Nativo di Monte Sant’Angelo e da sempre legato a questo territorio, il maestro incisore (nonché affermato pittore e scultore) risiede dal 2001 a Ravenna dopo aver vissuto in gioventù nel centro garganico e successivamente a Foggia.
Folgorato dal pittore tedesco Herbert Voss, che ebbe come maestro tra la fine degli anni ’50 e i primi anni ’60, a partire dal 1990 insegna “Incisione” presso l’Accademia delle Belle Arti del capoluogo romagnolo ma le sue “tracce” si ritrovano disseminate un po’ su tutto il territorio nazionale e non solo. Per gli anni foggiani si ricordano le esperienze dei “Laboratori Artivisive”, (il primo dei quali fondato nel 1974 in via Vincenzo Acquaviva.
Con la moglie Maria Carmela Claps, nel periodo ravennate, idea e realizza la sua “casa museo” e, più di recente, l’esperienza sperimentale intitolata “Una sera a casa dell’artista” a cura della “niart Gallery” di Ravenna. Oli su tela su compensato e MDF, acquerelli, pastelli, inchiostri. Ed ancora oli dietro vetro, pastelli ad olio, tecniche miste e sublimi incisioni. Un artista a tutto tondo impegnato da sempre nell’ostinata ricerca di soluzioni molteplici e nell’ideazioni di “stratagemmi”. Un artista “curvilineo” in cui il mediato trionfa sull’immediato; una mente obliqua come i suoi gesti, mai frontali. Accarrino va oltre l’alchimia delle tecniche d’incisione, pretende di più, anzi è molto di più. Specie in relazione all’attenzione assai complessa che dedica alla “materia dell’immagine”.
Come Prometeo, l’artista giudica prevedendo gli eventi seppur consapevole che la “tecnica” è troppo debole per avere il dominio sulla necessità. La sua debolezza non si misura sui risultati che consegue, bensì sui modi attraverso i quali li ottiene. Da qui, il totale sdoganamento dell’immagine dall’ormai logora e vecchia contrapposizione tra “astratto” e “figurativo”, tra spirito analitico ed esigenze di rappresentazione.
“Mentre lavoro con la carta sono spinto dal desiderio di cimentarmi con la tela o con il vetro, oppure sono affascinato da architetture fantastiche che invadono lo spazio e coniugano indifferentemente legno e carta, tela e legno, vetro e tela”, sottolinea l’artista nel 1988. Tale affermazione non rappresenta di certo un’evidente incoerenza quanto piuttosto un’addentrarsi nelle ragioni profonde delle immagini viste come forme imprigionate che chiedono di prendere corpo nel mondo dei sensi. Una speciale sintesi fra il provvido Prometeo e l’imprudente Epimeteo, suo fratello che apprende le cose con ritardo. Un viaggio esperienziale da compiere, un’immersione totale nel mondo della rappresentazione visiva che fa bene al cuore.
Tra mostre personali e collettive Matteo Accarrino annovera più di 80 esposizioni in 50 anni di luminosa ed ispirata carriera. Oltre che nelle più importanti città del panorama artistico nazionale, l’artista ne ha anche valicato i confini esponendo a Nizza, Il Cairo, Alessandria d’Egitto, Arnuero e Larissa.
(A cura di Antonio Gabriele – Redazione Stato)