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USA Le elezioni francesi ed il destino dell’Europa

Gli Stati uniti risponderanno a breve, cioè a novembre, con l’elezione del suo presidente

AUTORE:
Lorenzo D'Apolito
PUBBLICATO IL:
8 Luglio 2024
Manfredonia // Politica //

Il concetto di Francis Fukuiama, uno dei massimi politologi contemporanei, secondo cui il destino della storia avesse ormai raggiunto il suo massimo apice economico e civile, già da tempo appare tramontato. Questo perché, innanzitutto, la stessa civiltà e la democrazia non possono mai considerarsi valori definitivamente acquisiti, bensì in continua e probabilmente infinita evoluzione. Ma soprattutto i conflitti globali che continuano a funestare il pianeta hanno definitivamente posto fine all’illusione. In ultimo è persino capitato di assistere alla strana alleanza fra la Russia ed i talebani al fine di “combattere il terrorismo”, secondo le parole del medesimo autocrate, vale a dire quello che lui è incarnato dall’occidente e i suoi valori al seguito. In ogni caso quest’ultimo non può che difendersi attraverso il suo forse unico e valido strumento operativo, vale a dire la manifestazione della volontà popolare delle libere elezioni, quando sono realmente libere. L’Europa continentale, infatti ha risposto fra tante traversie per mezzo delle tornate elettorali prima europee, poi inglesi ed infine francesi.

Gli Stati uniti risponderanno a breve, cioè a novembre, con l’elezione del suo presidente. Ovviamente, le elezioni europee da sempre sono interpretate in maniera piuttosto localistica e quindi utilizzate per giudicare la salute dei governi nazionali, eppure sembra che sia arrivato il momento di cambiare passo, non perché vi sia una volontà chiara e definita in questo senso, ma perché gli eventi lo rendono inevitabile. Nella specie, il giudizio su quella tornata elettorale sembrava aver sancito nelle linee generali la bocciatura del governo francese centrista, di quello tedesco piuttosto orientato a sinistra, con la conferma del governo italiano di centrodestra e l’avanzata più o meno evidente dei partiti sovranisti degli altri paesi europei chiamati alle urne, cioè soprattutto di quelli posti ad est di cui si dirà più innanzi.

In realtà, questa lettura può considerarsi realmente superficiale alla luce delle due successive tornate elettorali ultime, vale a dire quella inglese e poi quella francese. Soprattutto, pare evidente che sia stato proprio il taglio localistico del giudizio politico a risultare fiori asse. Gli europei, infatti, hanno certamente giudicato sulla scorta delle politiche locali sull’economia e sull’immigrazione, ma soprattutto sulla scorta del percorso e sul destino dell’Europa e dei suoi valori occidentali e democratici. A questo punto pare necessario svolgere alcune precise considerazioni in merito alle vicende degli ultimi anni e che meritano un’attenta riflessione. Un tempo la nostra visione politica annoverava movimenti di destra vagamente conservatori e liberali, di centro cioè moderati, di sinistra ed infine di estrema sinistra, quasi sempre di tipo rivoluzionario e persino antidemocratico. I movimenti di estrema destra erano marginali e più o meno folcloristici, quindi di alcuna rilevanza.

Oggi pare che questa differenziazione sia stata alquanto ribaltata con l’avvento dei movimenti sovranisti, cosicché tocca non più distinguere fra le sinistre democratiche e quelle rivoluzionarie ed extraparlamentari, che ormai possono dirsi estinte, bensì quelle di destra e di estrema destra che con la democrazia e con i valori conservatori e liberali hanno poco in comune, ma che in compenso nelle istituzioni democratiche si intrufolano eccome e le minano dall’interno. Per farla breve, è ovvio che i repubblicani Nixon, Reagan o Bush poco avrebbero a che spartire con il terrapiattismo fanatico e fintamente religioso trumpiano e che giudicherebbero con vero orrore, soprattutto quando solidarizza con il potere altrettanto retrogrado ed incivile russo.

Questi mettono in pericolo i valori occidentali e la libertà di cui gli europei non sono più in grado di farne a meno. Lo hanno capito gli inglesi punendo inesorabilmente la più becera e folle destra con a capo i due fenomeni istrionici di Farage e Boris Johnson che con la Brexit sono quasi riusciti a disintegrare l’Europa, ma lo hanno capito anche i francesi. Questi, hanno fatto blocco da sinistra a destra, cioè persino con il supporto del gollismo repubblicano appunto di destra, per fermare il lepenismo trionfante. Quest’ultimo è la variabile forse più pericolosa del sovranismo globale che poi alla fine non è altri che il nazionalismo antidemocratico di sempre, edulcorato dalla modernità, anche a voler trascurare le ingerenze russe consistenti nella controinformazione propagandistica tipica delle guerre asimmetriche e nei fiumi di denaro destinati a singoli politici corruttibili.

Si attendono con ansia e notevole preoccupazione le elezioni americane poiché si sottovalutano costantemente la democrazia ed i valori democratici. Qualora l’attuale presidente Biden dovesse, infatti, rinunciare alla candidatura per il prossimo quadriennio, le possibilità di una nuova presidenza Trump scenderebbero decisamente. A quel punto potrebbe finalmente dirsi spacciato il sovranismo folle ed autolesionista tipico delle democrazie più evolute e che, viceversa, nei paesi dell’est Europa ha tutt’altra connotazione.

Quest’ultimo vede con il fumo negli occhi il putinismo e le autocrazie orientali con in testa Cina, Iran e Corea del nord. Di conseguenza quando alle scorse europee si è accomunato il dato politico dei partiti centristi e conservatori di stampo europeista, con quelli sovranisti filorussi ed addirittura con quelli sovranisti dei paesi dell’est che sono super europeisti e antirussi, probabilmente si è sbagliato clamorosamente. Fa eccezione ovviamente il regime ungherese che, da sovranista e antieuropeista, faticosamente tenta di mantenere il suo unico piede fra numerosissime staffe. Questo perché la sinistra soprattutto italiana, con gli intellettuali al seguito, mantiene inalterato il suo anticovezzo di equiparare tutto quello che le è estraneo, giudicandolo come le forze della conservazione e fascista, che è il mezzo più veloce e sicuro di rimanere ai margini della politica e del governo. Tant’è che tutto questo consente oggi, in maniera piuttosto grottesca, alla destra conservatrice italiana, rappresentata dalla presidente del consiglio, di convivere ed addirittura governarvi assieme a questa destra estrema, sovranista ed antieuropeista dopo peraltro avervi flirtato per anni.

Se oggi, dunque, una volta al governo, la trascura e per certi versi umilia fingendo di non averla mai conosciuta, è perché il camaleontismo italiano riesce ed addirittura impera là dove altri fallirebbero miseramente, ad esempio in terra britannica. Del resto, la rivoluzione in Italia è impossibile, proprio perché da tempo ci conosciamo tutti.

1 commenti su "Le elezioni francesi ed il destino dell’Europa"

  1. A differenza nostra, che ci uniamo sckitt’ quann’ stann’ i partit’ della naziunel’ d’ calc’j’, i franzosi hanno fatto fronte comune contro il male nero, com’è tipico loro da quasi 3 secoli, e hanno evitato la porcata che abbiamo invece combinato noi mandando i fasci al potere.
    Dunque bravi franzosi 👏

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