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ANTONELLO SCARLATELLA Manfredonia. Porto alti fondali, opportunità di sviluppo o un nuovo fallimento?

A cura di Antonello Scarlatella

AUTORE:
Redazione
PUBBLICATO IL:
8 Agosto 2024
Economia // Manfredonia //

Dopo il fallimento del contratto d’area, ci è stata concessa una nuova opportunità grazie ai fondi del PNRR e al Presidente dell’Autorità Portuale, il dottor Ugo Patroni Griffi, noto come “Ugo PG” negli ambienti baresi. Ugo PG, un uomo di grande cultura e capacità gestionali, ha lavorato con tenacia e abilità per finanziare e restituire dignità alle strutture portuali della Puglia e del Molise.

Ma tutto questo è sufficiente? No. Ugo PG ha svolto il suo compito, portando a termine il suo progetto, ma ora abbiamo bisogno di un vero progetto di territorio. Senza di esso, i 100 milioni di euro rischiano di essere sprecati.

Una struttura portuale moderna ed efficiente, come quella che sta per nascere con il Bacino Alti Fondali del Golfo di Manfredonia, cosa può portare al territorio? Partiamo dalle ceneri: nelle aree industriali di Manfredonia si contano decine di capannoni abbandonati, lasciati vuoti da imprese finanziate dal contratto d’area che, grazie a una falla nella legislazione, hanno potuto chiudere dopo soli cinque anni e trasferire i propri asset in altre regioni. Questi asset sono stati acquistati con i soldi dei contribuenti europei.

Un porto attivo e funzionante potrebbe creare nuove opportunità di investimento per aziende del settore logistico e per altre imprese. Potrebbe inoltre attrarre un Innovation Hub, rendendo il territorio un nuovo punto di collegamento tra le regioni e accrescendo il potenziale imprenditoriale. Quindi, il porto come motore di sviluppo economico, occupazionale e sociale? Sì.

Ma cosa manca? Un progetto di territorio. Oggi, i sindaci di tutta la Capitanata, insieme al Consorzio Asi, dovrebbero unirsi in un’unica unità di intenti. È necessario finanziare un progetto e affidarlo a persone competenti e con esperienza, con almeno vent’anni di gestione portuale alle spalle, non a persone legate a logiche di partito, ma a professionisti proattivi ed efficienti. Bisognerebbe abbandonare le bandiere di partito, riunirsi in una cabina di regia e lavorare 24 ore su 24 a un progetto che coinvolga imprese, tutti gli stakeholder e le autorità portuali limitrofe.

Si sta facendo tutto questo? Non lo so, ma lo spero. Se non si agisce in questa direzione, i 100 milioni di euro del PNRR, intercettati da Ugo PG che ha svolto il suo lavoro, diventeranno un’altra occasione persa, un altro fallimento per il territorio.

Ma dove trovare i soldi per questi progetti? Non immaginate quanta liquidità sia disponibile nei fondi esteri, e anche italiani, pronti a finanziare progetti sostenibili e produttivi.

Come si fa? Attraverso il Partenariato Pubblico Privato (PPP) e altri strumenti come la finanza di progetto o i project bond. Il PPP è una soluzione ideale per finanziare, costruire e rinnovare infrastrutture di pubblica utilità, migliorando la qualità dei servizi, riducendo i divari economici territoriali, e favorendo crescita e competitività. Si tratta di una collaborazione di lunga durata tra pubblico e privato per il finanziamento, la costruzione, il rinnovamento, la gestione e la manutenzione di un’opera pubblica o la fornitura di un servizio.

Tutto ciò è regolato dal d.lgs. 18 aprile 2016, n. 50 (Codice dei contratti pubblici), che ha recepito nel nostro ordinamento le Direttive europee sull’aggiudicazione dei contratti di concessione e sugli appalti pubblici.

Allora, cari sindaci della Capitanata e caro Consorzio Asi, ci volete regalare questo sogno? Oppure dobbiamo rassegnarci a passare i prossimi 50 anni a produrre articoli e trasmissioni televisive sulla mafia, a litigare per un posto di assessore, e a piangere quando i nostri figli scappano all’estero o nella lontana Lombardia?

Antonello Scarlatella
Consulente Aziendale

4 commenti su "Manfredonia. Porto alti fondali, opportunità di sviluppo o un nuovo fallimento?"

  1. A naso e visto i trascorsi, vorrei tanto sbagliarmi, ma sento un sotto fallimento…
    Qui si soenfono solo soldi pubblici senza una utilità potenziale sl 100% di tutto ciò che sta intorno , sopra e nelle aree circostanti da tanti e tanti anni inutilizzati… una cattedrale drl deserto sul mare…

  2. Caro Antonello, hai ragione nel dire che “non basta finanziare e restituire dignità alle strutture portuali della Puglia e del Molise”. Le infrastrutture sono una condizione necessaria ma non sufficiente per rilanciare lo sviluppo sostenibile di un territorio.
    Per quanto attiene il fallimento del nostro contratto d’area permettimi però di precisare due cose:
    1. coloro che avevano investito (è un eufemismo) nel nostro territorio non erano – con poche eccezioni – imprenditori ma “prenditori”, veri e propri avventurieri…;
    2. le risorse finanziarie spese a fondo perduto per l’acquisto di asset, formalmente sono della UE ma, di fatto, sono soldi dei contribuenti italiani.
    Condivido, anche, la necessità di dotare Manfredonia di un porto “attivo e funzionale con il bacino alti fondali”, potente fattore di localizzazione industriale e motore di sviluppo economico, occupazionale e sociale.
    L’attuazione di questo progetto industriale richiede, certamente, una sinergia tra autorità politiche e istituzionali locali, regionali e nazionali, imprenditori illuminati, nonché portatori di legittimi interessi pubblici e privati.
    Un’ultima breve riflessione di risposta alla tua domanda: “Dove trovare i soldi per questi progetti?”.
    Tu suggerisci gli istituti del Partenariato Pubblico Privato (PPP) e la finanza di progetto (Project Financing). Ebbene, sono ancora d’accordo a condizione che questi istituti garantiscano e facciano prevalere l’interesse pubblico su quelli privati. Non sono pochi i casi nei quali abbiamo assistito – attraverso questi strumenti – alla socializzazione delle perdite di gestione, a carico dei contribuenti, e alla privatizzazione sia di beni pubblici, sia di utili stellari distribuiti a manager e azionisti.
    Complimenti per il tuo articolo.
    Un caro saluto
    Raffaele Vairo

  3. I 100 milioni,non rischiano di essere sprecato, perché ci sono già gli squali in attesa di fare il banchetto.Tanto nessuno controlla.

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