Studiavo pianoforte a casa mia ed i primi dieci anni coincisero con l’ingresso di un anziano e distinto signore il cui nome era : prof Antonio Murgo,maestro di musica e compositore,parente di mio padre in quanto aveva sposato Maria Navach sua cugina, per cui gli era dovuto,oltre l’ossequio,il rivolgersi con ..zio Salvatore, se dovevamo chiamarlo,o semplicemente ..maestro, ed era stato davvero un grande maestro perché aveva insegnato musica a tanti giovani e bambini di Manfredonia,chi non lo ricorda?
Le mie lezioni duravano un’ora,inquieta com’ero non riuscivo a restare seduta tanto, anche se le mie piccole mani scorrevano veloci sui tasti del pianoforte a coda eseguendo interminabili scale e suonatine di Clementi che non mi legarono poi tanto agli studi musicali, preferivo ascoltare che suonare,e cosi avvenne.
Ovunque abbia vissuto con marito e figli non sono mai stata priva di un pianoforte,verticale od a coda,e,soprattutto di amici musicisti,cabarettisti,scrittori,attori,compositori e giornalisti .Mai avrei immaginato,e come potevo,che da adulta avrei vissuto la musica,il suo incanto, come quello delle sirene di Ulisse, e mi sarei lasciata contagiare e contaminare nei vari periodi della vita, dalla musica dei Beatles,di Mina,degli Abba ,fino all’arrivo sulla scena di Lucio Dalla.
Negli anni ’80 Posta del Falco divenne l’approdo di giovani artisti che dovevano fare i conti con i costi di una fama da conquistare ed una fame da placare,e fra questi arrivò anche Lucio Dalla. La prima volta non venne solo ma con un seguito,o forse era lui al seguito,dei giovanissimi fratelli Craxi.
Era cosi che funzionava,c’era un passa parola incredibile ed arrivavano artisti o aspiranti artisti a qualsiasi ora,la loro era solo musica dal vivo,diretta,senza amplificatori,la musica del cuore,Lucio inventava ma dopo tre giri di accordi la strofa era pronta e tutti la cantavamo. Lucio era speciale,timido ed invadente,tenero e capriccioso,era diverso e noi eravamo con lui diversi.
“Piazza Grande” al piano verticale nacque sul ricordo di un incontro nella sua piazza si Bologna,aveva buttato giu’ poche note e poi subito un accordo che poi era melodia.
Quello stesso piano aveva ospitato il maestro Gaslini qualche tempo dopo che ebbe la disavventura di sedersi sul sedile tondo del piano a cui si ruppe il perno di sostegno crollando a terra,ma non si fece male,gli demmo doppia razione di Cognac e tutto tornò come prima.
Quella sera erano in tanti al concerto improvvisato del Maestro Gaslini,non ho mai capito come funzionasse la comunicazione allora dato che non avevamo i telefonini,m non vi era un posto libero neanche a terra.
Lucio sapeva che avevo la capacità di accogliere chiunque fosse un artista,eravamo a Posta del Falco, “l’Approdo” del viaggiatore purchè artista,meglio musicista. Dieci anni dopo realizzai il primo dei Corsi di Perfezionamento Musicale per il quale arrivarono giovani dall’estero,anche studenti del Conservatorio di Città del Capo,era appena finito l’apartheid ed i ragazzi giunti erano di pelle scura ed anche bianca,assieme erano “l’armonia “della umanità.
Lucio era” l’umanità “senza esclusione,la sua musica ovunque creata,in casa fra mura amiche, sotto al porticato mentre il cucciolo di cane gli tirava il laccio della scarpa,accovacciato davanti al camino fra i miei ed altri bambini poi adolescenti,lo ascoltavano in un silenzio incredulo,Lucio era ciò che sentivamo in quel momento ,amore,comprensione,tenerezza,fiducia.
La nostra amicizia non ha avuto date,scadenze,era un filo mai interrotto,negli ultimi anni veniva di rado,la fama lo aveva catturato ,era di passaggio, veloce,ma poi ci giungeva tramite qualcuno un …ciao Sapò…a mio marito.
Forse ora provano un accordo col flauto e la chitarra in qualche angolo su di una nuvola con un filo di sole,e forse aspetta che siano pronte le orecchiette con la ricotta e la rucola,ma una cosa e’ certa: l’amicizia di Lucio è stata un dono,lui non era diverso,ci faceva sentire diversi.
Vittoria de Salvia