Manfredonia, 10 luglio 2020. La lunga crisi iniziata nel 2007 e quella attuale dovuta a Covid 19 hanno aumentato disoccupazione, povertà e disuguaglianze economiche e sociali e, sta mettendo a rischio la stessa coesione sociale soprattutto nella nostra terra che non riesce ad arginare il declino economico, sociale e demografico in cui si trova ormai da decenni. La crisi del 2007 ha cancellato la classe media impoverendola e, ha fatto entrate nella soglia di povertà milioni di persone e famiglie soprattutto al sud e, la pandemia da Covid 19 ha aggravato ulteriormente tale situazione anche nella nostra città facendo aumentare le famiglie al di sotto della soglia di povertà.
Il viaggio di rinascita e di riscatto a questa situazione è possibile e, non va ricercato nello scoprire nuove terre ma nell’avere nuovi occhi con cui guardare il nostro futuro. I nuovi occhi con cui guardare il nostro futuro sono una nuova classe dirigente che abbia la visione del domani partendo da quello che siamo oggi e dalle risorse e riserve che disponiamo, una classe dirigente che sappia quale è il modello di sviluppo economico e sociale da costruire.
Non c’è sviluppo economico e sociale senza una classe dirigente che abbia doti di alta moralità e competenza e, che sia riconosciuta come leadership dalla pubblica opinione e per dirla con Robert Putman “la robustezza di un’economia dipende principalmente dal suo capitale sociale e dalle connessioni tra individui e reti sociali”. Lo spirito comunitario produce capitale sociale in dossi massicce e, questo spirito comunitario che dobbiamo ritrovare attraverso una nuova leadership fatta di etica e competenza.
La comunità di Manfredonia mai come oggi ha bisogno di intelligenze in grado di guidare e, che sappiano individuare le strategie utili allo sviluppo. La città ha la necessità di avere leader nel campo della politica, delle istituzioni, delle imprese, delle professioni e della formazione che sappiano fissare obiettivi, delineare strategie e formulare piani concreti di sviluppo che siano all’altezza della fiducia posta nei loro confronti. Avere fiducia significa essere convinti che chi è alla guida del bene pubblico crede in quello che dice e che la sua onestà sia dimostrata attraverso l’esempio.
La nostra terra ha bisogno di una classe dirigente che concepisca il proprio ruolo come responsabilità piuttosto che come presidio e privilegio da sfruttare a proprio favore. Una classe dirigente che sia affiancata nel suo lavoro da persone capaci, indipendenti e sicuri di sè. Una classe dirigente efficace che sappia che il suo principale compito è creare energie umane e visione, capace di focalizzarsi su un impegno comune e condiviso che dia ai cittadini il senso della comunità basato sull’impegno sociale.
Un nuovo percorso di crescita è possibile se a guidare le istituzioni pubbliche e private si designano donne e uomini che mettano al centro del proprio lavoro l’uomo e i suoi bisogni, che abbia come missione quella di attenuare le difficoltà e le sofferenze degli individui attraverso competenza, passione e umanità. Non usciremo dallo stato di crisi permanente in cui ci troviamo da sempre se come comunità non ci sentiremo rappresentati da una classe dirigente che non sia autoreferenziale e, che abbia come unica preoccupazione quella di perpetuare la propria posizione di potere e privilegio.
Continueremo a vedere sofferenze ed emarginazione se chi dovrà decidere e immaginare un futuro nuovo di crescita per tutti non è all’altezza della complessità di un mondo integrato, globalizzato e fortemente competitivo. Per dirla con Friend Nietzsche “Quando un popolo è politicamente malato, di solito ringiovanisce sè stesso e ritrova, alla fine, lo spirito che aveva lentamente perduto per riscoprire e conservare la sua potenza. La civiltà deve le sue più alte conquiste proprio alle epoche di debolezza politica”. Non c’è migliore citazione che quella di F. Nietzsche per avere consapevolezza che quando si è giunti al punto più basso, come è per la città di Manfredonia, bisogna ritrovare lo spirito che lentamente si è perduto per riscoprire e ritrovare la nostra potenza.
Dove sono andati a finire i valori, la passione civile, la fiducia negli ideali, l’etica della politica e la partecipazione dei cittadini al bene comune? La sensazione che abbiamo tutti è quella che li abbiamo persi, vi è stata nel tempo una “strage delle illusioni e uno strazio delle aspettative” che ci hanno portato verso un profondo decadimento etico e morale sfociato successivamente in quello economico e sociale.
La portata del declino della città rileva il suo volto più drammatico attraverso i dati demografici, dell’occupazione, della povertà, della ricchezza prodotta e della sua distribuzione.
La responsabilità di questo decadimento progressivo e generale è di noi tutti, poiché abbiamo assistito passivamente ad un imbarbarimento crescente dell’etica pubblica e del vivere civile senza alcuna reazione civica e, a pagare il prezzo più alto sono stati i giovani, le donne e i più deboli poiché è stata la mancanza di lavoro l’effetto più devastante. Si è persa la giovinezza della città e con essa la continuità nel progredire. Tutti abbiamo contribuito ad una mutazione culturale che ha di fatto cancellato dal lessico sociale l’etica della responsabilità individuale e collettiva.
E’ arrivato il momento che la comunità, quella migliore, si prenda cura della sua storia e della sua anima, così come i figli responsabili e riconoscenti si prendono cura dei propri genitori nel momento del bisogno.
E’ necessario ritrovare lo stato d’animo di vivere con la speranza e la certezza che si può ricominciare a progredire richiamando tutti alla responsabilità del fare. Si vince se si è consapevoli di poter fare insieme, lo stato d’animo è fondamentale per trovare soluzioni ai tanti problemi della città.
Da soli non si fa la storia, insieme si progetta e si costruisce il futuro, il primo degli strumenti è lo spirito giusto che a dirla con Calamandrei, “lo spirito è il solo a condurre la storia”.
Ciò che bisogna sentire dentro di ciascuno sono la dignità e la speranza, i valori più antichi, i più moderni. Il futuro nostro, dei nostri figli, sta in noi, in tutti noi. Oggi il primo problema siamo noi, se non ci sarà un richiamo al senso di responsabilità singolo e collettivo. I giorni a venire si presenteranno ancor più drammatici. Non viviamo tempi facili, il mondo globalizzato ha reso tutto più complicato e complesso, la competizione, il potere e il denaro non rispettano più nessun valore.
E’ l’ora dell’appello, ognuno deve contribuire con il suo bagaglio di esperienze, con le sue risorse, la sua professionalità e con lo spirito che il bene comune è l’essenza della vita e l’obbiettivo principe è che la ricchezza prodotta deve trovare casa in tutti non è più tollerabile assistere a disuguaglianze di reddito, di ricchezza e di opportunità come quelle attuali.
Nicola Di Bari sindaco subito.
If l’autore Nicola di Bari tale pezzo lo decanta pure a Zapponeta può essere che si possano ancora cercare uomini dal cuore tanto ampio e generoso da cogenerare stadi del cuore noti non solo in Italia. Infatti chi scrive ha proposto la novità di uno stadio polifunzionale a forma di cuore pure in altri stati ove non solo coi socialnetwork fanno crescere iniziative da realizzare in tempi utili e modi diletrevoli;-) By Benedetto Monaco noto come Ben Acta in arte detto Bene;-)