Titolo originale: The Fighter
Nazione: Stati Uniti
Genere: drammatico, biografico
ANCORA una sorpresa dalla Première di Los Angeles 2011, ancora un’assegnazione che lascia pochi margini a dubbi. Christian Bale, attore non protagonista, esplode in una recitazione da standing ovation e porta a casa con onore la statuetta per la categoria. Non è immeritato anche l’Oscar per Melissa Leo, che, però, vince sui concorrenti della sezione ma non resta memorabile come la parte maschile.
The Fighter narra uno scorcio importante della vita del pugile Micky Ward, le sue origini, i suoi rapporti con l’invasiva famiglia e, soprattutto, con l’instabile e scapestrato fratello, Dicky Eklund, ex-pugile tossicodipendente dalla breve carriera che vive nel ricordo del suo unico e apparente momento di gloria, una caduta di Sugar Ray Leonard.
Dopo un incipit impeccabile, scandito da un’adeguata colonna sonora e una meravigliosa carrellata per una via principale di Lowell, il film presenta i due fratelli, il loro sodalizio professionale e sportivo, la cultura che li circonda, le diversità, i differenti ostacoli psicologici. Micky è la rivincita di Dicky, il fratello che ha addestrato sin da piccolo e l’occasione per dimostrare le sue doti in attesa di un’illusoria risalita sul ring. La madre dei due è prolifica donna e manager, squallida rappresentazione dell’humus sociale in cui crescono, tanto quanto lo è il branco delle figlie, atipicamente adulte e coese come un coro turpe, quasi disturbanti per forma e adesione alla figura materna.
La storia di Micky si snoda seguendo uno schema classico: sviluppo contrastato del protagonista, personaggi di contorno problematici, ingresso dell’elemento affettivo destabilizzante, nuova sintesi delle parti. Non è il soggetto, nei fatti, il punto di forza del film, ma una sceneggiatura stabile, ben piantata, chiusa e priva di buchi, che non dà adito a distrazioni, nei limiti della capacità accattivante del tema.
La definizione di Dicky è il secondo aspetto vincente della pellicola di Russell, un bravissimo Bale, ancora una volta fisicamente provato per adattarsi al ruolo, che interpreta un personaggio difficile, singolare, con una resa formidabile, tanto da rubare la scena a tutti, protagonisti e non.
Mark Wahlberg è in parte, ma forse troppo sottotono nonostante la maschera non permettesse virtuosismi; riesce, tuttavia, a tenere il personaggio e a renderlo credibile nella sua figura di buon ragazzo, eccezione di una famiglia di villani, e a farne un archetipo di rivincita sociale. Impossibile non commuoversi nei due più importanti frangenti, come […]1, complice una regia magistrale e un montaggio intelligente, che sarebbe potuto collassare nel frenetismo tipico, autoriale o meno, da “match di pugilato” e che invece regala emozioni a cascata lasciando lo spettatore godere dell’azione.
Difficile non cercare confronto con l’altro famoso e premiato film sullo sport, Rocky, ma facilissimo è decretare la vittoria di The Fighter, che non punta, come il primo, solo su soggetto e narrazione, ma lavora sulla qualità delle riprese, della fotografia, dei passaggi narrativi, riportandoci indietro nel tempo a certi bei lavori anni 70, sporchi e malsani, che colpivano lo stomaco, fuori dal positivismo cinematografico americano di vent’anni prima.
La ricerca espressiva e i relativi risultati non sono, purtroppo, costanti durante il film, anche se il livello medio si mantiene alto. Basti confrontare l’incipit con tanto del resto della pellicola per apprezzare, anche senza giudizio, quanto la perizia artistica e tecnica, combinate adeguatamente, facciano cinema, e solo loro; e dispiace verificare che tali manifestazioni costituiscano eccezioni contro un semplice narrare, che spesso è sufficiente per conquistare lo spettatore. The Fighter non è solo narrare, ma in molti punti è solo un buon narrare con riprese curate. Russell pare dimenticare in tanti frangenti la sua provata bravura, cullandosi su un livello già superiore allo standard ma che fa rabbia dopo aver assaggiato le sue abilità. Così si resta indispettiti dalla scarsa cura con la quale è disegnato il personaggio di Charlene, la ragazza di Micky, una Amy Adams che pare poco convinta – e che misteriosamente prende anche la nomination -, ma anche dalla bozza di alcuni altri personaggi minori. Questa negligenza rende The Fighter spudoratamente il film di Christian Bale, un trampolino – così come viene considerato il protagonista nel suo sport -, una pedana per la consacrazione definitiva di un attore. E’ qui il vero problema del lavoro di Russell, una disomogeneità che non è tale da affossarlo, ma che non riesce a spostarlo abbastanza in alto. Meritati dunque i due Oscar, ma meritate anche le bocciature, tranne per la sceneggiatura, che, in un mondo migliore, avrebbe strappato a Il discorso del re.
Un’altra bella scelta e un meritato onore per il Festival degli Oscar 2011, ma prima ancora un’altra importante pellicola sul pugilato, e non solo per appassionati.
Da non perdere in ogni caso.
LE CANDIDATURE – miglior film, miglior regia (David O. Russell), miglior sceneggiatura originale (Scott Silver, Paul Tamasy e Eric Johnson), miglior attore non protagonista (Christian Bale), miglior attrice non protagonista (Melissa Leo, Amy Adams), miglior montaggio (Pamela Martin).
I PREMI – miglior attore non protagonista (Christian Bale), miglior attrice non protagonista (Melissa Leo).
Voto: 7.5/10
Spoiler: 6/10
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[…]1 nella sua vittoria contro il messicano Sanchez