Esperienze di rigenerazione.
1. Matera, vergogna nazionale e Olivetti il visionario. “Io guardavo passando e vedevo l’interno delle grotte, che non prendono altra luce e aria se non dalla porta. Alcune non hanno neppure quella. Si entra dall’alto, attraverso botole e scalette. Dentro quei buchi neri, dalle pareti di terra, vedevo i letti, le misere suppellettili, i cenci stesi. Sul pavimento stavano sdraiati i cani, le pecore, le capre, i maiali. Ogni famiglia ha, in genere, una sola di quelle grotte e ci dormono tutti insieme, uomini, donne, bambini e bestie. Così vivono ventimila persone…. Ho visto dei bambini seduti sull’uscio delle case, nella sporcizia, al sole che scottava, con gli occhi semichiusi e le palpebre rosse e gonfie… Altri bambini incontravo, con i visini grinzosi come dei vecchi, e scheletriti per la fame, altri con le pance gonfie, enormi, la faccia gialla. Le donne mi invitavano a entrare in quelle grotte oscure e puzzolenti, i bambini sdraiati per terra che battevano i denti per la febbre, altri si trascinavano ridotti a pelle e ossa dalla dissenteria, altri con la faccia gialla…”
Carlo Levi descrive i Sassi di Matera con gli occhi della sorella, che era andata a trovarlo al confino in Basilicata. Nel 1945, l’uscita del libro Cristo si è fermato a Eboli, fu un “grido” e gli echi giunsero anche all’estero. Matera divenne una vergogna nazionale: miseria estrema, migliaia di famiglie in condizioni igieniche pessime, una mortalità infantile al 40%, un alto tasso di analfabetismo.
Ora a distanza di oltre 70 anni, Matera è capitale europea della cultura. La prima città del Sud.
Adriano Olivetti si interessò alla città lucana dopo la lettura del libro e su stimolo dell’amico Carlo Levi. Per Matera, città “simbolica” del mondo contadino, Olivetti prefigurò un intervento sociale, culturale e di risanamento urbanistico. In Basilicata trasferisce competenze e crea un fertile confronto tra progettisti, assistenti sociali, ingegneri, filosofi per ricostruire luoghi che diano dignità e cittadinanza alle persone.
Matera diventa un “laboratorio a cielo aperto” in cui lavorano giovani del luogo e professionisti esterni. Un progetto urbanistico partecipato, con abitazioni bianche, dal profilo semplice, e una comunità che fu sollecitata ed educata a pensare, attraverso la diffusione di riviste, l’istituzione di biblioteche, corsi di cultura popolare, attività sportive e ricreative. Un metodo di lavoro che intrecciava le competenze e le conoscenze, si sviluppava in modo interdisciplinare, mescolava utopia, creatività e pragmatismo. Il progetto subì un rallentamento e fu anche alterato rispetto allo spirito originario, ma l’attenzione verso la città di Matera, la modalità di affrontare il problema dei “Sassi” produsse, per merito di Adriano Olivetti, risultati positivi.
La Martella, così si chiamava il villaggio progettato per accogliere 200 – 300 nuclei familiari, fu il solo realizzato e nemmeno pienamente completato. Il progetto ebbe molti apprezzamenti, ma ci furono polemiche da parte della Democrazia Cristiana e del Partito Comunista. La prima contestava la scelta di aggregare i contadini assegnatari di terra, rispetto al modello dell’Ente di Riforma di tenerli in case sparse nei campi. L’aggregazione faceva paura! Il secondo criticava il ruolo delle assistenti sociali, troppo “presenti” nel consigliare e guidare le scelte culturali (libri, film…). Un modo per educare o meglio addomesticare, si diceva.
Nel 1956, al congresso dell’Istituto nazionale di Urbanistica, di cui era presidente, nell’intervento introduttivo Olivetti chiedeva un forte ampliamento degli spazi destinati ai servizi sociali e culturali, sia nella progettazione urbanistica, sia nei bilanci dello Stato, delle province, dei comuni, delle industrie, dei privati. “La civiltà di un popolo si riconosce dal numero, dall’importanza, dall’adeguatezza delle strutture sociali, dalla misura in cui è esaltato e protetto tutto ciò che serve alla cultura, e in una parola all’elevamento spirituale e materiale dei nostri figli: ma questo apparato sociale è ancora il privilegio di pochi. La marcia inesorabile verso il massimo profitto, salvo poche eccezioni, è ancora la regola più evidente della nostra economia”.
Dalla contro riforma abbiamo avuto pochissimi grandi “politici” di caratura mondiale. A. Olivetti è uno di questi, fin troppo presto dimenticato. Ogni tanto rileggo, quel “Citta dell’Uomo”, che altri visionari, miei professori ci fecero leggere. Quanto ci mancano questi “umani”. Da ricordare la Fabbrica Giardino di Pozzuoli. Dove, quella specie di serra, con il suo microclima, proteggeva gli operai e faceva produrre meglio. La PRIMA ed UNICA mai realizzata. E pensare che qualcuno pochi anni fa, al nord, si è vantato, FALSAMENTE di avere questo record. Ma avendo dimenticato nessuno ha potuto smentirlo. Alla Olivetti Programma 101, mancava solo una scheda grafica ed il primo computer era stato inventato, lustri prima di silicon valley. Ci manca tanto.