Nella città ligure, Luigi trascorre gli anni più belli della sua vita. Gli piace tantissimo cavalcare e farsi ammirare, per la sua valentia e posa maestosa e virile, dai compagni e soprattutto dalle ragazze. Sono fiammate d’amore che non dimenticherà mai, suggellate come sono in tante fotografie. Passano gli anni. Luigi è in famiglia a seguire i lavori nei campi di loro proprietà, a “Piccirilli”. Intanto, l’Italia in quegli anni viene attraversata in lungo e in largo da ondate e ondate di sentimenti nazionali, preludio della guerra che di lì a poco scoppierà. Si avviano i preparativi.
Nel settembre 1939 Luigi viene richiamato e aggregato al 148 Battaglione MVSN (Milizia Volontaria per la Sicurezza Nazionale, alias Camice nere). Imbarcato a Brindisi sul piroscafo Liguria, sbarca due giorni dopo a Tripoli. L’11 giugno dell’anno seguente lo troviamo con il suo battaglione schierato sul fronte di guerra.
I loro nemici sono gli inglesi, gli stessi che si confronteranno con esiti alterni con la famosa ‘volpe del deserto’ ossia il generale tedesco Rommel con i suoi poderosi panzer, sino alla definitiva sconfitta dell’asse ad El Alamein. Ma Luigi non parteciperà mai a siffatte eroiche e poi perdenti operazioni, in quanto il 5 gennaio 1941 viene fatto prigioniero dagli Inglesi a Bardia e condotto in India, la sua colonia preferita, per essere internato. E’ il 7 marzo dello stesso anno.
Passa attraverso vari campi, finalmente viene trovato per lui quello definitivo assieme a tantissimi ufficiali. Si tratta un maxi accampamento di oltre 10 mila internati ubicato a Yol sull’altipiano dell’Himalaia. Qui è tutto italiano, tranne la lingua.
Infatti, qui tutti sono costretti, oltre che a lavorare, a studiare e a parlare inglese. Qui c’erano anche numerosi soldati e ufficiali pugliesi, forse un centinaio, a sognare il rimpatrio in Italia. La storia dei prigionieri italiani in mani inglesi, in termini di sfruttamento e di rispetto non è dissimile da quella trascorsa presso i tedeschi. Pagarono infatti con il loro contributo di lavoro gli aiuti economici che gli Alleati stavano concedendo all’Italia nel primo dopo-guerra. Anzi, ci rimettono quasi due anni in più.
Solo nel gennaio del 1947 furono liberati, sbarcando a Napoli col vapore Otranto. La prigionia in terra indiana fu dura e segregata. Dal campo di Yol non filtra alcuna notizia dei prigionieri. Tant’è che per avere qualche riscontro, si mobilità la stessa Croce Rossa, istituendo un apposito recapito nella Capitale. Ad esso ricorre anche la famiglia Carfagna.
In una cartolina della CRI sul fronte si riscontra il nome e cognome, il grado e la matricola n.72474 dell’interessato; in alto c’è il n. A.39816 di protocollo del registro CRI. Sull’altra parte, si legge: Il prigioniero retro indicato è stato trasferito in India. Anche senza il preciso indirizzo del campo di concentramento, potete scriverli cartoline o lettere non affrancate, indicando grado, nome e cognome del milite e aggiungendo ‘Prigioniero di Guerra in India: Posta dei Prigionieri di Guerra’.
Con siffatto sistema Luigi e la famiglia riuscirono a corrispondere e a tranquillizzarsi, nonostante i tempi di lumaca. Dopo cinque anni di permanenza, finalmente il soldato Carfagna ha la fortuna, un anno prima degli altri, di lasciare il luogo di prigionia e di raggiungere il mare.
In un primo tempo, era destinato all’Australia, dove c’era una forte esigenza di forza-lavoro, ma poi, preso a ben volere da parte di un ufficiale, forse per il suo carattere semplice e comunicativo, fu imbarcato a fine ottobre del 1946 su una nave diretta in Italia. Dopo alcune settimane di sofferta navigazione e soste varie, riesce a sbarcare a Napoli il 23 novembre di quell’anno. Da qui raggiunge qualche giorno dopo il Distretto Militare di Foggia e mandato in Licenza di 60 giorni a Rignano Garganico, dopo di che, il 22 gennaio 1947, è messo in congedo illimitato.
Negli anni ’50 egli sposa, con la benedizione del padre e della madre, la concittadina Maria Michela Draisci. Egli lavora sempre nei campi, mentre la moglie fa la casalinga. Il Signore non dà loro la gioia di avere dei figli, ma vivono però sempre serenamente, fino alla morte di lei “ora spero – ci sussurra, sorretto dalla Sig.ra Elisa che lo assiste da molti anni – di riabbracciarla in paradiso, da dove adesso mi sta guardando”.
Nonostante la sua venerazione e fede per il Duce e il Fascismo non è mai stato iscritto ai partiti, anche perché ne critica aspramente la politica e i suoi deleteri effetti distruttivi con la perdita dei buoni costumi sia nella famiglia sia nella società. Carfagna, oltre ad essere stato l’ultimo dei reduci rignanesi della II Guerra a rientrare in paese a fine 1946, ha raggiunto altri due invidiabili e rari primati: è l’ultimo reduce del secondo conflitto mondiale e ‘camicia nera’ ancora in vita, nonché è uno dei pochi a superare i 102 anni (li compirà il 31 dicembre) nell’ultimo mezzo secolo a Rignano.
See more at: http://www.rignanonews.com/component/k2/item/3-luigi-carfagna-l-ultima-camicia-nera-compie-102-anni-il-31-dicembre-2013#sthash.oX9U7YSM.dpuf