Màfia (meno com. màffia) s. f. [voce sicil., di etimo incerto]. –
1. Termine con cui si designa il complesso di piccole associazioni criminose (dette cosche), segrete, a carattere iniziatico, rette dalla legge dell’omertà e regolate da complessi riti che richiamano quelli delle compagnie d’arme dei signori feudali, delle ronde delle corporazioni artigiane, ecc., sviluppatesi in Sicilia (spec. occidentale) nel sec. 19°, soprattutto dopo la caduta del regno borbonico; il carattere di associazione a delinquere della mafia (che dai proprî affiliati è denominata «Cosa nostra») si precisa con riferimento alla funzione di mediazione esercitata nell’economia del latifondo da elementi come i gabellotti o i campieri che, venuti a sostituire la proprietà nobiliare (generalmente assenteista) nel controllo dei raccolti, nell’esazione dei canoni d’affitto, ecc., giungevano a controllare, con l’intimidazione e la violenza, il mercato della manodopera e la distribuzione dell’acqua; il sistema delle cosche (suddivise in famiglie, v. famiglia, n. 4 b), ormai inseritosi in tutte le situazioni conflittuali del mondo rurale ed esteso alle zone di agricoltura specializzata (agrumeti), si sviluppa ulteriormente in questo secolo nelle realtà urbane come potere ampiamente indipendente che trova, dopo la seconda guerra mondiale, nuovo alimento soprattutto nel clientelismo politico, fino a costituire una vera e propria industria del crimine che, con violenza crescente e mostrando notevole adattabilità, estende la propria influenza all’intera realtà sociale ed economica, in particolare concentrandosi sul controllo dei mercati, delle aree edificabili, degli appalti delle opere pubbliche e, più recentemente, del traffico di droga: lotte, guerre di mafia, i conflitti interni di gruppi mafiosi rivali, che molto spesso si concludono con gravi fatti di sangue. Con l’espressione m. americana si indica correntemente l’insieme delle famiglie mafiose che, mantenendo stretti legami con le originarie famiglie siciliane, costituiscono negli Stati Uniti una ramificata e potente organizzazione per il controllo di attività quali il gioco d’azzardo, lo sfruttamento della prostituzione, lo smercio di droga, ecc. Il termine è inoltre usato internazionalmente con riferimento a organizzazioni che, pur non avendo alcun legame di filiazione con la mafia siciliana, presentano tuttavia strutture e finalità consimili.
2. a. Tendenza a sostituirsi alla legge con l’azione o il prestigio personale, per lo più attraverso la formazione di consorterie, e con atteggiamenti di boriosa insolenza: ambienti in cui regna la mafia.
b. non com. Ostentazione di eleganza, di spavalderia, spec. nella frase fam. e scherz. fare la mafia.
Redazione Stato@riproduzioneriservata
MAFIA – POLITICA – ECONOMIA il danno sociale. La nocività sociale delle forme di criminalità proprie della classe dominante politica, e quindi largamente immuni, è assai più grave di quella tutta la criminalità realmente perseguita. La perdita economica attribuibile ai reati mafiosi contro il patrimonio (come la rapina, i furti con scasso, le bombe, gli incendi ecc.) riportati nelle statistiche assomma ad appena un quinto delle perdite attribuibili alle malversazioni, alle frodi e ai furti nel campo commerciale. I mafiosi non delinquono per atto cosciente e libero di volontà malvagia, ma perché hanno tendenze malvagie , tendenze che ripetono la loro origine da una organizzazione politica, economica, fisica e psichica diversa da quella normale. (vedi a Manfredonia il caso tre anni fa dell’ex Vice Sindaco Franco La Torre, macchina incendiata, la testa di un animale appesa dietro alla porta di casa, ecc. ) QUESTA E’ MANFREDONIA.
GIUSEPPE MARASCO Presidente Nazionale CIVILIS Confederazione Europea onlus
Bellissima la definizione di MAFIA che dai: “assieme di convenzioni e valori di un determinato gruppo sociale in un periodo storico (o semplicemente di un individuo)”.
Riportando la definizione in Italia: un mezzo-uomo mediante i mezzi di comunicazione ci ha plasmati psicologicamente e in-culturalmente a sua immagine e somiglianza: evasori, arrapati, mafiosi, bugiardi, ladri, ipocriti, piagnucoloni, sguaiati, sbruffoni, barzelettieri… ma squattrinati, insomma in 60 milioni di piccoli berlusconi delinquenti disperati (e chi non ne appartiene ne rimane pure dispiaciuto, visto che nessuno lo combatte più: ora lo si compiatisce, ci si fa la pacificazione!!).
La mafia è diventata un’organizzazione di uomini che non è più combattuta, perchè siamo moralmente identici a loro, i quali non hanno più paura delle leggi, ci passano vicini, ci salutano e con i quali ci prendiamo volentieri il caffè.
Ma guai a contraddirli sui loro interessi politici ed economici. E qui che fanno la differenza rispetto agli altri.
Un esempio?
La mafia considera il territorio il suo giardino di proprietà, attraverso il quale fare soldi facili: un progetto strampalato approvato dalle istituzioni appoggiate durante le campagne elettorali ( o con loro uomini direttamente nelle istituzioni) e poi la realizzazione con le imprese del posto: così in tutti i Comuni d’Italia, da sempre qui nel Sud ed ora anche al nord.
La cartina di tornasole? La prova?
Considerate nel territorio di Manfredonia e di Monte Sant’Angelo i molteplici scempi ambientali fatti e che hanno intenzione di fare e provate a dire che la mafia qui non esiste: sareste come LUI vi ha plasmato: evasori, arrapati, mafiosi, bugiardi, ladri, ipocriti, piagnucoloni, sguaiati, sbruffoni, barzelettieri.
Ragionamento qualunquistico e senza pretese per le vostre convenzioni mafiose e i vostri valori mafiosi, convinti come siete di portare in questo modo il lavoro da questa parti e non vedete invece la distruzione del territorio e “la morte” delle persone perbene.
Una precisazione: “assieme di convenzioni e valori di un determinato gruppo sociale in un periodo storico (o semplicemente di un individuo)” fa riferimento alla definizione – motivazione – dell’abecedario dell’immorale; poi le singole parole dal dizionario della Treccani; a presto; Red.Stato
O.K. Urge una correzione.
Bellissima la definizione di MAFIA che SI PUO’ ESTRAPOLARE dalla definizione – motivazione – dell’abecedario dell’immorale: “assieme di convenzioni e valori DELINQUENZIALI di un determinato gruppo sociale, denominato mafioso, in un periodo storico (o semplicemente di un individuo)”.
Credo che così vada meglio!!!
Vorrei proporre una definizione facile-facile di mafioso, adeguata alle nostre categorie di giudizio plasmate in questi 20 anni.
MAFIOSO: “PERSONA PERBENE COME BERLUSCONI”.
Non credo che la definizione sia offensiva per Berlusconi, forse lo è per le persone perbene che, come i panda, sono oramai in via d’estinzione.
Ok, accolta e condivisa la segnalazione, ciao, a presto, Red.Stato