Se anche nel 2013 è proseguita l’emorragia di posti di lavoro tra i giovani, con una perdita netta nel primo semestre di 476mila occupati (-8,1%), che si sommano al milione e mezzo circa bruciati dall’inizio della crisi, anche nella fascia d’età successiva, tra i 35 e i 44 anni, il numero degli occupati è diminuito di quasi 200mila unità, registrando una contrazione del 2,7%.
“La perdita del lavoro costituisce tuttavia solo una, benché la più grave, delle diverse problematiche con cui gli italiani sono stati costretti a confrontarsi negli ultimi anni”, osserva il Censis. Sono quasi 6 milioni gli occupati che nell’ultimo anno si sono trovati a fare i conti con una o più situazioni di instabilità e precarietà lavorativa.
Un’area di disagio che rappresenta il 25,9% dei lavoratori e che può essere riconducibile all’instabilità lavorativa (che interessa una platea di 3,5 milioni di persone tra lavoratori a termine, occasionali, collaboratori e finte partite Iva) e alla sottoccupazione (relativa ai 2,8 milioni che vorrebbero lavorare più di quanto non facciano, ma non riescono per motivi che non dipendono da loro: tra questi vi sono 2.219.000 part-time involontari, ma anche cassaintegrati).
Ma gli occupati non sono i soli che vivono in condizione di incertezza e sfiducia rispetto al lavoro. Ai 6 milioni di lavoratori si aggiungono, infatti, più di 4,3 milioni di italiani che non riescono a trovare un’occupazione, pure desiderandola: 2,7 milioni sono quelli che cercano attivamente un lavoro, ma non riescono a trovarlo, un universo di lavoratori che dallo scoppio della crisi è quasi raddoppiato (+82% tra il 2007 e il 2012); ben 1,6 milioni sono invece coloro che, pur disponibili a lavorare hanno rinunciato a cercare attivamente un impiego perché convinti di non trovarlo.
Anche per questo riprende l’emigrazione: oltre confine ci sono oltre 4,3 milioni di connazionali: nell’ultimo decennio il numero di cittadini che si sono trasferiti all’estero è più che raddoppiato, passando dai circa 50.000 del 2002 ai 106.000 del 2012 (+115%). Ma è stato soprattutto nell’ultimo anno che l’incremento si è accentuato (+28,8%). Nel 54,1% dei casi si è trattato di giovani con meno di 35 anni.
Secondo un’indagine del Censis, circa 1,130 milioni di famiglie italiane (il 4,4% del totale) hanno avuto nel corso del 2013 uno o più componenti residenti all’estero. A questa quota si aggiunge un altro 1,4% di famiglie in cui uno o più membri sono in procinto di trasferirsi. Chi se ne è andato lo ha fatto per cercare migliori opportunità di carriera e di crescita professionale (il 67,9%), per trovare lavoro (51,4%), per migliorare la propria qualità della vita (54,3%), per fare un’esperienza di tipo internazionale (43,2), per lasciare un Paese in cui non si trovava più bene (26,5%), per vivere in piena libertà la propria vita sentimentale, senza essere vittima di pregiudizi o atteggiamenti discriminatori, come nel caso degli omosessuali (12%).
fonte Rassegna.it
I nostri carissimi politici, invece di pensare alle votazioni PRIMARIE, pensassero a risolvere questa galoppante disoccupazione che ci sta portando allo sfascio della nazione. Credo che l’unico provvedimento da prendere sia quello di fare il gioco degli industriali, che chiudono le imprese in Italia per aprirle in quelle nazioni dove possono sfruttare i lavoratori come SCHIAVI, con stipendi di 300/400 euro, e importare il prodotto finito in Italia. Secondo un mio punto di vista, bisognerebbe rimettere i dazi doganali per difendere i nostri prodotti nazionali, e se e’ necessario uscire dal mercato europeo. Solo cosi’ saremo in grado di produrre i beni che consumiamo giornalmente, altrimenti diventeremo soltanto un popolo di CONSUMATORI, ma per essere tali ci vuole anche una entrata economica. Non si puo’ pensare di risolvere la crisi con CASSE INTEGRAZIONE o assegni di sostegno, se non si pensa a una produzione di impresa.Ribassare il costo del lavoro, non significa che bisogna sfruttare, approfittando della crisi, a pagare stipendi da FAME, ma bisogna eliminare il marciume che si nasconde dietro la POLITICA che per 40 anni ha DISSANGUATO la nazione, e la colpa non e’ di certo dei lavoratori e dei pensionati, ma bensi’ di tutti quei lad.. che girano intorno ai vari partiti e politici dem…. Chi non ha capacita’, sia serio, si metti da parte a dar posto ai nostri giovani.