IL BAMBINO TORNA IN COMUNITA’ – “Pur consapevoli delle corde emozionali che le vicende relative ai minori inevitabilmente toccano e della non agevole divulgazione di provvedimenti giudiziari di natura tecnica – dice il presidente dell’associazione nazionale magistrati – distretto di Bari – Salvatore Casciaro – per una più corretta ricostruzione della vicenda occorre però sottolineare che era stato consentito al piccolo di allontanarsi dalla comunità nella quale era da tempo positivamente inserito, perché potesse trascorrere con la madre (unico genitore ad averlo riconosciuto) le vacanze natalizie durante le quali è avvenuto l’omicidio della donna”. Pertanto, affermano dall’associazione nazionale magistrati di Bari, “il maresciallo dei carabinieri intendeva soltanto tenere con sé il minore sino all’Epifania, ma non ha né in passato né ad oggi avanzato formale domanda di affidamento”. La Magistratura Minorile e i Servizi, impegnati a garantire l’interesse del piccolo nel difficile momento della sua esistenza, hanno disposto pertanto il rientro nella Comunità dove il bambino ‘vittima della disgrazia’ era inserito da tempo, assicurando che venisse a lui fornito “ogni necessario supporto psicologico per l’elaborazione del gravissimo lutto e del trauma sofferto.”
LA VICENDA – DRAMMA della gelosia, lo scorso 30 dicembre, a Trinitapoli: un incensurato del luogo, il 43enne G.D.F., uccise la propria convivente, la 42enne D.L. di Molfetta, con un colpo di pistola sparato alla gola della donna. In base a quanto riferito dagli inquirenti, carabinieri di Cerignola e di San Ferdinando di Puglia, è probabile che tra l’uomo e la donna vi sia stata una colluttazione precedente al colpo di pistola sparato dal 43enne. Il fatto è avvenuto alle 23 circa in via Transumanza a Trinitapoli (luogo dell’abitazione dei due conviventi, entrambi in fitto nella casa. La donna era nativa di Molfetta, l’uomo di San Ferdinando di Puglia). Il 43enne avrebbe sparato il colpo di pistola nella camera da letto condivisa con la donna; una stanza adiacente alla camera del figlio della vittima, un minore di 14 anni, che non avrebbe sentito nulla, nè si sarebbe accorto dell’accaduto. Per il suo omicidio, il 43enne avrebbe usato una pistola di tipo ’scacciacani’. Un’arma appositamente modificata dall’uomo per compiere il suo delitto. Un delitto originato molto probabilmente da ‘motivi passionali’. L’uomo avrebbe modificato l’arma da fuoco, una pistola dal basso calibro e con una detonazione relativa di minore impatto, tanto da rendere impercettibile l’esplosione del colpo inferto alla donna. Il bambino di 10 anni sarebbe stato affidato al comandante della stazione dei carabinieri di San Ferdinando di Puglia. Il minore era ritornato a casa per le festività di Natale, dopo una disposizione del tribunale dei minori di Bari, per trascorrere un pò di tempo assieme alla madre. Il bimbo viveva infatti in una comunità del territorio sin dal febbraio del 2007, per dei presunti maltrattamenti subiti in famiglia.Dopo il gesto, sarebbe stato lo stesso omicida a chiamare i carabinieri, manifestando il suo malessere per l’azione compiuta. La donna sarebbe invece morta prima dell’arrivo dei sanitari del 118, che non avrebbero fatto altro che constatare il decesso della vittima. Come riferito dagli inquirenti, nessuna visita o informazione sarebbe stata rivolta ai militari locali dai familiari della vittima. A coordinare le indagini dei carabinieri di San Ferdinando di Puglia, di Cerignola e di Foggia, il pm Lidia Giorgio.