(ANSA) – FOGGIA, 7 FEB – Un incendio, forse causato da una stufa, ha distrutto la notte scorsa una trentina di baracche del ‘gran ghetto’, l’insediamento che si trova nelle campagne tra Rignano Garganico e San Severo, nel Foggiano. A quanto si apprende non vi sono feriti. Nella baraccopoli sono ospitati circa 500 migranti, che lavorano come braccianti nei campi della zona. Sul posto da ore lavorano tre squadre dei vigili del fuoco del Comando provinciale di Foggia e carabinieri del Comando provinciale. Nel dicembre scorso un altro violento incendio distrusse quasi tutto il campo. (ANSA).
Ancora un incendio al “Gran Ghetto”. Cgil Puglia: basta promesse, istituzioni trovino soluzione prima che possa accadere il peggio. “Siamo certi che non servano altri morti o una strage perché le istituzioni tutte si facciano definitivamente carico dell’emergenza ‘ghetti’ in provincia di Foggia e lavorino a una soluzione fattibile, concreta e quanto mai veloce per garantire un’accoglienza dignitosa a lavoratori oramai stanziali”. E’ quanto afferma il segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo, a margine dell’ennesimo incendio – di natura accidentale – che ha interessato nottetempo alcune baracche del “gran ghetto” situato nella campagna tra Foggia e San Severo.
“Abbiamo sottoscritto protocolli ministeriali, partecipato a più e più riunioni in tutte le sedi istituzionali, ascoltato tante troppe parole ma i ghetti continuano a restare lì, anzi nel tempo si sono moltiplicati, con tutto il loro carico di insalubrità e pericolosità, oltre che essere il luogo dove avviene il reclutamento di operai agricoli da parte di caporali”, aggiunge Gesmundo. “Stiamo lavorando a un’iniziativa di carattere nazionale che la Cgil terrà a Foggia a breve propria sul tema dell’accoglienza dei lavoratori stranieri. A fronte di proclami altisonanti e di troppe connivenze e silenzi chiediamo che dalla Prefettura alla Regione si intervenga non semplicemente per sgomberare i ghetti, come qualcuno reclama, ma per assicurare ospitalità e sicurezza alle centinaia di uomini e donne che lì sono costretti a vivere”.
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COMUNICATO STAMPA
Illegalità sul lavoro, la Cisl plaude all’azione ispettiva. Il segretario Di Conza al Governatore Emiliano: “La Regione mantenga l’impegno al superamento dei ghetti e nella lotta ai caporali sul territorio”.
Foggia, 7 febbraio 2017 – “Bene l’azione delle forze ispettive, ora tocca alle Istituzioni mantenere gli impegni per chiudere i ghetti e sconfiggere i caporali”. La Cisl territoriale di Foggia rivolge un plauso all’Ispettorato del lavoro, alla Guardia di Finanza, al Corpo Forestale dello Stato ed ai Carabinieri “per il prezioso lavoro svolto e che continuano a svolgere sul territorio, coordinati dalle Prefetture di Foggia e Bat”.
“Un lavoro importante che dimostra la necessità di fare ispezioni, considerata la diffusa presenza di imprese illegali – afferma il segretario generale della Cisl di Foggia, Emilio Di Conza, che esprime grande apprezzamento per l’azione ispettiva svolta dalle forze dell’ordine – che fa emergere irregolarità presenti soprattutto – sottolinea il sindacalista – nei settori storicamente fragili come quelli dell’edilizia, dell’agricoltura e del terziario”.
Per la Cisl di Foggia, si tratta di “un lavoro che va intensificato per tutelare i lavoratori coinvolti penalizzati, ma anche per scongiurare la concorrenza sleale che si crea tra imprese serie e imprese pirata. Questi interventi, ancora una volta, confermano – aggiunge Di Conza – la necessità di debellare la grave piaga del caporalato e di superare i ghetti che rappresentano veri e propri serbatoi di braccianti alla mercé di gente senza scrupoli”.
Da qui l’appello al Governatore della Puglia, Michele Emiliano, “ad un maggiore impegno e al mantenimento delle promesse che vanno al di là dei tavoli prefettizi e regionali – prosegue il responsabile della Cisl – che portino immediatamente al superamento dei ghetti presenti sul territorio per cancellare situazioni drammatiche di sfruttamento e schiavismo, in cui vivono uomini, donne e bambini in condizioni di igiene e di vivibilità ai limiti del disumano”.