Roma – Durissimo il Codacons contro le banche italiane, dopo che Bankitalia ha accertato un calo dei prestiti ad aprile pari al -1,4% su base annua. L’ennesima riduzione dei prestiti concessi dagli istituti di credito a famiglie e imprese è incomprensibile – attacca l’associazione – Considerando infatti che lo scorso marzo è ufficialmente partito il Quantitative Easing, con l’immissione di liquidità sul mercato finalizzata proprio a sostenere il credito, ci si attendeva a partire dal mese di aprile una inversione di tendenza nel settore dei prestiti.
I dati di Bankitalia, invece, dimostrano che il Quantitative Easing non si è concretizzato in un beneficio diretto per le tasche di imprese e famiglie, e che le banche continuano a non concedere credito. Chiediamo pertanto alle autorità europee di verificare dove finiscono i soldi immessi dalla Bce e l’uso reale che viene fatto della nuova liquidità – conclude il Codacons.
Redazione Stato
La liquidità immessa nel sistema finanziario (e non reale) dell’economia con gli acquisti di titoli sul mercato mobiliare (azioni, obbligazioni, titoli di Stato e altri strumenti finanziari, anche tossici), come ho già avuto modo di scrivere, avrà effetti positivi, più che per le famiglie e imprese, soprattutto sulle quotazioni dei mercati finanziari, nonché sulla struttura dei bilanci delle banche del sistema. L’operazione è stata varata (come dimostrano i dati di Bankitalia) per “salvare” i grandi gruppi bancari europei, gli interessi della finanza e dei creditori internazionali. Questa “valanga di denaro” sta alimentando altre bolle speculative, e solo in minima parte entra nel circuito economico dell’economia reale per rilanciare consumi di famiglie e investimenti di imprese. Il QE, pertanto, non avrà effetti significativi sulle decisioni di spesa di famiglie (consumi) e imprese (investimenti), ed è inefficace per contrastare la grave deflazione in atto. I consumi delle famiglie sono funzione del loro reddito reale (potere d’acquisto), mentre gli investimenti delle imprese dipendono, com’è noto, non solo dal tasso d’interesse (costo del denaro) ma, essenzialmente, dalle aspettative degli imprenditori sulla domanda aggregata che sono, nonostante la propaganda del governo, ancora molto negative. Ciò premesso, ribadisco che i veri beneficiari del QE sono le banche, sia che scelgano di cedere titoli (anche tossici) alla BCE, realizzando significative plusvalenze e una bella “pulizia” dei propri bilanci, sia che preferiscano approfittare di più favorevoli condizioni sui mercati azionari e “ricapitalizzarsi” con il lancio di operazioni di aumento di capitale a pagamento. L’occasione (per le banche) è ghiotta, anche, per superare le “prove da sforzo” (stress test) a cui saranno sottoposte dalla BCE nei prossimi mesi, passaggio fondamentale per l’implementazione della “unione bancaria” che l’Unione Europea (di fatto la Germania) sta costruendo. Concludendo, il QE non può rilanciare la domanda interna (consumi, investimenti) e l’occupazione, e servirà solo a procrastinare le politiche neoliberiste di austerità, causa di disoccupazione, fallimenti d’imprese, povertà diffusa e sofferenze umane e sociali. Per rilanciare l’economia reale non conta la quantità di moneta “emessa”, ma la quantità di moneta “spesa” in consumi e investimenti pubblici e privati. Ciò che ci serve per rilanciare l’economia e l’occupazione, quindi, non sono gli investimenti finanziari ma quelli reali!