I garganici erano coinvolti nelle rapine ai blindati e ai caveau delle banche perché ritenuti abili nel maneggiare le armi. Poi, il giorno dopo, tornavano sul Gargano e rubavano anche mucche per mille euro ciascuna, dimostrando così la loro umiltà. Gli animali rappresentavano anche un metodo per controllare il territorio. Queste sono le dichiarazioni dell’ultimo pentito della mafia del Gargano, Marco Raduano, rilasciate qualche giorno fa durante una delle udienze del processo “Omnia Nostra”, derivato dall’operazione che nel 2021 ha portato all’arresto di 32 persone accusate, a vario titolo, di associazione mafiosa aggravata dalla disponibilità di armi, traffico di stupefacenti, tentato omicidio, porto abusivo e detenzione di armi, intestazione fittizia, autoriciclaggio, favoreggiamento personale, estorsioni, truffe aggravate, furto aggravato e ricettazione.
Le dichiarazioni di Raduano – catturato in Corsica nel febbraio scorso, dopo la spettacolare evasione dal carcere di Nuoro nel febbraio 2023 – confermano che, ancora oggi, la mafia del Gargano utilizza gli animali e i terreni per imporre il proprio controllo sul territorio. Una mafia – come ha sempre ricordato il pm della Dna Giuseppe Gatti – moderna, ma legata alla tradizione. Una tradizione che, sul Gargano, significa allevamenti e terreni. Non è un caso se sul promontorio tutte le faide siano iniziate con litigi e dissidi legati agli animali e al pascolo: da quelle tra i Li Bergolis-Alfieri Primosa a Monte Sant’Angelo a quella tra i Ciavarrella e i Tarantino a San Nicandro Garganico.
Fino a qualche anno fa, in alcuni territori del Gargano, un segnale di supremazia era l’occupazione di terreni per il pascolo: mettere il proprio bestiame su terreni altrui senza che il proprietario potesse intervenire. Per decenni, sul Gargano, centinaia di ettari di terreno, ma anche masserie, sono stati occupati in questo modo. Nell’operazione “Omnia Nostra”, gli inquirenti parlavano di «occupazione violenta di terreni e immobili ottenuta facendo leva sull’esasperato clima di terrore imposto ai legittimi proprietari, da cui è derivato un indiscriminato sfruttamento di vaste porzioni di territorio a vantaggio delle attività di allevamento delle imprese riconducibili al sodalizio mafioso». Una mafia moderna che utilizza le più sofisticate tecniche per effettuare rapine, anche in altre zone d’Italia, ma che poi torna sul suo Gargano per dedicarsi all’allevamento e alle terre, fonte primaria della loro economia. In una intercettazione sempre di “Omnia Nostra”, due sodali spiegano come guadagnare dagli ovini: «Bastano 20 mucche per fare la domanda e pigli per 100 ettari, e ti danno 30/40 mila euro all’anno. Te li danno perché tu hai questi 100 ettari per gli animali, sai quanto me ne frega delle 20 vacche? Non vado manco a vedere dove si trovano».
(fonte: Corriere del Mezzogiorno)