Palestinese, di religione cristiana (Chiesa Greco-Ortodossa), Saad è costretto a lasciare Gaza “per ragioni che si possono intuire”. Arrivato in Italia il 30 dicembre 2004, ottiene un permesso di soggiorno per motivi di studio.
Dal suo arrivo, consegue una laurea in Scienze e Tecnologie Orafepresso l’università di Milano Bicocca e, successivamente, frequenta un Master in Ingegneria nel settore orafo presso il Politecnico di Torino, sede di Alessandria. Durante i suoi anni di studio, riesce a mantenersi grazie a un lavoro part-time presso la fondazione “La Vicenziana” come guardiano notturno e a pagare regolarmente le tasse universitarie.
Il 15 ottobre2008 presenta domanda di asilo politico e il 6 novembre dello stesso anno ottiene lo status di rifugiato politico.
Il 9 settembre 2010, presso la prefettura di Milano, presenta domanda per ottenere la cittadinanza italiana. Ed è a questo punto che cominciano ad emergere gli intricati meccanismi burocratici. Infatti, a distanza di un anno dalla domanda, riceve la comunicazione dalla Prefettura in cui emerge che, per concedere la cittadinanza italiana, devono trascorrere cinque anni dalla data di ricezione dello status di rifugiato politico. Non si tiene, dunque, conto degli effettivi anni di presenza in Italia, nel suo caso dal 2004.
Vinto un ricorso al TAR, il 26 aprile 2012 il suo avvocato invia tutti i dati alla Prefettura di Milano e, ad oggi, nessuna risposta. Il motivo principale della sua insistenza nell’ottenere la cittadinanza, nel più breve tempo possibile, risiede in un’offerta di lavoro propostagli da un’importante azienda orafa nel Canton Ticino (Svizzera) ma, purtroppo, lo status di rifugiato politico è incompatibile con la normativa dell’Ufficio Svizzero di Immigrazione. Con la cittadinanza, invece, potrebbe lavorare come “frontaliero”, senza togliere ad alcuno la possibilità di impiego in Italia. A ciò si aggiunge che i suoi parenti vivono in Australia, rifugiati anch’essi. Richiedendo il visto all’Ambasciata Australiana per fare visita alla propria famiglia, si è visto negare il, sempre a causa del suo status.
Il 3 settembre 2012 riceve la raccomandata del Ministero dell’Interno con risposta negativa alla sua domanda. “Sono molto amareggiato e mi domando come non sia possibile trovare un rimedio che consentirebbe a me di risolvere una questione vitale, e alla società svizzera di trovare il collaboratore tecnico che da tempo cercava, e allo Stato italiano di applicare le imposte sul mio reddito in quanto residente in Italia” aggiunge Saad. Dopo diverso tempo il sindaco di Lissone, Concettina Monguzzi, cui aveva fatto visita il 29 settembre 2012, gli riferisce di aver ricevuto una telefonata dal Ministero dell’Interno informandola che il Presidente della Repubblica non si occupa di questi casi, per cui hanno rigettato la domanda.
La nota più amara arriva proprio quando Saad riceve la chiamata dall’Ufficio del Ministro per la Cooperazione Internazionale e l’Integrazione affermando che l’ottenimento della cittadinanza italiana, per lui, è davvero difficile. Per ottenerla dovrebbe essere “calciatore, scrittore, etc”. “Mi sembra che si tratti di un vero cavillo burocratico e chiedo perciò alle istituzioni italiane di essere considerato alla pari di tutti gli altri stranieri che, nelle mie stesse condizioni, sono fuggiti dal proprio paese e hanno avuto qui in Italia la possibilità di ricostruirsi una vita e un futuro.
Sono convinto che se fossi un calciatore, un personaggio famoso o se solo avessi presentato la richiesta di asilo politico subito dopo il mio ingresso in Italia, non avrei incontrato così tanti ostacoli e oggi sarei cittadino italiano già da tempo”.
(A cura di Raffaele Salvemini – raffaele.salvemini@live.it)