L’Aquila scende in campo contro le scie chimiche. Si terrà, infatti, il 19 novembre, a L’Aquila (candidata, tra l’altro, a Capitale Europea della cultura), il convegno “Chemtrails (scie chimiche), geoingegneria e manipolazione climatica e ambientale”, organizzato “su invito e con il Patrocinio del Consiglio Comunale de L’Aquila” dall’organizzazione “Riprendiamoci Il Pianeta – Movimento di Resistenza Umana e Alternativa Riformista Umbria”.
Non è la prima volta che il Comune dà segnali in merito. Già lo scorso 25 febbraio, infatti, fece scalpore la notizia dell’approvazione dell’ordine del giorno a oggetto “scie chimiche e informazione” che vedeva la firma del consigliere del Centro democratico Ermanno Giorgi, e sottoscritta anche dal capogruppo del Pd Stefano Palumbo (che dopo un’attenta lettura dell’ordine del giorno rimosse la propria firma), Marco Cimoroni (Api), il capogruppo di Forza Italia guido Quintino Liris e quello di Noi con Salvini Emanuele Imprudente.
Come si leggeva nel documento: “Si ritiene ormai inderogabile che su questo ‘misterioso e preoccupante’ tema il governo italiano informi tutti i cittadini, data la massiccia e continua immissione di sostanze che possono essere nocive”.
E ora il convegno. “Per la prima volta, dopo oltre dieci anni di irrorazioni quotidiane su tutto il territorio nazionale, un Consiglio Comunale coglie il problema”, è quanto si legge sull’invito.
Evidenze scientifiche o supposizioni?
Da anni, ormai, la teoria del complotto delle scie chimiche domina il web. Secondo la teoria, i potenti del pianeta irrorerebbero i cieli della Terra con sostanze chimiche in grado di modificare il clima e per diverse altre finalità. Quindi, sempre secondo la teoria, molte di quelle scie rilasciate dagli aerei di linea non sarebbero residui di condensa ma scie colme di bario, alluminio e altre sostanze che, oltre a modificare il clima, sarebbero causa di morte sui territori irrorati.
Ma gli enti governativi e scientifici hanno più volte ribadito l’assoluta inconsistenza e incoerenza scientifica di tali asserzioni. Enti di ricerca hanno più volte definito “bufala” questa teoria, ma sembrerebbe che la credenza delle scie chimiche sia abbastanza diffusa tra la popolazione internazionale, come risulta da uno studio condotto nel 2011 in cui è emerso che il 17% della popolazione risulterebbe convinto del complotto sulle chemtrails. E, considerando la diffusione logaritmica degli ultimi anni dei Social Network e degli organi di diffusione di notizie sull’argomento, probabilmente questa percentuale è notevolmente aumentata.
Sono tante le argomentazioni che i complottisti avanzano, ma altrettante sono le smentite da parte della scienza. Spesso l’approccio da parte dei sostenitori del complotto si è basato su ipotesi e supposizioni scaturite dalla semplice osservazione del cielo. Una delle spiegazioni a supporto della loro teoria risiede nella maggiore persistenza e diffusione delle scie nei cieli rispetto ad altre. Ma enti di ricerca -e addirittura la NASA- più volte hanno spiegato -su base scientifica- da cosa dipendano quei fenomeni di persistenza e diffusione.
Qualsiasi dimostrazione scientifica, però, viene sistematicamente rigettata dai sostenitori della teoria; come lo stesso Ermanno Giorgi che firmò l’ordine del giorno del 25 febbraio ha affermato in un’intervista: “La scienza ha sbagliato tiro. Io non ho interpellato la scienza”. E allora, se non si interpella la scienza come si può affrontare un discorso che ha alla base, necessariamente, nozioni scientifiche?
Altre argomentazioni portanti alla teoria hanno alla base fraintendimenti di documenti e studi pubblicati da organi preposti. E, ancora, spesso sono stati avanzati presunti test (dimostrati poi falsificati) dai sostenitori del complotto globale. Nessun test condotto in aria è stato mai eseguito dai sostenitori. Molte volte sono stati portati alla luce verifiche fatte sui terreni, e questo non potrebbe mai costituire una prova valida a sostegno della teoria. Al contrario, sistematicamente da anni vengono condotti studi sulle scie di condensazione prelevate direttamente in quota, da organi scientifici.
Analisi sulle scie di condensa
Se da un lato i sostenitori della teoria della geoingegneria non hanno mai effettuato studi in quota, gli scienziati, dall’altro, non hanno smesso di portare dimostrazione dei fenomeni. In letteratura, infatti, si trovano numerosi lavori di analisi di scie direttamente in quota.
I metodi per analizzare una scia sostanzialmente sono tre: satelliti, LIDAR e analisi direttamente in quota.
Con i satelliti è possibile fotografare l’emissione luminosa di una scia. Il LIDAR (Laser Imaging Detection and Ranging) è uno strumento ancora più potente perché permette di analizzare, da terra, una parte ben definita dell’atmosfera.
Numerosi, infine, sono gli articoli che trattano di campionamenti in quota con particolari apparecchiature in grado non solo di misurare l’umidità all’interno di una scia di condensazione, ma persino di separare l’acqua (frazione volatile) dai componenti non volatili. In questo tipo di campionamenti se nella scia fossero stati presenti bario, alluminio o funghi come sostenuto da chi crede nelle scie chimiche le analisi li avrebbero rilevati. Questo non solo esclude che il carburante possa essere contaminato, ma persino che esistano dei serbatoi nascosti che mischiano misteriose sostanze alla scia di condensazione.
Googlando un po’ si può risalire anche a spiegazioni sulla nascita della storia delle scie chimiche e a svariate interviste rilasciate da scienziati, ricercatori e ingegneri che spiegano nel dettaglio tutte le imprecisioni a sostegno della teoria.
Siamo davanti, quindi, a un fenomeno che spacca in due la popolazione mondiale, soprattutto sui Social Network. Ma, se da un lato si hanno ipotesi e supposizioni fatte ammirando il cielo (e spesso guadagnando soldi facendo leva sulla credulità della gente), dall’altro c’è sempre a sostegno una valida, esaustiva spiegazione scientifica.