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IL RICONOSCIMENTO DELLO STEMMA E DEL GONFALONE – La pratica per il riconoscimento dello Stemma e del Gonfalone civico, infatti, era cominciata nel 1880 e giunse ad esito positivo solo nel 1996, quando l’assessore alla Cultura, Angelo Riccardi, s’impegnò per una risoluzione del problema, con le ricerche dello storico sipontino Pasquale Ognissanti. Rovistando tra documenti storici e atti d’archivio, passando in rassegna atti arcivescovili e registri di cancelleria, tra l’Archivio di Stato di Napoli e quello di Foggia, passando dall’Archivio Storico Antico di Manfredonia alla Biblioteca Nazionale di Napoli, oltre a monitorare la corrispondenza sull’argomento tra il Comune di Manfredonia e l’Ufficio Araldico, Riccardi e Ognissanti trovarono un documento del 1675 a firma del Sindaco di Manfredonia in cui veniva descritto lo stemma di Manfredonia: “L’Impresa, o sia lo Stemma dell’Antica Siponto, conteneva un Dragone disteso in un Fiume, su del quale un gran Ponte, che tra il suo maggiore Pilastro e la sua Balaustra sosteneva uno Scuto colle seguenti lettere cubitali S.P.Q.S., che significano Senatus Populusque Sipontinus, la qual’Impresa semplicemente così, ebbe durata insino che visse il S. Vescovo Lorenzo, mentre dopo acclamatosi da’ Sipontini un tal Santo Vescovo per loro Principal Protettore, fu aggiunto all’antica Impresa un Vescovo a cavallo ponteficamente vestito sopraposto immezzo al Ponte; onde spiegazione dell’Impresa de’ moderni Sipontini è la seguente, cioè il Dragone sotto del Ponte ha il significato della Maestà, e furore del Fiume della Daunia, che era navigabile. Il Ponte sopraposto al fiume ha il significato della sicurezza con cui si navigava da’ Sipontini; ed il S. Vescovo a cavallo, significa la perpetua pace recata da S. Lorenzo colla sua Protezione all’antica e moderna Siponto“.
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IL VIAGGIO VERSO ROMA – Il Comune di Manfredonia presenziò pertanto a Roma, presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, all’Ufficio Araldico (alla presenz del direttore generale Turmon) per ridefinire le caratteristiche necessarie per ottenere il riconoscimento sia dello Stemma che del Gonfalone civico. Si trattava di rintracciare il modello originale, che i diversi amministratori avvicendatisi nel tempo avevano modificato “in modo arbitrario”. Le dominanti erano quelle storicamente attribuite: San Lorenzo sul cavallo indomito varca il ponte, sotto cui è posta un’idra velenosa. Dopo aver consultato gli atti, bisognava apportare piccole ma importanti modifiche: la corona doveva essere turrita; gli archi del ponte non più a sesto acuto ma a tutto sesto; la scritta S.P.Q.S, che spetta a Manfredonia in quanto municipalità dell’antico Impero Romano, andava posta non più in alto ma in basso, incorniciata da due rami, uno di quercia e uno d’ulivo, uniti con nastro tricolore; infine, nella bozza autenticata dal sindaco, bisognava specificare ‘drago con due zampe‘ invece di quattro.
Per il gonfalone civico, inoltre, era necessario sostituire la dicitura ‘Comune‘ con ‘Città‘ di Manfredonia. Il drappo, poi, non poteva più essere azzurro come quello dello stemma perché, araldicamente, non possono sovrapporsi due colori uguali: quindi doveva essere bianco con una bordatura azzurra.
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“Individuate queste modifiche e realizzata la bozza con meticolosità e dovizia di particolari, finalmente l’Ufficio Araldico diede la sua approvazione e Manfredonia ricevette il riconoscimento del suo Stemma”, conclude Riccardi.