Roma – I dati sui consumi di settembre diffusi da Confcommercio confermano il trend negativo delle spese delle famiglie, che a settembre segnano una ulteriore contrazione del -0,6% su base annua.
“Anche i commercianti smentiscono le previsioni rosee dell’Istat, che nei giorni scorsi aveva stimato un rialzo delle spese familiari dello 0,3% per il 2014 – spiega il Presidente Carlo Rienzi – La ripresa dei consumi non è nemmeno all’orizzonte, e i numeri del Codacons e di Confcommercio lo confermano. Il calo del potere d’acquisto delle famiglie pari al -12% negli ultimi 7 anni, impedisce un’inversione di tendenza, e le misure adottate dal Governo, in primis il bonus da 80 euro in busta paga, rappresentano palliativi insufficienti a risollevare le sorti dell’economia nazionale. Il 2014, pertanto, si chiuderà con consumi in ulteriore calo rispetto all’anno precedente” – conclude Rienzi.
Redazione Stato
OCSE: PIL ITALIA +0,2% IN 2015, PENULTIMA IN G20
UNC: ITALIA CENERENTOLA DEL G20
UNC: BONUS DI 80 EURO AIUTERA’ IL 2% DELLE FAMIGLIE A RISCHIO POVERTA’, TROPPO POCO
Secondo le previsioni rese note oggi dall’Ocse, il Pil dell’Italia crescerà dello 0,2% nel 2015 e dell’1% nel 2016, collocando il nostro Paese in penultima posizione, davanti solo alla Russia.
Per Massimiliano Dona dell’Unione Nazionale Consumatori “il fatto che l’Italia sia la Cenerentola del G20 è decisamente preoccupante. E’ la conferma del fatto che non basta il bonus di 80 euro per gli effetti sperati sulla crescita”.
“Anche il dato di oggi della Confcommercio, secondo la quale a settembre i consumi hanno registrato un calo dello 0,2% su agosto e dello 0,6% su base annua, attesta che il bonus non sta ancora producendo risultati sul fronte dei consumi. Questo significa –secondo l’avvocato Dona- che nella legge di stabilità, per il 2015, non si può fare la fotocopia di quanto fatto nel 2014, ma vanno introdotti correttivi al provvedimento”.
L’Unione Nazionale Consumatori ricorda che per l’Istat il bonus di 80 euro avrà come effetto quello di ridurre il numero delle famiglie a rischio povertà di appena 97.000 unità.
Tradotto in numeri, significa che il bonus servirà a risolvere la situazione di difficoltà ad appena il 2% delle famiglie a rischio povertà, considerato che in totale sono 4 milioni e 821.000 famiglie (il 19,9% delle famiglie).
“Troppo poco: la nostra proposta è che, anche a saldi invariati, si cambi la platea di riferimento in modo da includere anche chi, come gli incapienti, ha più bisogno di aiuto ed ha una maggiore propensione marginale al consumo” ha concluso Massimiliano Dona (segui @massidona su Twitter).