(STATOQUOTIDIANO.IT). Foggia, 09 giugno 2021. Il ricordo doloroso del Paese in zona rossa, durante l’anno scorso, è ancora molto sentito. La paura, l’isolamento, lo smarrimento, hanno colpito anche i religiosi. Nessuno avrebbe potuto pensare ad una situazione così apocalittica, ritrovarsi improvvisamente protagonisti di un brutto sogno.
I sacerdoti ed i fedeli hanno passato un periodo terribile a causa del covid: costretti a tenere le distanze, perdere i contatti, subire misure molto restrittive, non poter dire nemmeno una preghiera comune.
Più di un anno fa il Papa affidava a Dio l’umanità intera in balia di una terribile piaga.
Infatti era il 27 marzo 2020, Papa Francesco pregò in una piazza San Pietro praticamente deserta. Il mondo aveva appreso da circa un paio di settimane che il Covid19 era una pandemia mondiale. A distanza di diverso tempo quello straordinario momento di preghiera è più che mai colmo, denso di significato. Immagini che rimarranno indelebili per sempre, in grado di suscitare forti emozioni, anche a diversi anni di distanza.
I social sono stati di grande aiuto in una situazione così difficile, seppur una scelta obbligata. Diverse comunità parrocchiali si sono rivolte ai mezzi digitali per mantenere i contatti e diffondere un messaggio di speranza.
Ma sicuramente non sono la soluzione migliore e definitiva, c’è un grande bisogno di presenze, di volti, di comunità. Lo stesso Pontefice aveva ricordato lo scorso aprile: “l’ideale della Chiesa è sempre con il popolo e con i Sacramenti. Sempre”.
Resteranno certamente mezzi di diffusione fondamentali per chi è anziano, malato o comunque è impossibilitato a partecipare fisicamente al rito sacro. Un surplus insomma che andrà oltre le limitazioni imposte dalla pandemia.
Per fortuna sembra che la situazione sia migliorata molto, grazie soprattutto ad una campagna vaccinale dai numeri importanti e al rispetto scrupoloso delle norme anti-Covid. Anche per i religiosi quindi è possibile intravedere una ripresa delle attività, una quasi normalità, sempre con cauto ottimismo. Don Matteo Ferro non si è mai arreso, nemmeno durante la tempesta, ed ha sempre cercato di donare speranza, anche durante un periodo così duro.
Dichiara a Stato Quotidiano che il messaggio positivo principale è sempre stato: “Chiese chiuse, ma cuori connessi, è necessario arrivare al cuore delle persone, nelle case dei fedeli anche attraverso i mass media, utilizzando i vari mezzi di comunicazione”.
Il sacerdote inoltre lancia un appello importante: “Spero che questa pandemia sia servita ad insegnarci che le cose importanti sono l’amore, le relazioni, il volerci bene. Come abbiamo visto basta niente perché tutto venga stravolto”.