Manfredonia – I modi per ‘non dimenticare’ sono molteplici, compreso il fatto di allargare i tempi di ciò che si vuole ricordare, non ristretti pertanto alla sola ‘Giornata di Memoria’, ma nel tempo – lungo il mese – ad esempio. Sappiamo tutti cosa accadde il 27 gennaio del 1945 ad Auschwitz, come in tanti altri campi di concentramento simili a quello. Si compivano crimini contro il popolo ebraico, in particolare, ma anche contro ogni minoranza e contro tutta l’umanità, causando la morte di tutti coloro che venivano tenuti prigionieri in questi luoghi e verso i quali si nutrivano odi, forse atavici. Ogni anno, dunque, viene celebrata in Italia, come altrove, la giornata della memoria proprio il 27 gennaio. E’ l’occasione, quindi, per parlare ancora una volta del popolo ebraico, il quale ha avuto un collegamento anche con la nostra terra e in modo particolare con la città di Manfredonia. Gli ebrei erano presenti in molte città garganiche e della Puglia ed erano presenti anche a Manfredonia sin dal XIII secolo. Le prime notizie su questa gente, tuttavia, sono esigue, per cui è difficile riproporne una ricostruzione storica dettagliata. Bisognerà aspettare il XV-XVI secolo, per iniziare ad avere informazioni più complete. Perché possiamo parlare di Manfredonia? Perché nella città sipontina, oltre ad esistere una comunità ebraica – come si diceva – veniva svolta un’attività di commercio del grano non indifferente, con un ruolo di primaria importanza ricoperto dal suo porto commerciale. Il porto, infatti, ricopre un ruolo strategico nel commerciale sin dalla fondazione della cittadina progenitrice, l’antica Siponto, nel II a.C., e dopo con la deduzione che i romani ne fecero della località considerata ancora per la sua importanza strategica. Nel 1487 alla città venne data licenza, ai giudei Masello e ai soci Dionisio de Florio e compagni, tutti discendenti di giudei diventati cristiani alla fine del XIII secolo, di esportare carichi di grano verso altri porti del regno. Molto del grano manfredoniano veniva portato a Ragusa, oggi Dubrovnik. Nel 1510 il mastro Mele di Manfredonia aveva caricato su una imbarcazione un carico di quattordici carri e ventiquattro tomoli di grano da portare nella città dalmata; sfortunatamente, però, quell’imbarcazione naufragò proprio nel porto sipontino, per cui il carico andò perduto. Andando a scavare nella storia pugliese ci si può rendere conto di come il fatto riguardasse anche altre località regionali, come Barletta, Bari, Trani, Gravina, Matera – allora facente parte della nostra regione – e Spinazzola, cittadina al confine tra Puglia e Basilicata, dove è attestata una delle prime presenze di comunità giudaiche nel commercio del grano. E questo tipo d’interesse ha riguardato le ‘dinastie’ succedutesi al governo della cittadina garganica, come gli Svevi, gli Angioini, gli Aragonesi e gli Spagnoli. Perché gli ebrei commerciavano grano? Sicuramente per l’utilità legata ai riti pasquali. I giudei, facevano uso di pane azzimo, pane cioè non lievitato, e ne consumavano per l’occasione importanti quantità, per cui in una logica di cooperazione di gruppo, i giudei pugliesi – terra nella quale il grano certamente non è mai mancato – si sentivano in dovere di aiutare le comunità ‘amiche’ più lontane.
(immagine tratta da lanostrastoria.it)