Presiede Angelo Colangione, segretario del Circolo Pd “Martiri di Utoya”. Intervengono Raffaele Piemontese, presidente consiglio comunale di Foggia, e On. Gianni Pittella, Vicepresidente vicario Parlamento Europeo
Modera Lorenzo Biondi, giornalista, “Europa”. «Caro Anders Behring Breivik, sappi che hai perso. Tu credi forse di avere vinto, uccidendo i miei amici e i miei compagni. Tu forse credi di aver distrutto il Partito Laburista e coloro che in tutto il mondo credono a una società multiculturale. Tu descrivi te stesso come un eroe, un cavaliere. Tu non sei un eroe. Ma una cosa è sicura: tu di eroi ne hai creati». Lettera aperta a Behring Breivik
di Ivar Benjamin Østebø, sedicenne scampato alla strage di Utøya.
Norvegia, 22 luglio 2011, Anders Behring Breivik scatena l’inferno. Otto morti con un’autobomba a Oslo e 69 ragazzi laburisti uccisi uno a uno nell’isola di Utøya, il ‘paradiso nordico’ da decenni sede di campeggi estivi dei socialisti di tutto il mondo. L’assassino, vestito da poliziotto, è spietato: «Venite, sono qui per proteggervi». E poi uccide. È la caccia all’uomo più efferata nell’Europa occidentale dai tempi della seconda guerra mondiale. Un’azione studiata per anni nei minimi dettagli. L’obiettivo? Distruggere il Partito Laburista alla radice. Le motivazioni? L’odio contro gli immigrati e contro la politica multiculturalista. Gli effetti? Nei media prima si avvalora a gran voce la pista islamica. Poi, quando emergono i fatti, gradualmente cala il silenzio sui giovani laburisti giustiziati per le loro idee. In Italia la strage cade presto nel dimenticatoio. ‘Il Giornale’ titola: «Quei giovani incapaci di reagire». In Italia alla Camera solo un breve dibattito: i deputati riescono nell’impresa di non pronunciare mai in aula le parole ‘socialista’ o ‘laburista’. Breivik, dichiarato sano di mente, è finora l’unico condannato. Ma quali furono i suoi contatti? Come si procurò armi ed esplosivo? C’è in Europa una rete di estrema destra nazionalista, violenta e xenofoba? Come agisce? Chi la sostiene, chi la finanzia? E gli uomini arrestati in Polonia e in Gran Bretagna ebbero contatti con il killer? In Italia il pluriomicida ha degli estimatori: il leghista Mario Borghezio definisce «in qualche caso ottime» le sue idee. Il libro si addentra nel mondo di chi vuole che gli immigrati tornino a casa loro, a qualsiasi costo.
Redazione Stato@riproduzioneriservata
Rompere ‘Il silenzio sugli innocenti’ che morirono a Utoya e Oslo
Al Circolo Foggia centro si presenta il libro di Luca Mariani
I martiri delle stragi di Utoya e Oslo sono i protagonisti del libro ‘Il silenzio sugli innocenti’ che l’autore, Luca Mariani, presenterà nella sede del Circolo Foggia centro intitolato proprio alla memoria dei giovani norvegesi uccisi nell’isola su cui era in corso il raduno organizzato dalla Lega dei Giovani Lavoratori.
L’evento è in programma martedì 16 luglio, alle ore 19.30, presso la sede del Circolo (corso Matteotti, 112) e vi parteciperanno, oltre all’autore, il vice presidente vicario del Parlamento europeo Gianni Pittella e il presidente del Consiglio comunale di Foggia Raffaele Piemontese. I loro interventi saranno introdotti da quello del segretario del Circolo Angelo Colangione e moderati da Lorenzo Biondi, giornalista del quotidiano Europa.
“Mariani ha esaminato questo atroce fatto di cronaca con l’ottica politica che deriva dalla sua professione di giornalista parlamentare per l’agenzia di stampa – afferma Colangione – Ne emerge un’analisi che mette a nudo tanto gli effetti nefasti derivati dall’aver concentrato ogni attenzione sul terrorismo di matrice islamica quanto la drammatica profondità del conflitto culturale e politico tra i valori del socialismo europeo ed i radicalismi nazionalisti di destra radicati nella crisi finanziaria globale.
Non fu per caso che Breivik scelse di fare strage dei giovani socialisti, di quanti erano lì per confrontarsi sul futuro dell’Europa avendo a mente, tra le altre, la lezione di Willy Brandt che fu giovane socialista come loro e frequentò quei luoghi.
Una matrice ‘politica’ dell’eccidio che, annota Mariani, fu cancellata rapidamente dai media – conclude Colangione – derubricato a tragedia figlia della follia di un singolo e non di un’inquietante riflusso neofascista”.
Foggia, 11 luglio 2013