La ragazza guardava i passanti e pensava alla confessione fatta dal prete che, anziano, aveva tradizioni antiche proprio con la sua esperienza le suggerì nel confessionale una richiesta particolare. Si trattava della morte della mamma della giovane. La ragazza non si dava pace per non aver potuto assistere la mamma in punto di morte. Fu così che il vecchio parroco le disse: ‘Senti figliola da adesso hai un anno di tempo; il prossimo 6 gennaio, giorno della Befana, si dice che i defunti abbiano un permesso speciale per fare visita ai parenti e chi li vuol vedere di persona deve usare questo stratagemma‘.
La ragazza meravigliata annuiva con il capo. ‘Figlia mia, raccogli più cerume che puoi e alla fine forma una candela, quando sarà quella notte l’accenderai capito?‘. Poi il parroco le diede l’assoluzione e la mandò via’.
Mi raccontava mio padre che eravamo intorno al 1937, così puntualmente un anno dopo, la ragazza proprio il giorno 5 a cavallo al 6 notte, uscì fuori il balcone con la candela accesa di cerume! Quando a un certo punto vide arrivare una processione di defunti vestiti con abiti neri, in silenzio, fino ad arrivare sotto il suo balcone.
All’improvviso un’anziana donna si staccò dal corteo e si presentò agli occhi della figlia, che appena la vide,in quell’ anziana riconobbe la mamma. Per la paura e la contentezza insieme cadde a terra. Poi la processione proseguì salendo verso la Cattedrale della ”Piazza Grande“ per profumarsi lo spirito d’incenso e di acqua santa.
(A cura di Claudio Castriotta – Redazione Stato)
claudio pensavo che con l’ultimo articolo avevi toccato il fondo mi sbagliavo ti 6 messo a scavare….nel prossimo articolo ci parlerai dello scazzamurillo?
Quanta scucchiant stan a stu pajes… Chi sa far meglio si accomodi e dia esempio ai restanti… Scusate non ho potuto resistere… Fuk…
I lettore del giornali sono in maggioranza giovanissimi e non possono ben capire “il poeta” Castriotta. Fate uno sforzo con la mente per vivere nel 1937, con le credenze popolari, religione e tradizione. Dopo rileggete le “storie” del singolare scrittore Claudio Castriotta. Capirete…capirete e mangiatevi un cachizzo che la stagione finisce
Mah…
“Il freddo appannava le vetrate dei pianterreni che, con la luce del braciere, davano alle stanze tepore”.
Nel leggere questa frase sono diventato all’improvviso bambino, con tutto il mondo di allora che mi circondava.
Grazie Claudio per questo viaggio dell’immaginazione nel mio “tempo perduto”.
mah…..
Me la raccontava mia madre…
ma la giovane morì se non sbaglio…