della linea genetica 0.1.1 ( gruppo GR) seguita dalla linea genetica 0.1 ( gruppo G) mentre in Basilicata oltre alle linee genetiche 0.1.1 e 0.1 ha circolato anche la linea genetica 0.1.1.1 ( gruppo GR) e quella 0.1.1.9) gruppo GR).
Spesso le mutazioni che si rinvengono nel genoma virale non comportano alcuna variazione nella produzione degli amminoacidi (elementi di base per le proteine) mentre in altri casi si. Dall’inizio della pandemia la più importante mutazione strutturale del genorna scoperta è quella chiamata D614G, che ha modificato la struttura della proteina spike del virus (la proteina spike è quella con cui il nuovo coronavirus riesce a penetrare nelle cellule) e dato che il virus con questa mutazione ha quasi completamente sostituito il virus dell’inizio della pandemia, molti scienziati sostengono che tale mutazione possa essere correlata ad un incremento della contagiosità/infettività. Quasi tutti gli isolati italiani, così come anche i ceppi pugliesi e lucani fino ad ora sequenziati, presentano la mutazione D614G. Oltre a questa mutazione, non sembrano evidenti altre mutazioni strutturali tali da poter affermare che il virus è sostanzialmente cambiato nel corso di queste settimane.
A cura della Direzione dell’IZS Puglia e Basilicata