E sempre il primo cittadino ha consegnato le medaglie d’onore a due concittadini – Giovanni Battista Roselli (deceduto) e Francesco La Pietra – ai quali è stata riconosciuta tale onorificenza perché deportati ed internati nei lager nazisti e destinati ai lavori forzati per l’economia di guerra.
In apertura del proprio intervento, il pensiero del sindaco è stato rivolto ai tanti militari “impegnati in missioni di pace” che hanno perso la vita in questo ultimo anno. “Il loro sacrificio non è stato vano: in un mondo sempre più interdipendente, in cui i valori di solidarietà e pace devono essere il fondamento, non potrà esserci vera sicurezza se permarranno focolai di minaccia. Le Forze Armate sono protagoniste di una strategia di sicurezza attenta alle esigenze di un mondo coinvolto da profondi mutamenti: diffondere i valori e gli obiettivi di pace, democrazia e sviluppo ben oltre i nostri confini nazionali e d’Europa. Per queste ragioni a loro va il nostro più sentito ringraziamento”.
Riprendendo il tema dell’unità nazionale, il sindaco di Foggia ha definito “legittime” le istanze e le esigenze delle amministrazioni locali da cui trae origine il progetto federalista, “ma non si possono tollerare le provocazioni ed i tentativi di innescare contrasti rovinosi. Il confronto tra le opposte parti politiche deve concorrere al raggiungimento di questi risultati e non produrre il conflitto, lo scontro solo fine a sé stesso: questo è lo spirito che deve sorreggere il Parlamento, le istituzioni regionali e locali; un forte senso di responsabilità politica deve portare l’Italia a rinnovarsi, a diventare più moderna e più giusta, a consolidare la sua unità e non a dividersi”.
Bari, cerimonia di consegna delle medaglie agli ex internati– E’ stato il consigliere segretario Giuseppe Longo a rappresentare il Consiglio regionale nella cerimonia ufficiale in Prefettura per la consegna delle medaglie d’onore ai cittadini italiani, civili e militari, deportati ed internati nei lager nazisti e destinati al lavoro coatto per l’economia di guerra. Sono state conferite con Dpr 29/3/2010 ad insigniti della provincia di Bari e consegnate anche ai familiari dei deceduti. Erano militari, giovani in divisa, ma il nemico tolse loro anche la dignità di uomini: li considerava “pezzi” (stucke). Non più ufficiali ed ex combattenti prigionieri di guerra: per la Germania nazista erano solo oggetti. L’Associazione Nazionale reduci dalla Prigionia ANrP, prosegue da anni la ricerca ed ha appena dato alle stampe il secondo volume “Deportati e internati”, a cura di Emilio Gardini, 198 pag. 19 euro, con le testimonianze di internati militari raccolte nel progetto di approfondimento storico. L’ANrP, spiega il segretario generale Enzo Orlanducci, ha sempre operato per la tutela dei reduci e dei loro familiari: dai prigionieri degli Alleati, agli internati militari e civili nei lager nazisti, a quanti hanno partecipato, con o senza stellette, alla guerra di Liberazione.
Corredano il volume due dvd, con un documentario di Thomas Ragdick e le video interviste di Gardini e di Valter Merazzi ad oltre cinquanta ex IMI, questa volta abruzzesi, molisani, lombardi e veneti, che dal settembre 1943 al maggio 1945 sono stati autentici “schiavi, all’interno di un sistema crudele creato per mantenere in efficienza l’economia tedesca nonostante la guerra. Oggi sono anziani – spiega nell’introduzione lo storico Luciano Zani – ma hanno aperto le loro case ed hanno ricordato cosa si prova quando la Storia fa irruzione nella propria vita. Ascoltandoli nasce un filo rosso che li lega tra di loro, in luoghi, ceti ed ambienti tanto differenti. Nasce un racconto. Come ricorda il curatore, la vicenda dell’internamento dei militari italiani, considerata a lungo una storia dimenticata, è finalmente oggetto di interesse storiografico, con particolare attenzione alle fonti orali, ai racconti di vita e al lavoro sulla memoria. Attraverso la mediazione degli studiosi, viene fuori “un sapere ‘diverso”, fondato sulla narrazione, sulla storia prodotta dai singoli”.
Redazione Stato