IL COMUNICATO DEI LAVORATORI: “PROVVEDIMENTO INACCETTABILE, ABBIAMO OPERATO SEMPRE CON CORRETTEZZA E MASSIMA ABNEGAZIONE” – “La Regione Puglia – scrivono nel comunicato i lavoratori – facendo propri gli accertamenti del Dipartimento prevenzione dell’Asl Foggia, che decretava la revoca immediata dell’autorizzazione sanitaria relative alle attività di Oncologia-Pneumologia e Gastroenterologia della clinica San Michele (vedi delibera 1415 del 14.06.2010 – La delibera ) indicava tra le motivazioni che la chiusura avveniva anche a tutela della salute dei dipendenti operanti nella struttura”. A tal merito i lavoratori hanno fatto presente ai destinari della propria missiva (vedi in alto, Procuratori, Vendola, etc.) di “aver sempre operato con spirito di abnegazione e sacrificio nei confronti dei pazienti anche se a pregiudizio del proprio stato di salute e non solo”. Difatti, “il modus operandi della società Daunia Medica srl” non avrebbe permesso “alcuna lamentela od altro dei lavoratori e quando le stesse venivano sollevate” subito sarebbero state “soffocate con pesanti contestazioni disciplinari più volte sfociate in licenziamenti”.
Inoltre “la quasi totalità del personale – scrivono ancora nella nota i lavoratori – è affetta da gravi patologie lombosacrali“ causa la presunta “mancanza degli ausili più elementari” quali “i sollevatori per i pazienti”.
“LA SOCIETA’ SI E’ TRINCEATA NEGLI ANNI DIETRO I VERBALI REDATTI” – Inoltre i lavoratori hanno sollevato nella lettera che la società che ha gestito negli anni la Casa di Cura San Michele “si è trinceata negli anni dietro verbali che attestavano la regolarità e la liceità dell’attività svolta, ad opera dei Nas di Bari (nel 2007, ndR) e dell’ufficio prevenzione Asl/Fg investiti direttamente”. Inoltre – scrivono ancora i lavoratori la società si sarebbe avvalsa “di una consulenza per la valutazione dei rischi le cui risultanze sono state smentite senza alcun dubbio dalla delibera 1415.14.06.2010 della Regione Puglia”. A riguardo, dicono i lavoratori “controllare il DVP”.
“ESPOSTI AI FARMACI ANTIBLASTICI, MA NON TUTELATI” – Un’altra problematica attestante la “totale abnegazione dei lavoratori” deriva anche “dall’esposizione a farmaci antiblastici in totale dispregio delle norme in materia di sicurezza (l.626/94 – La norma ) – scrivono gli occupati – e nello specifico del Decreto del 5 agosto 1999 (linee guida per la sicurezza e la salute dei lavoratori esposti ai chemioterapici antiblastici in ambiente sanitario – Il documento ).
“Anche in questo caso le lamentele fatte dai lavoratori per un minimo di legalità” sarebbero state “soppresse con i licenziamenti” nonostante anche delle “pubbliche denunce a mezzo stampa dove si era informato del problema il direttore generale dell’Asl, il capo dipartimento del servizio di prevenzione e sicurezza (dottor Nigri) e l’assessore regionale pro-tempore alla Sanità”. “Nonostante le gravi ripercussioni – scrivono i lavoratori – i dipendenti alcuni mesi dopo l’inizio della terapia antiblastica per tramite delle organizzazioni sindacali riuscivano ad ottenere l’impegno al rispetto delle normative puntualmente disattese”. Nonostante delle successive lamentele la società – dicono i lavoratori – si sarebbe cautelata “attraverso verbali di accertamenti compiuti da parte di organi competenti. Esprimiamo i nostri dubbi sulla reale valenza di questi documenti” dicono ancora nella nota i lavoratori.
IL PROBLEMA DEI LOCALI SOTTERRANEI – “In base ad una raccolta di dati – scrivono ancora i lavoratori – i locali sotterranei della casa di cura non avevano alcuna autorizzazione sanitaria”. La società – secondo gli stessi occupati firmatari del comunicato – sarebbe stata “diffidata a non impiegare il personale come sottoscritto anche dal dottor Tonti (medico competente)”. Ma nonostante la presunta indicazione del dottor Tonti “i dipendenti” sarebbero stati “tenuti sempre all’oscuro della vicenda”.
IL PROBLEMA DEGLI ADDETTI ALLA CUCINA, LE CONDIZIONI MICROCLIMATICHE – Altro caso sollevato dai lavoratori della casa di cura “le condizioni in cui lavoravano gli addetti alla cucina”, tra i quali l’episodio incorso ad un lavoratore “colto da infarto durante il servizio probabilmente per le condizioni microclimatiche in cui lo stesso operava (ma sull’episodio in questione non è stato comunicato un elemento attestante con certezza una correlazione fra malessere e condizioni “micro-climatiche” dei luoghi, ndR).
IL FUTURO: IL DRAMMA DEGLI OCCUPATI: “A NOI LE CONSEGUENZE PER RESPONSABILITA’ ALTRUI” – “Ad oggi stiamo pagando colpe e responsabilità altrui. La nostra unica colpa – dicono i lavoratori – è quella di aver anteposto la nostra dignità al cospetto dei pazienti e ora ci sentiamo (come riportato da alcuni organi di informazione) solo della merce di scambio (per i futuri piani sanitari della srl, relativamente ai posti letto, vedi in seguito, ndR).
SUL PIANO AZIENDALE – “A margine della situazione e degli episodi rilevati – scrivono i lavoratori – ci viene anche presentato un piano aziendale che anzichè mirato a tutelare l’ammalato punta esclusivamente a tagliare il personale con conseguenti interessi personali”.
IL MESSAGGIO FINALE ALL’ASSESSORE FIORE: “CI AIUTI” – “Caro assessore Fiore ci appelliamo alla sua sensibilità, avremo tanto altro da dire per portare un pò di luce nella vita di 50 lavoratori, con famiglie e spese a carico. Ci affidiamo alla sua sensibilità – dicono i lavoratori a Fiore – una sensibilità che ha consentito a tanti precari di essere stati nuovamente considerati lavoratori di serie A”.
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IL PERCHE’ DEGLI ESUBERI – “PER LA RICONVERSIONE NECESSARIO IL RISPETTO DI DETERMINATI TEMPI E TETTI DI SPESA” – “Innanzitutto – dice l’avvocato Castriotta di Manfredonia – bisogna che tutti comprendano che una qualsiasi attività (sia essa editoriale, economica, bancaria, nonchè sanitaria) necessita di un determinato numero di mesi (non determinabile) per entrare a pieno regime”. Ovvero: l’auspicata (dalla società) riconversione sanitaria (attività di Lunga degenza e Geriatria per un totale di 35 posti letto) comporterebbe l’attesa di un periodo “non precisato” per consentire alla stessa srl di “rientrare negli investimenti effettuati”. “I tetti di spesa stabiliti per le nuove attività sono inferiori circa di 1/3 (ipoteticamente 800mila, 1 milione di euro, ndR) rispetto a quelli fissati in precedenza per le attività di Onco-Pneumologia e Gastroenterologia”. Attività “che avremmo voluto conservare”. “Sicuramente non ci renderemo fautori dell’esistenza di un’azienda che va in crisi dopo solo 3 mesi. Un’azienda che conservando tutte le unità precedentemente occupate (43, ma da considerare anche i lavoratori in vertenza con la clinica, ndR) rischierebbe una grave recessione economica” (ipotizzando probabilmente 50mila euro lordi annuali per le 15 unità licenziate, ndR).
“La società non comprende pertanto le rimostranze dei lavoratori – dice ancora il legale Castriotta – innanzitutto è stata la Daunia Medica a rendersi fautrice della sottoscrizione della Cigd in deroga ( Il 4 ottobre, dopo rinvii, la sottoscrizione della Cigs in deroga ), è stata sempre la società a garantire il mantenimento di 35 unità lavorativa qualora dovesse essere attuato il piano di riconversione sanitaria”.
LE SOMME ANCORA ATTESE DALL’ASL – Ulteriore “danno” subito dalla società – secondo il legale – “gli arretrati” (di circa 1,5 milioni di euro) che l’Asl dovrebbe ancora “versare nelle casse societarie, con pagamenti che spesso richiedono l’attesa di 90/120 giorni”. Il legale aveva già smentito una sanzione a carico della società di circa 7 milioni di euro a causa di fondi erogati dall’Asl per un biennio di accreditamento ma in seguito revocati dopo gli inadempimenti emersi nella delibera 1415.14.06.2010. In realtà la notizia – data da fonti vicine alla clinica – non è stata ancora ufficializzata attraverso note od altro.
SULLA RICONVERSIONE – Il legale Castriotta sottolinea inoltre “il piano di investimento già operato dalla società” (con seguiti in caso di ufficializzazione) per la riconversione: “la palestra all’interno della clinica è quasi completata, altri lavori saranno eseguiti per consentire “l’adeguamento della struttura cone le nuove attività sanitarie”.
SUI RICORSI DELLA SRL, SUGLI INADEMPIMENTI RISCONTRATI NELLA DELIBERA – Ricordato che dopo la delibera dello scorso 14 giugno 2010 (con revoca dell’autorizzazione sanitaria), dopo la richiesta di sospensiva del provvedimento della Regione (su verifiche dell’Asl) e dopo il rigetto da parte dei magistrati baresi, la società Daunia Medica srl ha comunque presentanto ricorso al Consiglio di Stato Consiglio di Stato ricorso Daunia Medica – sarebbe un esperto legale della Capitale a seguire le vicende della casa di cura sul piano penale, ndR) ai fini dell’annullamento della delibera regionale che ha disposto la cessazione delle attività. “Ad oggi non possiamo che rimetterci a ciò che sarà stabilito con il provvedimento – dice il legale Castriotta – i nostri ricorsi sono altamente motivati”. Nonostante tutti gli inadempimenti riscontrati dopo le verifiche dell’Asl ? “Posso solo dire a nome della società – dice il legale – che è emersa una palese sproporzione, dopo la delibera di giugno, tra quanto rilevato nel provvedimento (gli inadempimenti, ndr) e la revoca dell’autorizzazione sanitaria, con conseguente chiusura della clinica”. “Forse non c’è mai stata in Puglia, se non Italia – dice l’avvocato Castriotta – una situazione analoga a quella della casa di cura tale da motivare la chiusura della clinica (a riguardo il legale cita il caso emerso riportato nel già citato – dal direttore sanitario della clinica – libricino bianco di Vendola e Nardini, un caso di malasaità pugliese che non portò in ogni alla chiusura della clinica coinvolta nello scandalo – Il libricino di Vendola-Nardini. “IL tempo sarà galantuomo”, dice il legale Castriotta riferito al ricorso della Dauinia Medica.
I LICENZIAMENTI: “IMPOSSIBILE EVITARLI, MASSIMO ENTRO META’ NOVEMBRE” – Dopo l’autorizzazione per la riconversione, la Daunia Medica srl aveva provveduto ad inviare una raccomandata alle sigle sindacali preannunciando il licenziamento collettivo per 15 unità attualmente occupate nella clinica causa “variazione nei tetti di spesa fissati dall’Asl”. In base alla comunicazione di avvio della procedura di riduzione del personale (ex artt.4 e 24 della legge n.223/1991) che ha interessato ufficialmente 15 unità sono 45 i giorni a disposizioni della parte datoriale per attivare la procedura relativa ai licenziamenti collettivi. Dunque ipoteticamente i licenziamenti dovrebbero essere attivati entro il 21 ottobre 2010 (considerando il 6 settembre come data nella quale è stata inviata la raccomandata relativa agli esuberi). “Con la conciliazione fra le parti – spiega il legale – si potrebbe slittare la data dei licenziamenti fino a 15-20 novembre”. Quale il futuro delle 15 unità escluse dal piano di riconversione ? “I tetti di spesa fissati dalla Regione non interesseranno purtroppo solo la clinica San Michele ma tutte le strutture della Regione. Ma una soluzione sarà trovata con certezza. Inoltre non è detto che non siano possibili delle nuove assunzioni dopo che la “nuova clinica” entri in pieno regime”. Una ‘nuova clinica’ (con co-amministrazione Ciliberti, con pacchetto di maggioranza, e Salatto, “con pieni poteri”) che dovrebbe essere attiva “qualora venisse completato l’iter burocratico relativo alle autorizzazioni, già avviato, e dopo le verifiche dell’Asl” entro “fine anno e/o gennaio-febbraio 2011. Almeno lo spero”.
SI è anche ipotizzato un “bluff” dell’intera operazione legata al piano di riconversione e/o al contrario una volontà paradossale della società di “spingere per la chiusura” delle precedenti attività per investire nelle nuove di lunga degenza e geriatria: “Tesi completamente infondate – dice il legale – l’operazione lunga degenza non è bluff dato che l’imprenditore Salatto non avrebbe mai legato il suo nome ad un investimento con possibilità di fallimento. Inoltre – conclude il legale – se la società avesse conservato la Gastroenterologia i tetti di spesa in favore della stessa sarebbero stati con certezza più elevati”.
Manfredonia Clinica San Michele, lettera-denuncia dei lavoratori
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caro avvocato castriotta …..vabbè che devi fare l’avvocato…..mà sono pure verità ed usciranno altre piùbrutte verità…….ciliberti (avrebbe) voluto fare gli appartamenti….e mò o aggiusta o pagherà tutti i dipendenti…..bast pi solt fatt
Dove sono ora il signor sindaco (Angelo Riccardi) e il signor Domenico Rizzi (coordinatore provinciale Sel) che dicevano ”soluzione positiva x la clinica San Michele” o “Il futuro occupazionale dei circa 46 lavoratori della clinica San Michele di Manfredonia è ora una certezza” sono stati presi in giro o loro hanno preso in giro i lavoratori.Aspetto una loro replica che temo (anzi sono sicuro)non ci sara’.Consiglio i lavoratori di tenere duro stanno pagando colpe non loro e se vorranno parte della cittadinanza saranno dalla loro parte con manifestazioni o picchetti davanti alle sedi appropriate.E il signor Nichi Vendola palladino dei lavoratori dov’e’?Pensa gia alla poltrona piu’ prestigiosa di Presidente del Consiglio?
caro avvocato castriotta forse dimentica che il personale non ha colpa se la clinica non dispone piu di reparti di gastro e pneumo.i 15 esuberi sono per causa vostra;art.15 attentato alla salute(chiusura).in questo momento bisogna vedere se tutti i medici siano in posseso dei propri requisiti.una vera solidarietà a tutto il personale.
DOVE STà OGNISSANTI?A ….Mà ESISTE?OPPURE è IL SOLITO ACCHIAPPAVOTI …(…) ?MA COME FATE A VOTARE LE SOLITE PERSONE CHE SI VEDONO SOLO GLI INTERESSI LORO?QUSTA STORIA DEVE FINIRE.QUESTA PERSONA NON HA MOSSO UN DITO PER I LAVORATORI DELLA CLINICA (………..) ORAMI HA RAGGIUNTO IL SUO OBIETTIVO,CHE GLIINTERESSA DI 51 PERSONE SENZA LAVORO? ….VERGOGNA.
ma stò comunicato lo stanno portando a mano…..Non si muove nessuno. Ma prorpio nessuno…..come mai