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Torremaggiore, arrestati 5 rumeni per tentato furto cavi di rame

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
7 Novembre 2010
Cronaca //

Controlli carabinieri (St)
Controlli carabinieri (St)
Torremaggiore – SONO stati 5 i cittadini rumeni arrestati la scorsa notte dai carabinieri della Stazione di Torremaggiore per ricettazione aggravata in concorso e possesso ingiustificato di chiavi e grimaldelli.


GLI ARRESTATI
-Si tratta di Alin Florian Medelet, classe 1992, Colordano Sandu, classe 1991, Florin Costache, classe 1988, Paul Florin Din, classe 1989, e Marius Ionut Melniciuc, cl.1985, quasi tutti con precedenti per reati contro il patrimonio, sono stati sorpresi nelle campagne del centro dauno, mentre con tutta probabilità si accingevano a effettuare gli ennesimi furti di rame, tranciando i cavi della rete elettrica.

I militari dell’Arma, che erano sulle loro tracce da tempo, li hanno intercettati nel centro cittadino a bordo di un’auto risultata rubata qualche giorno prima a Foggia e pedinati con alcune vetture civetta per diversi chilometri, bloccandoli in via Einaudi prima che gli stessi potessero portare a termine l’ennesimo colpo tranciando i cavi della rete elettrica pubblica causando così l’ennesimo blackout. Difatti è già avvenuto in passato che in conseguenza di tali incursioni diversi centri del foggiano siano rimasti al buio per diverse ore.

L’immediata perquisizione effettuata a bordo del veicolo ha dato subito conferma ai militari dell’Arma della fondatezza dei sospetti avanzati: infatti nel bagagliaio della vettura rubata in uso ai rumeni sono stati rinvenuti tutti i “ferri del mestiere” dei ladri di rame : cesoie, fascette, grimaldelli e strumenti da scasso ecc, che i carabinieri hanno sequestrato assieme al veicolo. I cinque rumeni sono quindi stati sottoposti a fermo d’indiziato di delitto e tradotti presso il carcere di Lucera a disposizione dell’Autorità Giudiziaria, mentre l’autovettura recuperata è stata riconsegnata al legittimo proprietario.

Intanto le indagini dei Carabinieri continuano per stabilire eventuali altre complicità e per comprendere quali siano i canali di smistamento del cosiddetto “oro rosso” della Capitanata.


Redazione Stato, riproduzione riservata

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