Manfredonia. E’ vero: a carnevale ogni scherzo vale (a Carnevéle ogne schèrze véle), ma qualche volta lo scherzo diventa veramente grave. Non è escluso che nel… passato, approfittando delle mascherate carnevalesche, ovvero con l’addobbo di qualche carro (o carretto), si approfittava per “mascherare” un’ azione, diciamo, “illegale”. Anche nel passato le attività commerciali e mercantili erano angariate da tassazioni ed imposizioni sovrane e feudali, per cui non c’era da meravigliarsi (allora, e non pur anco oggi…?), se si cercava di sottrarsi a queste imposizioni, con il ricorso ai contrabbandi e a carichi “non autorizzati” che si effettuavano nei porti garganici, in particolare nei trasporti navali verso la costa dalmata.
Le località interessate erano Rodi, Ischitella, Vico, Vieste e Tremiti. Le merci maggiormente “trattate” erano il grano, l’orzo e le vettovaglie in genere. Manfredonia ne viene cointeressata, oltre per il fatto che è sede di mastro portolano, con giurisdizione sui porti garganici, soprattutto perché nel suo ambito portuale si effettuavano anche dei contrabbandi di biscotti, di pane e di sale, di cui la comunità sipontina era gran produttrice ed esportatrice. E queste attività mercantili, per quanto è dato rilevare dalle fonti documentarie, vengono effettuate a Manfredonia, nel sec. XVI, anche se non proprio di Carnevale (1524). Non si esclude che nelle malversazioni potessero essere coinvolte anche queste “autorità portuali”, come del resto ne è coinvolta una personalità della famiglia Capuano, una delle massime espressioni della economia mercantile sipontina nei secoli XIV, XV e XVI. Come è facile capire, a Manfredonia (e non solo) ogni scusa era (e… forse lo è ancora) buona per “aggirare” la legge, cercando di trovare tutti i sistemi per sottrarsi alle cosiddette “autorizzazioni”, ivi comprese le… mascherate carnevalesche (a qualsiasi livello) che ben si prestano a questo tipo di “evasioni”.
Die XXIIII maij 1524 in civitate Manfredonia. Paulus de Radossano de Scibinico abitatore Manfredonia teste medio iuramento iuravit super predicta et testata dixe che questo Carnevale passato et annum dicto carnevale Pirro Georgio Capuano et uno marinaro di (antidetto) bagactello vennero allo furno de Iacobo che si dice di Santo Petro et dixe allo fornaro et ad ipso teste che portassero presto presto pane o certo o non certo portaselo alla marina per quello Carbucto che havia facto far la Università per lo dilluvio alli mura di la terra. Et ipso teste per (…)(…) di ipso Pirro Georgio pagho una gabata di dicto pane che foro danero trenta in quaranta rotulj. Et un altro compagno de ipso teste pigliò un’altra gabata de dicto pane et le portavano fora per dicto Carbucto ad doy hore de nocti (…) Et stando (confuso) ipso teste con la sua gabata fo pigliato per Ioanne di Yela scavone. Et Pirro Georgio che andava directo mano allora videndo pigliata la prima gabata che era enpita l’altra che non era enpita la fa portar alla casa. Et lo marinaro portava diversi altri rotuli de pane socto lo mantello et li posse dentro la barca quale vedendo pigliato la prima gabata con dicta barca dicto marinaro se ne fugio Iura sive loco et (spe) dixe così).
A cura di Pasquale Ognissanti (Archivio Storico Sipontino)