Manfredonia, 08 febbraio 2020. In occasione della festa di S. Valentino abbiamo incontrato il prof. M. Illiceto docente di filosofia presso la Facoltà Teologica Pugliese di Bari e di Storia e filosofia presso il locale Liceo classico “A. Moro” di Manfredonia, autore di un libro sull’amore dal titolo “Amore. Variazioni sul tema” (Edizione Andrea Pacilli). Gli abbiamo rivolto alcune domande.
- lei giovedì parlerà di amore. Perché farlo ancora?
Da sempre l’uomo ha cercato di trovare le parole giuste per dire che cosa è l’amore. Ci ha provato Platone nel Simposio. Perché l’amore in fondo rappresenta l’esperienza fondamentale della vita. Ci accompagna dalla nascita alla morte. E, forse, anche oltre la morte. E. Fromm dice che due sono i bisogni fondamentali dell’uomo: essere amato e amare. Tutto ruota intorno all’amore. La nostra vita si gioca nel tipo di amore che riceviamo e nel tipo di amore che ci prepariamo a donare. Per il cristianesimo poi l’amore non è solo un’esperienza umana, ma ancor più è Dio stesso. Quindi parlare dell’amore è parlare di una dimensione centrale sia dell’uomo che di Dio.
- Amore oggi è termine molto abusato. Come risemantizzarlo?
Purtroppo nella società dei consumi e del primato del piacere edonistico qual è la nostra, l’amore è svuotato del suo senso originario e autentico, poiché viene ridotto a pura emozione e a semplice gratificazione. Domina l’amore “possessivo”. L’emozione non basta perchè ha l’intensità ma non la profondità e la durata, è senza radici. Si ha il predominio del proprio io. Infatti : dico “io ti amo” ma è come se dicessi “Io attraverso di te amo me”. L’altro è visto come oggetto del proprio piacere e non come persona altra da me, con la sua libertà e la sua unicità. Il cristianesimo propone l’amore come dono di sé. Non l’amore possessivo che mi rende padrone, ma l’amore oblativo che mi rende “custode”.
- L’amore incontra il dolore. Quale relazione tra questi?
Un’altra grande bugia del nostro tempo è far credere alla gente che esista un amore senza dolore. Al contrario, amore e dolore si richiamano a vicenda, perché amare è patire l’altro fino a patire per l’altro. Ma non è un patire passivo, è un patire attivo, perchè scelto. La donazione di sé è gioiosa ma anche dolorosa. La donazione infatti è gratificante anche se costa qualcosa, ci fa crescere e maturare, perchè ci fa essere generativi. Oggi confondiamo il godimento con la gioia. Un amore pronto a soffrire non è masochista, ma è all’altezza degli imprevisti: ad es. sa affrontare le incomprensioni e le piccole delusioni dell’altro. In amore, paradossalmente, vince chi perde dando all’altro il permesso di sbagliare.
- L’amore si muove tra le chat. Che amore vivono i giovani che lei incontra sul suo cammino scolastico?
La gioventù è l’età dell’amore in cui si scopre un bisogno nuovo. Fromm dice che si passa dal “bisogno di essere amati” al “bisogno di amare”, cioè si passa dalla centralità del proprio “Io” alla scoperta del “Tu” per arrivare a costruire il “Noi”. Freud dice che si passa dal “principio del piacere” al “principio della realtà”. I giovani hanno una fame incredibile di amore. Cercano un amore vero e autentico. Totale. Profondo. Solo che oggi non trovano ciò che cercano. Domina una mercificazione del sesso e dei sentimenti che presenta una visione puramente emozionalistica e ludica dell’amore, una riduzione estetica ed evasiva, capricciosa. Si ha l’amore prêt à porter delle chat, dove i legami sono senza impegni, senza regole, senza responsabilità.
– Il cristianesimo ha come essenza l’amore. Ma oggi i nostri cristiani fanno la differenza? Amano?
Il cristianesimo è una religione fondata non sulla paura ma sull’amore. Essa nasce come risposta di amore ad un atto di amore che ci precede e ci spiazza. Chi crede ha scoperto che Dio lo ama per primo perché Lui stesso è l’amore. Rispetto all’amore di Dio l’amore nostro è sempre in ritardo. Dio, però, amandoci per primo ci abilita all’amore: per Lui e per il prossimo, e anche per noi stessi. Giovanni dice che chi non ama non ha conosciuto Dio, perché “Dio è amore”. Fatti e creati dall’Amore, noi siamo chiamati ad amare come siamo amati. Nessuno può amare se non è amato. Ecco perché chi non ama è un fallito prima come uomo e poi come credente. Solo che non si può amare Dio e non amare colui che Dio ama: e cioè l’uomo, ogni uomo mio fratello.
Il prof. Illiceto giovedì 13 febbraio terrà una conversazione sul tema “Amore: tra eros e agape” presso l’Auditorium “Mons. V. Vailati” alle ore 19.15. Ingresso libero.